vai alla sezione precedente

Le citazioni

Vai alla sezione successiva

Il primo problema posto dalla traduzione delle citazioni consiste nel riconoscere la loro presenza nel testo da cui si traduce. Una volta che una citazione è stata identificata e l’allusione interpretata, diverse sono, come si è visto, le scelte che si presentano al traduttore: una prima possibilità consiste nell’esplicitare tale interpretazione attraverso delle note a piè di pagina o attraverso delle glosse inserite nel testo; una seconda possibilità prevede invece un “cambiamento minimo”, sia esso una traduzione letterale o l’utilizzo di una traduzione esistente. Un nome proprio può, ad esempio, essere adattato alle convenzioni ortografiche della lingua di arrivo, mentre una citazione può essere riportata nella sua forma canonica, se disponibile. L’esistenza di precedenti citazioni non è naturalmente garanzia sufficiente per ipotizzare né che un riferimento culturale sia condiviso dai lettori del testo di origine e da quelli della traduzione, né che una citazione abbia la medesima funzione allusiva per un ipotetico lettore ideale nelle due culture. Un riferimeno biblico è probabilmente più comprensibile a un lettore di cultura anglosassone e di religione protestante che a un lettore italiano di cultura cattolica.[1] Una terza soluzione prevede la sostituzione della citazione del testo di origine con una citazione selezionata all’interno del repertorio linguistico della cultura di arrivo: una traduzione che non sia una traduzione letterale ma che il traduttore ritiene svolgere una funzione “equivalente” all’interno del testo tradotto. Si può infine creare un testo bilingue, riproducendo le citazioni nella lingua del testo di partenza senza alcun apparato esplicativo, oppure il traduttore può inserire delle informazioni che contestualizzano la citazione senza esplicitare il proprio intervento autoriale, oppure ancora omettere le citazioni. A un’omissione può inoltre seguire, in un punto successivo del testo, l’introduzione di una citazione in un punto successivo, senza che essa sia direttamente motivata dalla presenza di una citazione nel segmento corrispondente nel testo di partenza.

Ciascuna di queste soluzioni può essere legittima: essa risponde a determinate scelte strategiche sia per quanto riguarda le strategie di traduzione globali che quelle a carattere locale, e comporta la creazione di testi con caratteristiche diverse.

Un’analisi comparata del testo inglese di Grimus e della sua traduzione italiana mette in luce come le soluzioni prescelte di volta in volta di fronte a citazioni e giochi di parole non siano tra loro apparentemente uniformi, esemplificando diverse fra le tecniche sopra elencate. Nella discussione che segue si cercherà di argomentare le decisioni che a livello locale hanno portato a privilegiare una determinata scelta a scapito di un’altra, indicando come tali strategie locali abbiano tenuto conto da un lato delle restrizioni imposte dai particolari contesti e dall’altra delle scelte globali. Si è già detto come si sia evitato il ricorso a note esplicative all’interno del corpo del testo del romanzo, rimandando da un lato, per il testo editoriale, a una postfazione del traduttore, dall’altro, per l’ipertesto elettronico, all’apparato critico presentato in forma ipertestuale.

Questa scelta si contrappone a quanto avvenuto per la maggior parte delle opere precedenti di Rushdie, dove le note dei traduttori sono presenti numerose. Le note manifestano l’interpretazione che il traduttore dà di segmenti testuali, quali citazioni e giochi di parole che nel testo originale rimaneva implicita, in quanto prevedeva un’interpretazione da parte del lettore in riferimento al proprio carattere idiomatico. Da un lato, come si è detto, il gioco di parole costituisce infatti “the self-reference of a language to its own idiom” (Davis 1997: 38), in quanto “in order to function, a sign must already be situated in a code or linguistic system” (Davis 1997: 37), dall’altro le citazioni allusive rimandano spesso a un repertorio linguistico comune solamente a (una parte delle) persone che parlano la lingua in cui è scritto il testo di partenza. Per “idiomaticità” di una lingua si intende cioè la sua autoreferenzialità nei confronti di una deteminata cultura, il fatto che un determinato repertorio linguistico è condiviso da gruppi di persone identificati da appartenenze geografiche o sociali che non necessariamente coincidono con la totalità di persone che parlano quella lingua.

