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In The Satanic Verses vi sono tre diverse linee narrative: la prima costituita dalle vite di Gibreel Farishta e Salahuddin Chamchawala (Chamcha), due indiani che vivono fra Bombay e Londra; la seconda è una lettura della storia coranica della genesi dell'Islam, narrata come sogno di Gibreel; la terza è invece la marcia dei pellegrini guidati da Ayesha, dal villaggio di Titlipur verso la Mecca, per arrivare alla quale intendono attraversare a piedi il Mar Arabico.[1] Il romanzo inizia nei cieli, quando l'aereo su cui viaggiano Gibreel e Chamcha viene fatto esplodere sopra la Manica[2] e i due, divenuti amici durante il dirottamento, precipitano sul suolo inglese. Salahuddin Chamchawala ha vissuto fin dall'adolescenza in Inghilterra, ed è di ritorno dalla capitale indiana dove si è recato per visitare il padre; è un indiano anglicizzato, ha cambiato il proprio nome in Saladin Chamcha, ha sposato la britannicissima Pamela Lovelace ed è un affermato attore radiofonico, inimitabile impersonificatore di voci. Durante il viaggio in India viene travolto dalla propria personalità indiana, e decide di fare ritorno in Inghilterra per timore di venire sopraffatto dal proprio passato. L'esplosione dell'aereo è una morte e una rinascita: Gibreel e Chamcha sopravvivono alla caduta, e dal momento in sui si rialzano incolumi sulle spiagge inglesi subiscono una serie di trasformazioni anche fisiche. A Gibreel Farishta (che in urdu significa "arcangelo Gabriele") appare sul capo un'aureola luminosa, mentre a Saladin Chamcha[3] spuntano un paio di corna, l'inizio di una metamorfosi che lo trasforma in un demoniaco caprone antropomorfico. Chamcha viene arrestato dalla polizia come immigrante clandestino, sottoposto a maltrattamenti e portato infine in una struttura di detenzione dove incontra altri immigrati metamorfosizzati in creature da incubo. Chamcha riesce a fuggire e a raggiungere la propria casa, dove nel frattempo l'amico Jumpi Joshi e la moglie sono divenuti amanti. Jumpi, pur mantenendo la relazione con la moglie dell'amico, aiuta il mostruoso Chamcha procurandogli un rifugio allo Shaandaar Cafè, un ristorante - pensione gestito da Muhammad e Hind Sufyan, immigrati bengalesi. Lo Shaandaar Cafè si trova a Brickhall, il centro del ghetto "paki", e nelle parti del romanzo ambientate in questa zona di Londra prendono parte alla narrativa vari personaggi che la abitano. Oltre a Muhammad e Hind ricoprono un ruolo importante Mishal e Anahita, le loro figlie adolescenti nate in Inghilterra, Hanif Mohammed, giovane avvocato, amante e futuro marito di Mishal, e il dottor Uhuru Simba, attivista politico afro-caraibico.
Mentre Chamcha è perseguitato dalla sfortuna (dopo aver perso la moglie perderà anche il lavoro) e assume caratteristiche sempre più demoniache, Gibreel sembra invece assistito dalla divina provvidenza. Orfano fin dall'infanzia, ha fatto una prodigiosa carriera nel cinema, fino a divenire una star di "Bollywood".[4] Gibreel è al suo primo viaggio in Inghilterra, dove intende raggiungere Allie Cone, la prima donna che ha scalato l'Himalaya e di cui si è innamorato al risveglio da una malattia che lo aveva ridotto in fin di vita e al termine della quale ha perso la fede. Gibreel mostra sintomi sempre più evidenti di malattia mentale, e nel sonno è sopraffatto da incubi in cui rivive la storia della nascita dell'Islam, seconda linea narrativa del romanzo. Mentre si aggira per le strade di Londra in stato confusionale, Gibreel viene riconosciuto dal produttore indiano "Whisky" Sisodia, che si adopera per rimettere in sesto la sua vita personale e professionale. Anche la terza linea narrativa è una proiezione della mente di Gibreel, e l'intreccio tra le tre vicende è sottolineato dalla corrispondenza dei nomi: ad esempio, Ayesha, la profetessa vestita di farfalle che su ispirazione dell'arcangelo Gabriele guida la marcia dei pellegrini verso il Mar Arabico, ha lo stesso nome della moglie preferita del profeta Maometto; Mishal è il nome non solo di una delle sorelle Sufyan ma anche della moglie di Mirza Saeed Akhtar, la principale discepola di Ayesha.
