Una panoramica sugli strumenti di traduzione assistita disponibili come software libero

1.3 I requisiti del localizzatore

Non è facile tracciare un profilo del localizzatore né tanto meno isolare le competenze necessarie a svolgere tale ruolo. La figura del localizzatore, che tanto ha in comune con quella così multiforme del traduttore, appare sfuggente: delineare le conoscenze e le capacità necessarie per operare in ambiti potenzialmente molto diversi fra loro, con materiali di natura diversa e che trattano degli argomenti più disparati, rischia di tradursi — per l'appunto — in affermazioni banali o nel peggiore dei casi contraddittorie.

Una delle trattazioni più autorevoli in materia resta il più volte citato [Esselink, 2000, pp. 9, 10], secondo il quale coloro che intendono entrare a far parte dell'industria della localizzazione devono soddisfare i seguenti requisiti minimi:

  • competenza della lingua d'arrivo (livello madrelingua);
  • conoscenza approfondita dei calcolatori;
  • esperienza nell'utilizzo di strumenti CAT (es. TM);
  • conoscenza del domino (ad esempio competenza in ambito medico o finanziario);
  • professionalità nel rispetto delle scadenze, attitudine alla pianificazione e attenzione alla qualità del proprio lavoro;
  • conoscenza di base dei meccanismi di gestione della terminologia.

Tuttavia, come il lettore noterà senza dubbio, la conoscenza delle lingue straniere spicca per la sua assenza in questa lista, dal che si potrebbe dedurre che una formazione linguistica o umanistica nell'opinione dell'autore è al più irrilevante, quando non rappresenta addirittura un intralcio.

Esselink lamenta altresì l'esiguità di corsi di formazione in grado di fornire agli aspiranti localizzatori una preparazione ‘adeguata’, quando è però oggettivamente molto difficile trovare un curriculum di studi che comprenda allo stesso tempo tutte le materie sopraelencate.

Una prospettiva non dissimile è ripresa in [Di Franco, 2003, s.p.], dove viene riportato un elenco delle conoscenze e delle abilità necessarie per cimentarsi nella localizzazione

Fra queste sono da evidenziare in particolare la conoscenza approfondita dell'HTML, dell'XML e, in generale, dei linguaggi di markup, dei problemi relativi alle codifiche caratteri e, ovviamente, degli strumenti di traduzione assistita attraverso il computer. La competenza nella lingua di partenza e di arrivo è, nella migliore ipotesi, data interamente per scontata (o, nella peggiore, non considerata affatto rilevante anche in questo caso).

L'autrice pone anche l'accento, oltre che su costosi corsi di formazione e strumenti software altrettanto onerosi di utilità quantomeno discutibile, e immancabilmente sulla conoscenza approfondita del ‘dominio’ di traduzione.

Quest'ultimo aspetto però, tutt'altro che trascurabile, varia considerevolmente in base al cliente e al materiale da tradurre nella localizzazione tanto quanto nel campo della traduzione tecnico-scientifica e quindi ancora una volta diventa difficile giungere a delle conclusioni concrete.

Nell'ambito del software libero, di cui ci si occuperà nel capitolo successivo, la definizione dei requisiti del localizzatore cessa di essere un problema perché in un simile contesto la competenza (ciò che ‘si sa fare’) acquista un ruolo predominante rispetto alla pura conoscenza (ciò che ‘si sa’ o si pretende di sapere) e il contributo volontario individuale va a sostituire l'investitura dall'alto: aspetti racchiusi nel concetto di do-ocracy che molte comunità legate al mondo dell'open-source pongono a loro fondamento.

Tutti i principali gruppi di localizzazione italiani, come il Translation Project (http://tp.linux.it), il PLUTO-Italian Linux Documentation Project (http://www.pluto.it/ildp), la squadra di localizzazione di KDE (http://kde.gulp.linux.it) o le comunità che ruotano attorno a LibreOffice-OpenOffice.org e alle più diffuse distribuzioni GNU/Linux mettono a disposizione una gran quantità di guide di stile, glossari, veri e propri manuali relativi al tipo e al modo di utilizzo degli strumenti e informazioni utili anche sulle pratiche di localizzazione per chi intende contribuire al progetto indipendentemente dal proprio retroterra formativo, extra-accademico o lavorativo.

Anche alla luce del fatto che è quasi impossibile trovare una sola persona che sia in possesso di tutti i requisiti elencati da Esselink, la creazione di una comunità formata da individui dai percorsi formativi più disparati si rivela un potenziale punto di forza perché la condivisione delle conoscenze va a tutto vantaggio della qualità del lavoro.

 

©inTRAlinea & Diego Beraldin (2013).
Una panoramica sugli strumenti di traduzione assistita
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, inTRAlinea Monographs
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Permalink: http://www.intralinea.org/monographs/beraldin/

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