Attraverso le note il traduttore rende manifesta la propria presenza attribuendosi esplicitamente il ruolo di mediatore culturale, e fornendo quelle informazioni che permettono al lettore estraneo alla lingua e alla cultura del testo di origine di colmare i vuoti di conoscenza che renderebbero oscuro il significato di un’allusione o incomprensibile un gioco di parole basato sull’ambiguità semantica di una parola. Le note rendono visibile il traduttore, ma lo situano, anche graficamente, al di fuori del testo, spezzando al tempo stesso la continuità narrativa. La scelta da me effettuata risponde al desiderio di operare una distinzione più netta tra testo narrativo e “edizione critica”, riservando questa seconda dimensione per l’ipertesto elettronico, e ricorrendo in presenza di citazione e giochi di parole a soluzioni traduttive che apparentemente rendono più “invisibile” la presenza del traduttore, ma che a una lettura di “secondo livello”[2] rendono evidente il carattere “interventista” delle scelte operate e l’intervento “autoriale” del traduttore.

Grimus è disseminato di citazioni in forma più o meno esplicita e letterale, da opere di autori come Shakespeare,[3] Kipling,[4] Coleridge,[5] Keats[6] e Carroll,[7] oltre al già citato Eliot.

Due dei personaggi in particolare, Virgilio Jones e I. Q. Gribb, introducono nei loro discorsi numerose citazioni da testi appartenenti al canone letterario anglosassone. Ad esempio, I. Q. Gribb, parlando ad Aquila Migrante di Virgilio, descrive quest’ultimo come un folle visionario, e in riferimento alle spiegazioni che Virgilio Jones aveva in precedenza offerto ad Aquila Migrante riguardo alll’isola e a Grimus dice che si tratta di parole al vento, “sound and fury, signifying nothing”. La frase è tratta dal Macbeth, dove l’omonimo personaggio pronuncia la frase “A tale told by an idiot, full of sound and fury, signifying nothing”, ed è entrata a far parte della cultura linguistica anglosassone come frase proverbiale. In particolare, si pensi alla posizione di rilievo che ha assunto, in forma ellittica, diventando il titolo di un romanzo di William Faulkner, The sound and the fury. Rushdie stesso la riutilizza in due romanzi successivi a Grimus, in Midnight’s Children e in The Moor's Last Sigh. È interessante a questo proposito vedere in che modo la frase è stata tradotta in questi due casi:

 

No longer 'big brother Saleem', I listened helplessly while they tore me apart; because, despite all their sound-and-fury, I could not unblock what I had sealed away; I could not bring myself to tell them Mary's secret. (Midnight’s Children) Non più "fratello maggiore Saleem", ascoltavo impotente mentre mi dilaniavano; perché, nonostante tutto il loro strepito-e-furore, non ero in grado di sbloccare ciò che avevo sigillato; non potevo decidermi a confidar loro il segreto di Mary. (tr. Ettore Capriolo)
A Moor's tale, complete with sound and fury. (The Moor's Last Sigh ) La storia del Moro, completa di urla e di furore.(tr. Vincenzo Mantovani)

 

Ne I figli della mezzanotte, la costruzione “strepito-e-furore” rimanda, probabilmente, alla traduzione del Macbeth ad opera di Goffredo Raponi (1979): “È un racconto narrato da un idiota, / pieno di grida, strepiti, furori, / del tutto privi di significato!”. Ne L’ultimo sospiro del Moro, invece, si può cogliere un richiamo al titolo del romanzo americano (L’urlo e il furore, tradotto non a caso dallo stesso Mantovani per la casa editrice Mondadori nel 1987). In Grimus, si è scelto di fare riferimento alla traduzione shakespeariana. Nonostante, infatti, sia ipotizzabile che per il pubblico italiano il rimando al titolo del romanzo di Faulkner possa essere più familiare di quello alla tragedia shakespeariana, le parole di Ignazio Gribb appaiono come una diretta citazione di quest’ultima, in consonanza con la caratterizzazione del personaggio.

