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Strategie linguistiche 
e strategie traduttive

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Il principale obiettivo degli studi di processo, volti ad esaminare “quello che il traduttore realmente fa” (Lörscher 1991), è l’individuazione di strategie ottimali da utilizzare nella formazione di traduttori, mettendole in relazione con i concetti di strategie comunicative e strategie di apprendimento linguistico.[1]

In linguistica applicata si distingue solitamente tra strategie comunicative e strategie di apprendimento linguistico (cfr. Færch e Kasper 1987, Bialystok 1990). Le strategie traduttive sono modalità di risoluzione di un particolare tipo di problemi comunicativi, quelli appunto legati all'attività professionale dei traduttori. Se invece si considera la traduzione come attività finalizzata all'apprendimento linguistico, è chiaro che si può pensare alle strategie utilizzate nel corso di una traduzione come a un particolare tipo di strategie di apprendimento. È questo il caso di alcuni studi di processo (Lörscher 1989, 1991a, 1991b, 1993, Königs 1987, Krings 1986), che utilizzano dati ricavati da studenti di lingua. Altri studi (Séguinot 1991, Fraser 1993, 1995, Jääskeläinen e Tirkkonen-Kondit 1991, Jääskeläinen 1993) utilizzano invece come soggetti traduttori professioni o semiprofessionisti, come vengono definiti studenti avanzati di traduzione. La differenza principale nel modo di condurre gli esperimenti consiste nella specificazione o meno del compito traduttivo mediante una serie di istruzioni. Mentre agli studenti di lingua viene richiesto esclusivamente di "tradurre", nel caso di traduttori professionisti o in formazione vengono fornite specificazioni relativamente ai destinatari presunti del testo tradotto e in generale al contesto che giustifica l'attività traduttiva.[2] Uno dei risultati più interessanti che emerge da un confronto tra le due tipologie di soggetti consiste nel fatto che sembra esistere fra i traduttori professionisti la tendenza a elaborare la traduzione a partire da unità testuali di maggiore entità rispetto a traduttori meno esperti. In altre parole, le strategie traduttive messe in atto da studenti di traduzione, e in grado ancora maggiore da studenti di lingua, consistono nell'elaborazione di unità linguistiche di minime dimensioni, con una particolare importanza attribuita alle unità lessicali e prestando poca attenzione al contesto, mentre i traduttori professionisti prestano particolare attenzione allo scopo della traduzione e a problemi a livello testuale e pragmatico (Fraser 1995: 71-72).

 



[1] Lo scopo di Lörscher è quello di individuare una gamma di strategie e di determinare la frequenza con la quale tali strategie ricorrono, il tipo di problemi risolti e la capacità di risolverli con successo.

[2] I risultati presentati dai ricercatori confermano che i processi mentali che sottendono all'elaborazione di una traduzione sono estremamente dipendenti dal livello di competenza linguistica del traduttore, dalla sua conoscenza del mondo e dalla contestualizzazione dell'attività di traduzione. Chi affronta una traduzione come tecnica per sviluppare la propria competenza linguistica in una lingua straniera tende a focalizzare la propria attenzione sugli aspetti più propriamente semantici e strutturali del testo, concentrandosi su singoli elementi lessicali e sulla sintassi. Ad esempio, i soggetti utilizzati da Krings (1986) nelle fasi di comprensione e di traduzione nella maggior parte dei casi (75%) fanno ricorso ai dizionari bilingui, e soltanto marginalmente alle proprie capacità inferenziali. Per i traduttori professionisti o semi professionisti, che possono contare su un livello di competenza linguistica più sviluppato, è invece naturalmente più facile concentrarsi sugli elementi pragmatici del testo e considerare le espressioni linguistiche in funzione del contesto di arrivo. Chi si dispone a tradurre con un atteggiamento professionale e attribuisce al testo da tradurre un significato che non è scindibile dal suo contesto di produzione e di fruizione nel mondo reale (al di fuori cioè dell'esercitazione scolastica) privilegia cioè un approccio olistico al testo da tradurre.