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Norme e testi

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La traduzione è stata definita come un’attività comunicativa regolata da norme di vario tipo, con le quali i traduttori si confrontano costantemente e in base alle quali le traduzioni vengono recepite e giudicate.

Una prima distinzione generalmente accettata è quella tra norme "preliminari" e norme "procedurali (Toury 1995: 58-61). Le norme preliminari, "governing questions like what is to be translated and who is authorized to translate" (Pym 1998: 113), dipendono dai diversi soggetti coivolti nell'azione traduttiva (cioè, oltre ai traduttori, il mercato e le politiche traduttive) e riguardano i fattori che determinano o ostacolano la produzione di traduzioni, quali patronato, sovvenzioni, censura, ecc. (cfr. Venuti 1998, Lefevere 1992, Pym 1998).

Le norme "procedurali" riguardano invece le decisioni prese dai traduttori nel momento in cui intraprendono una traduzione. Toury (1995: 58-60) distingue all'interno delle norme procedurali tra norme "matriciali" (cfr. la codifica e l'allineamento del corpus parallelo e analisi quantitative), che riguardano la segmentazione dei testi tradotti, la distribuzione e il grado di completezza di questi segmenti rispetto al testo originale, e norme testuali e linguistiche, che determinano la selezione del materiale linguistico in cui formulare il testo di arrivo (cfr. Analisi qualitative)

Chesterman (1993, 1997) propone invece, nell'ambito delle norme procedurali, una distinzione tra norme di processo e norme di prodotto. Le norme di prodotto riguardano la conformazione testuale e linguistica delle traduzioni e sono basate sulle aspettative dei lettori di una traduzione (di un determinato tipo) riguardo a come dovrebbe essere una traduzione (di questo tipo). Queste aspettative sono determinate in parte dalla tradizione traduttiva prevalente nella cultura di arrivo (le norme per le traduzioni di un determinato tipo) e in parte dall'esistenza di testi simili nella lingua di arrivo (le norme per dei testi comparabili[1] scritti originariamente nella lingua di arrivo delle traduzioni di un determinato tipo). I lettori di un testo hanno cioè delle aspettative riguardo al "corretto" uso della lingua, negli aspetti che riguardano la fonologia, la sintassi, la semantica, il lessico di determinati prodotti testuali, indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di traduzioni.

Le norme di una lingua sono convenzioni "to the extent that any language structures or usage is 'arbitrary' … but from the point of view of any individual entering a speech community and indeed any individual already in such a community, norms of language are experienced not as mere conventions but as being prescriptive" (Chesterman 1997: 58).[2] Le norme create dalle aspettative sul prodotto sono norme di grammaticalità (regole grammaticali) e norme di accettabilità e appropriatezza (norme d'uso). Alcune di queste sono qualitative (esposte in grammatiche e manuali di stile), mentre altre sono quantitative (cfr. studi empirici e metodologia) Le norme quantitative riguardano le aspettative riguardo alla distribuzione di una caratteristica linguistica in un dato tipo testuale o alla sua collocazione (la frequenza relativa della distribuzione in co-occorrenza con altri elementi). La distribuzione di caratteristiche linguistiche può essere esaminata a diversi livelli di analisi: lessico (densità lessicale, type/token ratio, lunghezza delle parole), sintassi (lunghezza delle frasi, distribuzione del tipo di frasi, struttura delle frasi, strutture nominali, classi di parole), caratteristiche testuali e discorsive (coesione, uso di marcatori metatestuali, distribuzione delle strutture di tematizzazione, strutture retoriche e convenzioni di genere) (cfr. Chesterman 1997: 82-84).

Questo tipo di aspettative riguarda la conformazione linguistica di un testo in una determinata lingua, a prescindere dal fatto che si tratti di una traduzione, e comporta spesso giudizi riguardo alla "naturalezza" (o meno) della lingua dei testi tradotti.

Le norme di processo sono subordinate alle norme di prodotto in quanto sono da esse determinate. Vengono chiamate anche norme professionali, in quanto sono stabilite dai traduttori professionisti, i prodotti del cui lavoro "naturally become the yardsticks by which subsequent translations are assessed by the receiving society" (Chesterman 1997: 67). A differenza di altri profili professionali legati ad attività di produzione testuale la traduzione è cioè regolata da norme attinenti la professionalità specifica dei traduttori. Le norme professionali sono suddividibili in norme di responsabilità, norme di comunicazione e norme di relazione: riguardano cioè la responsabilità etica del traduttore, la rilevanza comunicativa e la relazione tra testo di partenza e testo di arrivo. Soltanto queste ultime sono norme linguistiche, mentre le prime riguardano la relazione tra il traduttore e gli altri soggetti coinvolti nell'attività (lettori, editori, autore del testo originale).

