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Applicazioni pratiche e metodologiche: conclusioni

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Sono state affrontate diverse problematiche connesse all'uso di corpora di testi elettronici, intesi sia come risorsa per il traduttore sia come strumento per lo studio descrittivo dei testi tradotti. In particolare, ci si è soffermati sull'utilizzo del Corpus Parallelo Rushdie (CPR), di cui è stata descritta la metodologia adottata per la codifica, l'allineamento e l'analisi dei dati. La fase di allineamento ha permesso di esplorare le procedure di equivalenza che caratterizzano queste traduzioni a livello linguistico e testuale (shifts lessicali, sintattici, ecc.) e  "matriciale" (espansioni, riduzioni, omissioni, ecc.). Si è inoltre fatta una distinzione tra analisi basate su dati quantitativi e analisi basate su dati qualitativi e, per quanto riguarda queste ultime, su due diversi approcci possibili, a partire dalla componente "ipotestuale" o da quella "ipertestuale" del corpus parallelo allineato.

L'interpretazione dei dati quantitativi conferma l'ipotesi che i testi tradotti presentino una varietà lessicale minore rispetto ai testi non tradotti. Tale interpretazione, sostenuta da risultati ottenuti in altre ricerche basate su corpora, conferma quanto elaborato in sede teorica. I dati qualitativi sembrano anch'essi confermare questa ipotesi, e suggeriscono inoltre che i testi tradotti siano caratterizzati da usi linguistici marcati rispetto a una norma rappresentata da testi non tradotti. Rispetto al cambiamento linguistico, una traduzione ha in parte una funzione di conservazione, con la tendenza a ricorrere a un "repertorio" esistente nella lingua di arrivo, a semplificare il lessico, a "normalizzare" attraverso il ricorso a conformazioni linguistiche e "citazioni" riconoscibili dal lettore di arrivo, dall'altra ha una funzione di innovazione, introducendo elementi nuovi, dovuti a "interferenza" della lingua di origine, intenzionale o meno, oppure rinforza fenomeni marginali della lingua di origine.

In un corpus come il CPR le metodologie di analisi descritte possono essere inoltre utilizzate non solo per lo studio delle caratteristiche delle traduzioni, ma anche per verificare in che misura l'apporto individuale dei diversi traduttori si manifesti attraverso una regolarità di scelte a livello stilistico. Il traduttore media fra il testo originale e (la sua interpretazione di) le intenzioni dell'autore e il contesto di arrivo, rapportandosi a delle norme di aspettativa e creando delle equivalenze che possono assumere il tratto di regolarità di comportamenti (cfr. norme e convenzioni traduttive) Tali regolarità influiscono a loro volta sulle norme di aspettativa riguardanti un determinato prodotto testuale. 

Lo studio descrittivo delle traduzioni attraverso i corpora deve comunque essere integrato da un'analisi del contesto di produzione e ricezione delle traduzioni stesse, in quanto solo in questo modo diventa possibile rapportare delle osservazioni descrittive riguardanti regolarità testuali e linguistiche alle strategie globali che guidano i traduttori durante la loro attività professionale. Le strategie del traduttore sono cioè le scelte (consapevoli o meno) che il traduttore compie tra diverse equivalenze disponibili, adeguandosi o meno alle norme statisticamente prevalenti, mediando responsabilmente tra i due poli rappresentati dalla scelta iniziale[1] fra costrizioni del testo di partenza e costrizioni del testo di arrivo. Le strategie sono l'utilizzo ad uno scopo di procedure di sostituzione testuale, che si rapportano alle norme linguistiche (di relazione e di prodotto) e alle norme etiche e sociali che regolano la professione del traduttore.

 

 



[1] A questo proposito Toury (1995) parla di "norme iniziali" a cui il traduttore si assoggetta, mentre Venuti (1995) pone l'accento sui traduttori e le loro scelte e parla di scelta iniziale tra le due strategie di "domesticazione" (domesticating strategy) e di "stranierizzazione" (foreignizing strategy).