Come i riferimenti mitologici, anche le allusioni letterarie sono presenti in grande quantità nel romanzo, alcune in forma di citazione esplicita, altre più nascoste, altre ancora diffuse nella narrazione.
In primo luogo la Commedia di Dante Alighieri: la struttura tripartita del romanzo rieccheggia le tre cantiche della Commedia così come il nome del compagno di viaggio di Flapping Eagle, Virgil Jones, è un chiaro riferimento alla guida dantesca. Nella prima parte del romanzo Flapping Eagle intraprende l'ascesa della montagna, che presto si trasforma in una discesa infernale nel proprio mondo interiore, la "Inner Dimension". L'allusione all'inferno è rafforzata dalla descrizione che Virgil Jones fa a Flapping Eagle di questo mondo interiore: similmente all’Inferno dantesco la "Inner Dimension" è rappresentata come una serie di cerchi concentrici.[1] Secondo Cundy (1997: 17) "Cantos V to VIII of Hell correspond almost exactly to the movements of Flapping Eagle and Virgil Jones in two chapters of Grimus". Durante il viaggio nella Dimensione Interna, i due personaggi inforcano delle biciclette e percorrono una galleria che li porta alla riva di un fiume. Da qui scorgono un lago, al cui centro sta un alto edificio di pietra circolare. Flapping Eagle arriva alla torre a bordo di una barca e, dopo l'incontro con la dea Axona, riprende coscienza. Nel Canto V dell'Inferno Dante e Virgilio trovano l'ingresso all'inferno nella selva del purgatorio e attraversano il fiume Acheronte. Nel Canto VII arrivano in vista di una torre nella palude stigia e nel Canto VIII una barca viene a raccoglierli. Come il Purgatorio anche Calf Mountain è una montagna che sorge in mezzo al mare, sulla cui cima è situato il Paradiso / Grimushome (Brennan 1989: 74).[2] Come osserva Goonetilleke (1998: 12), la Rosa di Pietra, fonte del potere di Grimus che deve essere spezzata per distruggere il suo dominio sull'isola e sugli abitanti di K è identificale, principalmente, come un riferimento alla Rosa Mistica; inoltre, durante l’ascesa alla cima della montagna (la terza parte del romanzo), Flapping Eagle è accompagnato non più da Virgil ma da una donna, Media: il parallelo è con il Paradiso e Beatrice.
Secondo
Brennan,
Grimus deliberately mixes contemporary
authors, historical personages and legendary beings in a kind of international
compendium of myth. Side by side are references to Kafka’s Joseph K,. Sindbad’s
Roc, the Old Man and the Sea, the Ancient Mariner, Odysseus, the Phoenix,
Chanakya […], Jonah, Oedipus and Jocasta, Napoleon, Chekhov and theValkirye.
The plot outline is taken from Dante, but the mood and situations of the
novel’s core are based closely on Kafka’s The
Castle. And the final effect of the book is a bringing-together of Eliot’s
sublime pessimism in Four Quartets
(which he quotes in an epigraph, an through which he filters Dante) and the
stance of complacent philosophical scepticism associated with one of the few
well-known Persian poems in English, the Rubaiyat
(which he quotes from as well).[3]
(Brennan 1989: 74)
In realtà, non è necessario pensare a Dante (mediato attraverso Eliot) come alla fonte diretta dei "movimenti narrativi" citati precedentemente, anche se i riferimenti alla Commedia sono sicuramente presenti. Come afferma Saccone (1999b: 371), infatti, secondo alcuni commentatori, la visione di Dante dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso deriverebbe direttamente dal Corano forse attraverso la conoscenza degli scritti di Avicenna di cui Dante aveva letto le traduzioni in latino (Saccone 1999b: 408). Inoltre, l'accostamento tra l'opera di Dante e il Mantiq Ut-Tayr di Attar di Nishapur è parso inevitabile a molti commentatori "in virtù di alcune evidenti analogie strutturali: come nella Commedia, il viaggio ha inizio nel folto di una selva ove tutti gli uccelli del mondo si sono dati convegno; come Dante, essi scelgono una guida, l'Upupa, la cui sofisticata arte dialettica e il cui illuminato consiglio non possono non richiamare alla mente la familiare figura di Virgilio; come nella Commedia, infine, gli uccelli viaggiano attraverso spazi ultramondani, per le tenebre di un aldilà in cui metafisica e interiorità tendono a coincidere, in cui l'oltremondo sembra tipificare gli abissi inesplorati dell'anima" (Saccone 1999b: 409).
