Anche House (1981), il cui scopo è quello di determinare dei criteri per la valutazione della qualità delle traduzioni, si muove in una prospettiva fondamentalmente prescrittiva. A differenza di Newmark, però, House non deriva la sua tipologia dalle funzioni linguistiche degli "originali", ma parte dall'analisi di alcuni testi tradotti. Sulla base di un raffronto tra le traduzioni e i testi originali, distingue tra due principali tipi di traduzione, "traduzione nascosta" (covert translation) e "traduzione manifesta" (overt translation). La prima è definita come "a translation which enjoys the status of an original S[ource] T[ext] in the target culture" (House 1981: 194) mentre una "traduzione manifesta" è un tipo di traduzione nella quale "the T[arget] T[ext] addressees are quite "overtly" not being addressed" (House 1981: 189). Mentre dalle "traduzioni nascoste" (ad esempio, traduzioni di testi scientifici, giornalistici, commerciali) ci si aspetterà che esse siano praticamente indistinguibili da testi prodotti originariamente in quella lingua, dai testi letterari tradotti, come dalle traduzioni di tutti i testi legati in modo specifico alla lingua e alla cultura del testo di partenza, ci si aspetterà che essi siano apertamente delle traduzioni (cfr. House 1981: 191-194). Una traduzione nascosta dovrà mantenere la stessa funzione del testo originale, mentre una traduzione manifesta non potrà essere funzionalmente equivalente all'originale.