Una seconda citazione shakespeariana proviene dal Giulio Cesare:

 

C'è una marea nelle cose degli uomini che, colta al flusso, mena alla fortuna. (Raponi (tr.) 1981) V'è una marea nelle questioni umane, valendosi della quale si giunge alla fortuna. (Rusconi (tr.) 1960)

 

Si è preferito adottare/adattare la traduzione di Raponi in quanto, per la scelta del lessico e della sintassi, appare più “poetica”. Questo, unito al fatto che la citazione è evidenziata tipograficamente ed è seguita dall'espressione “Dear Brutus/Caro Bruto” contribuisce a identificarla maggiormente come frammento da un testo “classico”. È ipotizzabile che un lettore di cultura anglosassone che legge il testo inglese riconosca più facilmente la fonte da cui la citazione è tratta; nel testo italiano il piacere del riconoscimento di una frase fortemente connotata come appartenente al bagaglio culturale “classico” viene sostituita dal piacere del riconoscimento di una citazione in quanto tale, la cui fonte è però ipotizzabile e corroborata da indizi testuali.

Dalla Bibbia viene invece una citazione modificata: “Greater love hath no friend” (Grimus 218), che allude al Vangelo secondo Giovanni, 15-13: “Greater love hath no man than this, that a man lay down his life for his friends”. Anche in questo caso è pensabile che mentre per un pubblico anglosassone la semplice menzione del sintagma “greater love” possa richiamare al valore dell’amicizia (cfr. anche Greater Love, nota composizione del poeta inglese Wilfred Owen), attraverso l’allusione a un ben conosciuto brano della versione autorizzata della Bibbia (King James' Version), la corrispondente frase nella traduzione italiana del vangelo “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” è probabilmente meno familiare ai lettori italiani, di religione cattolica e in possesso generalmente di un grado minore di conoscenza del testo sacro. A questo si aggiunga che a differenza della traduzione inglese, testo di riferimento per l'intera comunità protestante anglofona, numerose sono le traduzioni della Bibbia o semplicemente del Vangelo in italiano. La traduzione italiana in GrimusNon c'è per un amico amore più grande” è il risultato di un cambiamento minimo attraverso il quale si perde il valore idiomatico della citazione e la riconduce al suo significato denotativo.

Diverso è il discorso per quanto riguarda le citazioni dal Corano. Rushdie cita la traduzione inglese del Corano ad opera di N. J. Dawood (Penguin 1956),[8] che non ha però lo stesso status della versione autorizzata della Bibbia. Il Corano è ritenuto nell'Islam la trascrizione "verbatim" delle parole dettate dall'Arcangelo Gabriele a Maometto, e le sue traduzioni interlinguistiche sono considerate come "un commento del testo arabo (spesso pubblicato a fronte della traduzione)" di cui viene dichiarato "che si tratta di una traduzione del senso …, una traduzione più concettuale che letteraria" (Peirone 1984: 16, enfasi nell'originale). La traduzione della citazione "Quale dei doni del tuo signore vorresti negare?"[9] ("Which of your Lord's blessings would you deny?", Grimus 233) differisce sia dalla traduzione de I figli della mezzanotte ("Quale delle benedizioni del tuo Signore tu respingeresti?") che da quella de La vergogna ("Quale dei doni del tuo Signore … vorresti rifiutare?"). Venendo meno la possibilità di citazione da una fonte univoca tanto in inglese quanto in italiano (l'unica citabile sarebbe il testo arabo) le traduzioni sono regolate unicamente da restrizioni contestuali. Nel caso di Grimus il verbo deny, a cui in italiano può corrispondere uno di un ampio gruppo di traducenti (oltre a "negare", "respingere" e "rifiutare", il dizionario Garzanti offre "smentire" e "rinnegare") è stato tradotto con "negare" perché utilizzato da Grimus al termine di una serie di proposizioni rette in inglese dalla frase "do you deny that" che seleziona tra i possibili candidati il verbo "negare" in base a una corrispondenza strutturale:

 