Rintracciare tutte le allusioni presenti in Grimus è certamente molto difficile, se non impossibile, anche per la difficoltà di stabilire sempre e in ogni caso quando una frase, un sintagma, un gioco di parole sia rapportabile a una fonte precisa e identificabile. È inoltre estremamente difficile determinare quanto una determinata allusione o riferimento letterario faccia parte delle intenzioni dell’autore o dell’interpretazione della critica. Tra le relazioni ipotizzate ci sono, ad esempio, quelle con opere di Angela Carter e Jeorge Borges, Doris Lessing e Gabriel Garcia Marquez, Franz Kafka e Lewis Carrol.[4] Si tratta indubbiamente, in molti casi, di autori riconosciuti dallo stesso Rushdie come importanti influenze nella propria opera;[5] molti dei riferimenti letterari ravvisati dalla critica rientrano rientrano però, a mio avviso, nella sfera dei criteri interpretativi soggettivi in quanto mancano nel testo di Grimus dei precisi riferimenti che rimandino inequivocabilmente ad essi. Non sempre, quindi, l’intertesto di Grimus è basato sul riscontri identificabili in citazioni esplicite e verificabili, ma rientra nelle competenze dei singoli lettori (o dei traduttori, cfr. il ruolo del traduttore)
Già nel paratesto sono presenti degli elementi che possono fornire una prima chiave di lettura dell’opera. Innanzitutto i riferimenti intertestuali agli autori citati nelle epigrafi poste in apertura del romanzo. Si tratta di T. S. Eliot, Farid Ud-din 'Attar, Ted Hughes e Ignatius Q. Gribb. La citazione da T. S. Eliot, ripresa in parte poi anche nel testo (Grimus 52), proviene da Burnt Norton, brano che apre Four Quartets. È interessante notare come non solo la citazione rimandi alla "Dimension Fever" sperimentata dal protagonista del romanzo, ovvero a quella consapevolezza di un tipo di realtà interiore che “human kind cannot bear very much” (Goonetilleke 1998: 9), ma come la tematica delle dimensioni parallele trovi riscontro, direttamente attraverso i titoli delle due prime parti del romanzo ("Times Present" e "Times Past"), nel poema di Eliot: la prima stanza di Burnt Norton recita infatti:
Time present and time past
Are both perhaps present in time future,
and time future contained in time past.
If all time is eternally present
All time is unredeemable[6]
Tutto il romanzo può essere visto come un'interpretazione letterale del concetto di Eliot secondo cui il passato e il futuro sono contenuti nel presente. La vicenda di Flapping Eagle inizia in un prossimo futuro in cui la città chiamata Phoenix “had risen from the ashes of a great fire which had completely destroyed the earlier and much larger city also called Phoenix” (Grimus 24) e prima di approdare a Calf Island il protagonista compie un viaggio di 700 anni, presumibilmente nel passato.[7]
La seconda citazione rimanda al Verbo degli uccelli di Attar, ma,
precisa Rushdie, a una specifica traduzione di essa, quella effettuata dal noto
orientalista britannico Edward Fitzgerald (1809-1883). Il nome di Fitgerald
ricomparirà in Shame, come
traduttore/autore di Rubàiyàt.[8]
In una parentesi della narrazione, Rushdie commenta la posizione del poeta
persiano Omar Khayyam, omonimo del personaggio principale del romanzo. Khayyam,
sostiene Rushdie, non è mai stato popolare in Persia, ed è conosciuto in
Occidente per la traduzione che delle sue quartine è stata fatta da Fitzgerald,
“… a translation that is really a complete reworking of his verses, in many
cases very different from the spirit (to say nothing of the content) of the
original."[9] Prosegue
Rushdie: “It is generally believed that something is always lost in
translation; I cling to the notion - and use, in evidence, the success of
Fitzgerald-Khayyam - that something can also be gained” (Shame: 29).
