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Il fardello degli apolidi

- MARISA CARAMELLA

S TIZZOSO e un po' petulante, frettoloso e un po' supponente, si potrebbe definire il Salman Rushdie di questa raccolta di racconti editi da Mondadori: Est, Ovest (nella traduzione di Vincenzo Mantovani). E discontinuo. Forse perché la lunga "prigionia" ha finito non solo con l'imbrigliare la persona fisica dello scrittore ma anche con il nevrotizzarne l'immaginazione. E può darsi che l'insofferenza che sembra manifestare in queste storie per i temi da lui stesso scelti sia la stessa che palesa ormai nei confronti delle guardie del corpo da lui stesse volute. E necessarie. Come necessario, obbligato è fin dal titolo, l'itinerario della narrazione: dall'est all'ovest, dall'India all'Inghilterra, e viceversa; dagli indiani alle prese con la cultura occidentale, agli inglesi alle prese con quella orientale, senza trovar certezza, pace e dimora definitiva.

D EI SEI RACCONTI già pubblicati su diverse riviste, i primi tre hanno come sfondo l'India, gli altri l'occidente e i suoi miti più radicati ed elitari. Ammesso che Shakespeare e il suo Amleto - presi di mira in Yorick - o la scoperta dell'America - risultato delle schermaglie, amorose e non, tra Isabella di Castiglia e Cristoforo Colombo immaginate nel sesto racconto - si possano considerare spunti di elite, mentre Star Trek con i suoi klingoniani - dileggiati in Chekov e Zulu - siano da ritenersi parte della cultura di massa. Quest'ultimo racconto, insieme ad altri due, mai pubblicati prima d'ora, mette in scena personaggi di origine orientale trapiantati in occidente, senza tradire il minimo ottimismo sulla possibilità di integrazione tra i due mondi, confermando implicitamente che "oriente e occidente non si incontreranno", probabilmente, "mai".

N ATURALMENTE, a uno scrittore come Rushdie, si perdonano umoralità e impazienza, satira spesso gratuita e vezzi un po' inutili. Non solo perché si trova ormai da parecchi anni a lavorare in condizioni senza precedenti per un autore contemporaneo, ostaggio del primo ladrone col pugnale tra i denti che scelga di affacciarsi alla finestra del suo studio; ma anche perché, per quanto affaticata, la sua immaginazione viaggia tra i poli opposti di due culture - che il consolidarsi dei luoghi comuni giornalistici e televisivi hanno reso sempre più distanti invece che vicine - con estro e agilità, traducendosi in una scrittura sempre brillante il cui incanto viene solo saltuariamente spezzato da eccessi nevrotici o rilassatezze annoiate.

I più belli tra questi racconti sono - oltre che l'ultimo - i primi due, I buoni consigli sono più rari dei rubini e La radio gratis, grazie alla leggerezza, all'incantevole comicità con cui lo scrittore tratta le propaggini di occidente che si insinuano nella vivida, variegata, vitale confusione dell'India senza riuscire a soffocarla.

N EL TERZO racconto, sempre di ambientazione orientale, Il pelo della barba del profeta, un Rushdie indomito e pronto a sfidare da capo le ire dei fondamentalisti, narra - con coraggio, ironia e accanimento - guai, sfacelo e morte di una famiglia il cui capo ha la (s)ventura di imbattersi in una preziosa ampolla contenente, per l'appunto, il fatidico pelo di Maometto.

S UL CRANIO tutto occidentale di Yorick, invece, Salman Rushdie riversa nell'omonimo racconto, non il rivolo controllato dell'arcifamoso monologo, ma un fiume di improperi e veleni che sgorgano inevitabili dallo spunto originario, di pessimo gusto: la bella Ofelia è moglie del buffone di corte, e afflitta da un alito fetido; fin dalla prima zaffata, la storia è un susseguirsi incessante di trovate che si vorrebbero grottesche e dissacranti ma sono invece fastidiose come le filastrocche scatologiche dei bambini.

D'altra parte, siamo certi che la nutrita congrega dei fondamentalisti scespiriani d'occidente non perseguiterà il nostro già tartassato scrittore. Più facile che gli adoratori dei Flintstones e di Star Trek - ammesso che leggano i libri di Salman Rushdie e conoscano William Shakespeare - siano grati e orgogliosi di apprendere che i tic e i vezzi dei loro eroi ricevano, da parte di uno dei più grandi scrittori viventi di lingua inglese, un trattamento meno crudele che non il pallido e serioso principe di Danimarca.

Divertente L'armonia delle sfere, il primo dei racconti inediti, storia di uno scrittore suicida, infatuato - invece che delle piroette e del batter di tacchi che segnano la fascinazione della morte nella Spagna di Hemingway - dell'occultismo di marca occidentale nonché dello spiritualismo importato dall'oriente. Il finale post-suicidio rivelerà come gli interessi del giovane Eliot Crane, lungi dall'esser concentrati sulla ricerca di un difficile sincretismo, appartenessero a una sfera molto materiale e tutt'altro che armoniosa.

L' ULTIMO dei racconti inediti, Il cortiere, vede un portinaio di origine polacca e la bambinaia indiana di una ricca famiglia che risiede nello stabile, ricercare a loro volta comunicazione interculturale e comunione amorosa - platonica, data l'età dei due - attraverso il gioco degli scacchi: scandaloso, secondo uno dei personaggi della storia "vedere gli scacchi, fra tutti i giochi proprio gli scacchi, la grande formalizzazione della guerra, trasformati in ars amandi". Purtroppo una violenza tutta occidentale, personificata da due picchiatori vestiti come i Beatles, porrà fine emblematica al coraggioso tentativo e alla raccolta di racconti.


SALMAN RUSHDIE

.....................EST, OVEST

.....................trad. di Vincenzo Mantovani

pp. 176

.....................L. . 26.000


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