- Vuoi forse negare che selezionandoti come Ricevente ho modellato la tua vita da quel momento in poi? Vuoi forse negare che sottraendo tua sorella agli Axona ho provocato la tua espulsione? Vuoi forse negare …? […] Quale dei doni del tuo signore vorresti negare? - Do you deny that by selecting you as a Recipient I shaped your life thenceforth? Do you deny that by taking your sister from the Axona I forced your expulsion? Do you deny that …? […] Which of Your Lord's blessings would you deny? (Grimus 233)

 

Due citazioni estese (alcuni versi) sono evidenziate tipograficamente: si tratta di brani da Kubla Khan di S. T. Coleridge (Grimus 134-135) e, presumibilmente,[10] dal Parlamento degli uccelli di Farid Ud-din ‘Attar nella traduzione di Fitzgerald. Per il primo si è fatto ricorso alla traduzione di Giovanni Giudici (1987), mentre il secondo, di cui non esiste una traduzione italiana, è stato tradotto per l’occasione.

I riferimenti letterari non sono d’altra parte le uniche allusioni che situano il romanzo di Rushdie all’interno di una cultura “britannica”: queste vanno da “Puffing Billy”,[11] riferimento affettuoso ad una locomitiva a vapore per procedimento antonomastico a partire dalla macchina costruita da William Hedley nel 1813, a Florence Nightingale, la famosa crocerossina inglese (1820-1910) che diventa nel romanzo, con un doppio rovesciamento ironico, una prostituta abissina. L’allusione alla locomotiva rimarrà probabilmente oscura alla maggior parte dei lettori italiani che si imbattono nel nome proprio, mentre quella alla crocerossina inglese ha certamente un carattere più “transculturale”[12] e potrebbe risultare più comprensibile. Inoltre, mentre il primo riferimento ha solamente la funzione di dare un’ulteriore caratterizzazione visiva al personaggio di Virgilio Jones e il mancato riconoscimento dell’allusione ha un rilievo minore sul piano narrativo, ottenendo un risultato non dissimile da quanto sarebbe risultato in seguito all’omissione del nome proprio, il secondo entra in una rete di relazioni più complessa all’interno del testo, tale da giustificare una tecnica di traduzione leggermente diversa (cfr. i nomi dei personaggi)

Altre citazioni provengono invece da Green Sleeves,[13] popolare ballata risalente al 1580, e da Early One Morning,[14] canzone appartenente alla tradizione folclorista anglosassone.

 

La barba di bianco vestita le porte dischiude al mio amor, cantava Dolores addolorata, seguendo il ritmo barcollante della sedia a dondolo. Virgilio, immerso nei suoi pensieri, si carezzava il mento brizzolato e non sentiva. Whitebeard is all my love and whitebeard is my desire, sang Dolores dolefully, to the rhythm of the swaying rocking-chair. Virgil, lost in thought, stroked his white-grizzled chin and did not hear. (Grimus 15)
Metti anche tu la barba bianca e schiudi l'uscio al mio chiaror, gemeva Dolores.    - Early one morning, just as the Son was borning, I a maiden crying in the valley below, wailed Dolores. (Grimus 15)

 

In entrambi i casi, per la traduzione si è utilizzata una citazione da una romanza italiana,[15] presentata in forma modificata come per le canzoni inglesi mantenendo il riferimento contestuale alla barba di Virgilio (cfr. le traduzioni francese e tedesca)

Più che a un tipo di conoscenze di livello “accademico”, sembra che Rushdie utilizzi questi riferimenti come insieme di “luoghi comuni”, affioramento di ricordi scolastici adolescenziali: come lui, i suoi lettori sono stati allievi di un tipo di istituzione che annoverava all’interno del corpo docente un qualche Professor Gribb.

Altri riferimenti sembrano essere invece di natura squisitamente idiosincratica, e sono difficilmente decodificabili in quanto rimandano a vicende autobiografiche. Tale è ad esempio l’origine del nome I. Q. Gribb, di cui si è scritto in precedenza, oppure di “Skid-Blade”, il nome dell’imbarcazione utilizzata da Aquila Migrante e Virgilio Jones durante l’attacco di Febbre Dimensionale che colpisce il protagonista.