La terza citazione è tratta da Crow, opera poetica di Ted Hughes, di cui nell’aprile 1975 ha assistito a una lettura nell’ambito del Cambridge Poetry Festival che lo ha fortemente colpito. Con Hughes, descritto come "clever, strong minded and outspoken" (Skea 1998 online) ha in comune interessi come "magic, mythology, world religions, language and music". Per Hughes la poesia ha a che fare con il mondo dell'immaginazione: "He calls it "a journey into the inner universe", and "an exploration of the genuine self" (Skea 1998 online). Le sue descrizioni dei mondi poetici ricordano le Inner Dimensions in cui si gioca la partita tra Flapping Eagle e il Gorf. Per Hughes, infatti, la funzione della poesia è quella di
unlock the doors of those many mansions
inside the head and express something - perhaps not much, just something - of
the crush of information that presses in on us....Something of the deep
complexity that makes us precisely the way we are....Something of the inaudible
music that moves us along in our bodies from moment to moment like water in a
river...." (Hughes 1969: 124).[10]
Con il futuro poeta laureato Rushdie condivide il gusto per la manipolazione del linguaggio che fornisce il potere di forgiare nuovi significati a partire da elementi dati.
Edward Fitzgerald, Ted Hughes e T.S. Eliot, autori di tre delle epigrafi poste da Rushdie in apertura del testo, sono spesso citati come esempio di scrittori il cui lavoro contribuisce a gettare dei dubbi sulla possibilità di adottare una netta distinzione tra originali e traduzioni. Boase-Beier e Holman (1999) nell’arco di poche righe citano Fitzgerand, le cui traduzioni delle Rubayyat di Khayyàm sono spesso considerate come “originali” di Fitzgerald (e anche il fatto che Farid Ud-Din ‘Attar venga citato da Rushdie nella traduzione di Fitzgerald va in questo senso); di Hughes si citano i Tales from Ovid, una traduzione dalle Metamorphoses dell’autore latino. Si tratta di una “traduzione libera” o di “libero adattamento”, che ha vinto il premio letterario Whitbread Award, “not normally given for translations” (Boase-Beier e Holman 1999: 3). Nell’introduzione alla sua opera, Hughes fa notare come sia Chaucer che Shakespeare abbiano liberamente attinto da Ovidio, traducendo e adattando storie e miti che già erano stati trasformati e adattati da Ovidio; nonostante ciò, affermano Boase-Beier e Holman, “we tend to view Hughes’ version of Ovid’s Pyramus and Thisbe as a translation, but not Shakespeare’s in A Midsummer Night’s Dream (1999: 3). Di Eliot viene invece citato il commento fatto da Barnstone (1993: 95) che parla di The Waste Land (1971) come di “Eliot’s contemporary salad”, composta da “every element of translation”. Sembra significativo che queste citazioni siano tratte da autori fortemente caratterizzati come “riarrangiatori di storie”.
La quarta citazione, infine, è tratta da “The All-Purpose Quotable Philosophy” di Ignatius Q. Gribb. Si tratta di un autore sconosciuto a chiunque debba ancora leggere il romanzo, o non abbia frequentato la public school di Rugby assieme a Rushdie. Pare infatti che il nome del professore e filosofo di Calf Island sia da far risalire ai primi anni dell’educazione scolastica britannica di Rushdie, in cui I. Q. Gribb[11] era comparso come autore di citazioni spurie in alcuni saggi presentati dall’alunno di origine indiana durante il corso di teologia (Goonetilleke 1998: 3). L’epigrafe ha una funzione autoreferenziale e parodica, e rimanda da una parte alla formazione scolastica adolescenziale di Rushdie e dall’altra a quello che si scoprirà essere un personaggio del romanzo. Ignatius Q. Gribb è, fin dal nome, una presa in giro del cattedratico citazionista britannico. In lui coesistono un gioco di parole sulle iniziali, I. Q. cioè quoziente intellettivo, e due nomi fortemente allusivi: Ignatius, “named for the darknighted saint” (Grimus 171), cioè Sant’Ignazio di Loyola fondatore dei Gesuiti, e Quasimodo, nome che prefigura quella componente di deformità fisica che sarà più pienamente sviluppata nei romanzi successivi. Il libro da cui è tratta la citazione si chiama “The All-Purpose Quotable Philosophy”, e prelude al fatto che elemento centrale del romanzo è il Gioco dell’Ordinamento, l’anagramma e il citazionismo come rielaborazione del luogo comune, lo stravolgimento parodico della lingua e della “cultura alta”.