La norma di responsabilità (accountability) riguarda gli standard di integrità del traduttore e l'accettazione di responsabilità nei confronti della propria traduzione. In altre parole, essa è caratterizzata da un rapporto di fiducia nella responsabilità professionale e da una richiesta di lealtà verso gli attori coinvolti nella traduzione (lo scrittore del testo originale, l'editore, il pubblico, il traduttore stesso).

La norma di comunicazione è una norma sociale in base alla quale al traduttore è richiesto di ottimizzare la comunicazione, come richiesto dalla situazione, tra tutti gli attori coinvolti. Questa norma riguarda in ultima analisi il riconoscimento del ruolo sociale del traduttore come facilitatore della comunicazione. Al traduttore viene cioè riconosciuta la propria funzione di mediatore e di comunicatore.

La norma di relazione, infine, è una norma linguistica, e a differenza delle norme a cui si è accennato fino a questo punto, è specifica alla traduzione e ad altri processi di riscrittura. "The only constraints that seem exclusive to translation (as opposed to original writing) is the language constraint, the difference between source and target language" (Chesterman 1997: 79), anche se tale norma è applicabile a qualsiasi forma di riscrittura, sia interlinguistica che intralinguistica, come correzioni redazionali, parafrasi, o perfino riassunti.[3] Si può cioè guardare alla traduzione come a un caso speciale di elaborazione testuale, in cui diversamente da altre forma di riscrittura si presume una relazione tra originale e traduzione (tra ipotesto e ipertesto) caratterizzata da una trasformazione interlinguistica. Tale relazione di "somiglianza rilevante" o "equivalenza" riguarda la corrispondenza tra materiale testuale del testo di partenza e materiale testuale del testo di arrivo.

In conclusione, la traduzione è un un'attività regolata da norme, di tipo etico e sociale (così come altre attività comunicative) e di tipo linguistico e testuale (così come altre attività di produzione testuale). Ciò che sul piano linguistico distingue la traduzione (e altre attività di riscrittura) da altre attività di produzione testuale è la norma di relazione. Mentre qualsiasi attività di produzione testuale (compresa la traduzione) si rapporta alle norme che regolano la produzione linguistica in una comunità/cultura (la cultura di arrivo delle traduzioni), la traduzione è regolata anche dalla norma linguistica di relazione, che pone una traduzione in rapporto al testo in un'altra lingua che vi ha dato origine. La norma linguistica di relazione riguarda, insieme alla norma etica di responsabilità e alla norma sociale di comunicazione, le competenze professionali proprie del traduttore. In base a queste norme "a translator should act in such a way that an appropriate relation of relevant similarity is established and maintained between the source and the target text" (Chesterman 1997: 69).

Ogni produzione linguistica (anche le traduzioni quindi), si confronta con delle norme. Nel caso della traduzione queste norme non sono solo quelle del contesto linguistico (letterario) di cui il testo entra a far parte, ma anche quelle relative al ruolo di mediatore interculturale e intelinguistico del traduttore. Mentre le norme di prodotto sono osservabili attraverso l'analisi comparata di traduzioni e testi comparabili nella stessa lingua, le norme relazionali sono osservabili a partire da un'analisi comparata di traduzioni e originali. Allo studio delle norme linguistiche può recare un notevole contributo l'analisi basata su corpora di testi elettronici, aspetto che viene discusso in maggiore profondità in corpora e traduzione.

 



[1] Chesterman li chiama "testi paralleli". cfr. tipi di corpora per lo studio delle traduzioni

[2] Come quello di norma traduttiva anche quello di norma linguistica è comunque un concetto sfumato, dato che esso può variare tra l'obbligatorietà e la preferibilità, perché se "[the] language system exerts a more-or-less absolute prescriptive force … actual texts are fairly idiosyncratic realizations" (Chesterman 1997: 67).

[3] "It would also be interesting to see what the differences are between translations and original texts when both are produced by non-native speakers, to see what difference makes the relation norm. If non-native writers (translators or not) may be presumed to conform to expectancy norms less than native speakers, there's no reason to presume that they should be any less proficient as regards other translation norms, and when they translate out of their mother language, they can be expected to be in a better position to meet relation norms" (Chesterman 1997: 72).