 

Erano in piedi a fianco delle loro biciclette sul bordo dell'acqua quando Aquila Migrante vide la barca. Una rudimentale imbarcazione di vimini con un nome dipinto su un'asse sospesa alla fiancata: Lama Volante. Aquila Migrante, maestro del coltello, sentì che la propria sicurezza interiore perdeva un altro colpo, e capì che in quel nome aveva letto un presagio. Dove vola la lama, là volo anch’io. They were standing by their bicycles at the water's edge when Flapping Eagle saw the boat. A crude coracle with this name painted on a board tied to its side: Skid-Blade. Flapping Eagle, the master of the knife, felt his spirits sink still lower, and realized that he had read an omen into the name. Where the blade skids, there skid I. (Grimus 86).

 

Si tratta di una distorsione del nome Skidbladnir, una nave volante di cui Rushdie ha letto nelle versioni per bambini di saghe nordiche.[16] Le traduzioni di Skid-Blade potrebbero essere diverse, a cominciare da un abbastanza letterale “Lama Scivolante”; il nome “Lama Volante” può essere letto come un richiamo “endotestuale”, interno alla narrativa di Rushdie in italiano, riconoscibile forse ai lettori di La terra sotto i suoi piedi , in cui tale nome compare (Mantovani (tr.) 1999: 97).

Numerose sono le frasi proverbiali, modi di dire e clichè: la tabella che segue dà conto di alcuni di essi e delle traduzioni italiane in Grimus:

 

Proverbi e cliché in Grimus

 

If there’s a will there’s a way Volere è potere
Half a loaf is better than no bread Meglio un uccello in gabbia che cento per aria
If the cap fits, wear it A buon intenditor, poche parole
A drawning man will catch (clutch) at a straw Chi affoga si attaccherebbe ai rasoi
Pot and cattle Pulpito e predica
Mote and beam (Matteo 7:3) Fuscello e trave
As sure as eggs were (is) eggs Non c’era altro da fare che
A man more sinned against than sinning Ha subito più torti di quanti ne abbia commesso
Time will tell Ai posteri l’ardua

 

Come si vede, nella maggior parte dei casi si è fatto ricorso a detti proverbiali italiani, quando un detto con significato contestualmente simile fosse disponibile nel repertorio dell'italiano. Questo non significa che le citazioni nel testo italiano abbiano esattamente la "stessa" funzione di quelle nel testo inglese. La frase "Non sempre un uccello in gabbia è meglio che cento per aria" oltre a rispecchiare il significato della frase inglese "Not always half a loaf is better than no bread" entra in relazione con il personaggio di Grimus e con tutta la simbologia ornitologica del romanzo.

Per altri proverbi, modi di dire e clichè che compaiono nel testo inglese non sempre era disponibile all'interno del repertorio italiano una "frase preformata" che si adattasse al contesto. In questi casi il testo italiano è meno allusivo di quello inglese, e si limita a offrire un'interpretazione della funzione della citazione nel contesto narrativo, come nel caso della coppia di segmenti "Ora che Aquila Migrante aveva impegnato la sua mente nel gioco, non c’era altro da fare che aspettare" e "Now that Flapping Eagle had set his mind on the contest, it would be waiting as sure as eggs were eggs" (Grimus 85).

Se non a tutte le citazioni del testo inglese corrispondono delle citazioni nel testo italiano, non tutte le citazioni presenti nella traduzione hanno un’esatta corrispondenza nel testo inglese. Mentre in alcuni casi, infatti, una citazione presente nell'originale è tradotta in modo letterale (perdendo così spesso il proprio carattere di citazione), in altri casi troviamo nella traduzione citazioni che fanno riferimento al repertorio culturale italiano dove nel testo inglese non è ravvisabile alcun uso particolarmente allusivo. Negli esempi che seguono:

 