Per concludere, l’indice del romanzo presenta una struttura che oltre a riflettere quella della Commedia dantesca, anticipa l’attenzione per la numerologia che verrà manifestato ulteriormente nel corso del romanzo: Grimus è composto di tre parti, le prime due con un numero di parole pressappoco equivalenti, mentre la terza parte è di circa la metà. I capitoli sono 55, numerati e affiancati da un titolo, 30 nella prima parte, 33 nella seconda e due nella terza. Il cinquantaquattresimo capitolo si intitola “Fifty-Four”, numero che corrisponde agli anni di Grimus, e 54 in cifre romane si scrive LIV, come il nome della moglie di Virgil Jones.
Tutti gli elementi che caratterizzano il romanzo sono già
presenti prima di iniziare la lettura del testo vero e proprio, dalle allusioni
filosofiche e letterarie “serie” a quelle parodiche e autoreferenziali, Oriente
e Occidente, mitologia, influssi mistici ed esoterici.
[1] “Try and imagine the topography of
this Dimension, since it seems to be topographic. It's a series of concentric
circles” (Grimus 83).
[2] D'altra parte la montagna di Qâf del Verbo degli uccelli, che dà il nome all'isola del romanzo, ha una corrispondenza anche nella visualizzazione coranica della montagna del Purgatorio con sulla cima il Paradiso.
[3] La citazione dalle Rubaiyat non è identificata, e non è chiaro se Brennan si riferisca invece alla citazione da Fitzgerald, traduttore oltre che del poema di 'Attar delle quartine di Omar Khayyam.
[4] L’elenco non finisce naturalmente qui: tra gli altri vengono ricordati Rasselas di Samuel Johnson (Cundy 1996: 12), Rosencratz and Guildenstern di Tom Stoppard (Parameswaran 1994: 38) e The Lord of the Rings di J. R. R. Tolkien. Si tratta di una lista potenzialmente infinita, che probabilmente riflette l’intertesto dei critici/lettori almeno quanto quello a cui allude l’autore.
[5] Cfr. ad esempio Imaginary Homelands, 185-370.
[6] T. S. Eliot, Quattro quartetti. Edizione italiana con testo a fronte. Traduzione di Filippo Donini. Milano: Garzanti 1959: 4.
[7] Dal momento della nascita di Flapping Eagle (la cui età è ferma a 34 anni, 3 mesi e 4 giorni, “nel mezzo del cammin di nostra vita”) a quello in cui il protagonista del romanzo arriva a Calf Island trascorrono 777 anni, 7 mesi e 7 giorni. Il riferimento è evidentemente all’Ebreo Errante (cfr. Parameswaran 1994: 39), mentre il fatto che a Flapping Eagle venga attribuita la professione di marinaio ricorda la sua controparte marittima, l’Olandese Volante (cfr. Johansen 1994: 29).
[8]
In Italia le quartine di Omar Khayyàm sono presentate nel “libero
adattamentamento di Edward Fitzgerald”, con testo inglese a fronte. Cfr. Omar
Khayyàm, Rubàiyàt, 1993. Vimarcate:
Meravigli.
[9] In una lettera inviata nel 1857 a
E. B. Cowell, suo amico ed editore, Fitzgerald dichiara: “It is an amusement
for me to take what liberties I like with these Persians, who (as I think) are
not Poets enough to frighten one from such excursions, and who really do want a
little Art to shape them” (cfr. Lefevere 1992: 80).
[10] Citato in Skea (1998 online).
[11] Il cognome è forse da mettere in
relazione all’omofono grebe, “The
name for the diving birds of the genus Podiceps or family Podicipedidæ,
characterized by a short body, flattened and lobed feet set far behind, and the
almost entire absence of tail.” Cfr. Oxford
English Dictionary.