L'episodio dei versetti satanici, al centro della seconda linea narrativa, è una rielaborazione della vita di Maometto, che secondo alcuni commentatori apocrifi avrebbe ad un certo punto ammesso (e poi ritrattato) la presenza accanto al dio unico di alcune divinità minori.[5] Mahound,[6] il personaggio che nel romanzo rievoca il profeta dell'Islam, è colto nel tormento del dubbio, e rispecchia il tormento interiore del personaggio che nel romanzo sogna l'episodio, quel Gibreel che ha perso la fede.
Alla fine del romanzo Gibreel, dopo alterne vicende, si suicida, mentre Chamcha ritorna a Bombay per riappacificarsi con il padre Changez, ormai morente. I pellegrini giungono sulle rive dell'oceano e si inoltrano tra le onde. Nessun corpo viene restituito dal mare.
[1] Milan Kundera nota come le tre linee narrative vengono riprese nel romanzo secondo un ordine A-B-A-C-A-B-A-C-A, in cui le diverse parti sono di lunghezza pressochè identica, contribuendo a una notevole regolarità ritmica. Kundera traccia anche un parallelismo musicale: "in musica un ordine come questo, in cui il tema principale ritorna sistematicamente alternandosi con alcuni temi secondari, si chiama rondò" (Kundera 1994: 30-31).
[2] Anche quest'episodio, come spesso accade nei romanzi di Rushdie, prende spunto da un fatto realmente accaduto. Nel 1985 alcuni militanti Sikh fecero esplodere in volo, al largo dell'Irlanda, un Boeing 747 dell'Air-India (Goonetilleke 1998: 74).
[3] La trasformazione del tipico cognome indiano Chamchawala ("-wala" è un suffisso che indica una professione, simile all'italiano "-tore" o "-aio") in Chamcha (che in urdu letteralmente significa "cucchiaio") ha un effetto comico, evidenziato da Gibreel che distorce il nome dell'amico in "Spoono" ("spoon"="cucchiaio", -o è un suffisso con connotazioni dispregiative).
[4] Così viene chiamata l'industria cinematografica con sede a Bombay, la più grande del mondo con una produzione superiore anche a quella americana.
[5] Rushdie si riferisce a due versi del Corano che sarebbero stati dettati (come il resto del libro sacro secondo la tradizione islamica) dall'arcangelo Gabriele a Maometto: "These are the exalted birds/And their intercession is desired indeed" (The Satanic Verses 113). In seguito l'arcangelo avrebbe rivelato che questi due versi erano stati falsamente ispirati dal diavolo, ed essi sarebbero stati abrogati da quella che sarebbe diventata la Sura 50. Come nota Pipes (1990: 116), l'espressione "versi satanici" non è però conosciuta nel mondo islamico, in cui l'episodio è noto come "l'incidente degli uccelli". L'espressione "versi satanici" rimanda quindi intertestualmente alla tradizione dell'orientalismo occidentale (cfr. Said 1979).
[6] Mahound è un appellativo usato nelle fonti occidentali per riferirsi a Maometto, ed è stato identificato come uno dei nomi del demonio. Rushdie ha dichiarato che quest'uso fa parte del "process of reclaiming language from one's opponents" (Imaginary Homelands 402), in parallelo con quanto avvenuto per alcuni epiteti attribuiti a gruppi minoritari nel mondo occidentale ("nigger", "gay", ecc.). Per i credenti islamici, per cui la sola idea di rappresentare in un romanzo la vita di Maometto è inconcepibile e senza precedenti, tale sottigliezza può essere più difficile da cogliere (cfr. Goonetilleke 1998: 96-104, Ahmedi 1997 passim).