Non esiste terra desolata senza un’oasi.   There is no wilderness without an oasis. (Grimus 132)
Quanto a Media, il viso le si illuminò d’immenso As for Media, her face had suddenly broken into sunlight.” (Grimus 223)
Entrare di nuovo nella selva scoscesa significava lasciare ogni speranza di normalità, scrollarsi di dosso l’aria della città, follemente banale, banalmente folle. To re-enter the forested slopes was to relinquish all illusions of normality, to shake off the air of the town, insanely mundane, mundanely insane. (Grimus 201)

 

il testo italiano presenta delle citazioni da Eliot (nella traduzione standard di The Wasteland), a Ungaretti e a Dante che non hanno un corrispondente nel testo inglese, dove non sono riconoscibili dei richiami ad alcun testo letterario. Questi possono essere visti come istanze di compensazione nell’economia generale del testo italiano.

Nel testo italiano appare inoltre Tex Willer, noto personaggio di una serie a fumetti italiana, in corrispondenza del nome “William Bonney” nel testo inglese. William Bonney è un riferimento abbastanza oscuro a uno degli pseudonimi utilizzati dal famoso fuorilegge americano Billy the Kid, che viene nominato da Ossesso Peckenpaw, personaggio con il gusto per l'iperbole narrativa:

 

Le sue storie erano piene di leggende del Vecchio West; quella volta che aveva affrontato il vecchio Wild Bill guardandolo dall'alto in basso; quella volta che con le mani nude aveva fatto un nodo alla canna del fucile di Tex Willer; racconti della corsa all'oro in cittadine minerarie dove gli uomini erano uomini e le donne erano riconoscenti. His stories were full of the legends of the Old West; the time he stood up against old Wild Bill and stared him down; the time he bent William Bonney's rifle into a knot with his bare hands; gold rush tales of mining towns where men were men and women were grateful. (Grimus 110)

 

Il testo italiano costruisce cioè un mondo narrativo del quale entrano a far parte elementi culturali estranei al testo inglese ma (potenzialmente) condivisi dal lettore italiano. Fino a che punto simili "intrusioni autoriali" del traduttore possano essere considerate legittime dipende naturalmente da considerazioni legate alla professionalità e alla sua teoria (implicita od esplicita) della traduzione (cfr. la voce del traduttore) una valutazione della validità e degli effetti di determinate scelte traduttive spetta in ultima analisi al giudizio dei lettori e degli studiosi di traduzione. 



[1] Cfr. Lappihalme (1997: 78-85) per simili osservazioni rispetto ai riferimenti condivisi da lettori inglesi e lettori finlandesi.

[2] Cfr. La distinzione operata da Eco tra due diversi livelli di lettura a cui corrispondono un'interpretazione semantica contrapposta a un'interpretazione critica del testo: "[l']interpretazione semantica … è il risultato del processo per cui il destinatario, di fronte alla manifestazione lineare del testo, la riempie di significato. L'interpretazione critica … è invece quella per cui si cerca di spiegare per quali ragioni strutturali il testo possa produrre quelle (o altre alternative) interpretazioni semantiche" (Eco 1990: 29).

[3] “A tide in the affairs of men which, taken at the flood, leads on to fortune. Dear Brutus. I wonder if he was right. Certainly it is high tide in my affairs. The link between floods and fortune is somewhat tenuous, however. But I am circling round my subject. Perhaps I am reluctant to begin. I shall begin” (Grimus 207), citazione da Julius Ceaser, iv. iii. 219: “There is a Tide in the affayres of men, Which taken at the Flood, leades on to Fortune” e “ Ignatius Gribb looked annoyed. - Yes, yes, yes, yes, yes, he said. Naturally that is what I say. And nor do his precious machine, nor his supposed dimensions, nor any of it. It's all the babbling of an idiot like Jones; sound and fury, signifying nothing” (Grimus 131-132)., citazione da Macbeth. v. v. 27:  “A Tale Told by an Ideot, full of sound and fury, Signifying nothing”.

[4] “The little girl, poor dear thing said Auntie to have the hump. The hump, the hump, the cameelious hump. She, La Belle Dame Aux Carnelious. Or sans mercy. Merciful heavens that do not alter, there, see the uniform, the little nunkit, convent-pure little girl, say seven ave marias and he won't go away.” (Grimus 57). Citazione da Just So Stories, “How the camel got his hump”: “Kiddies and grown-ups too-oo-oo, / If we haven't enough to do-oo-oo, / We get the hump-- / Cameelious hump-- / The hump that is black and blue!

[5] Florence picked up her lute and began to sing. Looking at her, Virgil remembered a verse from another poem: A damsel with a dulcimer / In a vision once I saw. He watched the black-skinned Nightingale sing and forgot all other songs and poems. She was an Abyssinian maid / And on her dulcimer she played / Singing of Mount Abora. “ (Grimus 134-135). Le strofe sono tratte da Kubla Khan.

[6] “What it is to have a second life stagnant within one's womb, perhaps a genius, perhaps a second idiot, perhaps a monster, as frozen within me as the lovers on the grecian urn?” (Grimus 146). Il riferimento è a Ode on a Grecian Urn. Un ulteriore riferimento è da vedersi in “Endimions” anagramma di “Dimension”, che richiama Endymion, titolo del volume di poesie pubblicato da Keats nel 1818.

[7] “Men go mad. That's the tragedy of K. They're all scared of their own minds. I was, myself, once, but there's not much of it left now. Like old Father William, eh? Small pleasantry.” (Grimus 72). Il riferimento è alla poesia Father William contenuta in Alice in Wonderland. L'arrivo di Aquila Migrante sull'Isola Cappa avviene inotre attraverso un "buco nel mare", allusione al buco in cui cade Alice all'inizio del racconto.

[8] La fonte non è indicata in Grimus, ma la stessa citazione compare anche in Shame e The Satanic Verses , in cui essa viene attribuita (cfr. Shame 287 e The Satanic Verses 547).

[9] Cfr. "Quale beneficio, dunque, del Signore rinnegherete voi, uomini o spiritelli?" (Peirone (tr.) 1984:  743).

[10] La traduzione di parti del Mantiq Ut-Tayr ad opera di Edward Fitgerald è compresa nel volume The Rubàiyàt of Omar Khayyàm and Other Persian Poems, a cura di A. J. Arberry (London: Dent 1934). The Parliament of the Birds di Fitzgerald non è stato tradotto in italiano, e Carlo Saccone, autore della traduzione del Mantiq Ut-Tayr dal persiano non è stato in grado di identificare per le citazioni dal testo di Fitzgerald (né quella esplicitamente attribuita né quella possibile) un corrispondente preciso nel testo di 'Attar (comunicazione personale, 25 settembre 1999).

[11] “[Virgil] reminded Flapping Eagle of an old railway engine he had once seen, a giant of steam in its day, rusting in a siding. The form of power denied its content. A stranded hulk. Puffing Billy” (Grimus 40).

[12] Di Puffing Billy non fanno menzione né l’enciclopedia americana Encarta né l’enciclopedia italiana Garzanti, che invece entrambe dedicano una voce a Florence Nightingale.

[13] Cfr. C. Robinson New Sonet of Ladie Green Sleeues in Roxb. Ball. (1584,[1887]) vi. 398 “Green-sleeues was all my ioy, Green-sleeues was my delight: Green-sleeues was my heart of gold, and who but my Ladie Green-sleeues?” Citato nello Oxford English Dictionary.

[14] “Early one morning, just as the Son was borning, I a maiden crying in the valley below, wailed Dolores” (Grimus 15). Cfr. "Early one morning, just as the day was dawning I heard a maid sing in the valley below”. Cfr. http://www.contemplator.com/folk/earlyone.html.

[15] Si tratta di Mattinata di Leoncavallo: "L'aurora di bianco vestita / le porte dischiude al gran sol / metti anche tu la veste bianca / e schiudi l'uscio al suo chiaror / ove non sei la luce manca / ove tu sei nasce l'amor".

[16] “I devoured children’s versions of the Norse Sagas (I particularly recall epic journeys made in a boat called Skidbladnir, the “ship that flew”)” (The Ground Beneath Her Feet 74). La frase, attribuita a Rai, il narratore dell’ultimo romanzo di Rushdie, rimanda chiaramente all’infanzia dell’autore.