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Dall'ipertesto all'ipotesto

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I dati ricavati da un'analisi quantitativa possono essere esaminati alla ricerca di spunti per un esame qualitativo basato sull'interpretazione delle concordanze parallele. La possibilità di eseguire dei confronti tra il corpus parallelo e dei corpora di riferimento per italiano e inglese ha permesso di generare delle liste di "parole" chiave con il programma Keywords (cfr.  analisi qualitative.) 

Mettendo a confronto gli elenchi di parole così ottenuti per i testi Haroun and the Sea of Stories e Harun e il mar delle storie (cfr. "parole chiave" in Harun e il mar delle storie) si nota come le parole nelle due liste corrispondano a grandi linee sia in quanto a rilevanza relativa ("keyness", in base al quale sono ordinate) sia in quanto a frequenza assoluta nei due testi paralleli. Tra le prime "parole chiave" che non sembrano avere un corrispondente identificabile vi è la parola "gridò" al numero 21 nella lista di parole italiane con 52 occorrenze. Una concordanza sul corpus parallelo mostra come in effetti "gridò" sia stato utilizzato da Capriolo per tradurre cried (23 occorrenze) shouted (17 occorrenze), called (7 occorrenze), roared, yelled, bellowed, hooted, sang out (tutti 1 occorrenza). Ogni singola traduzione è senza dubbio legittima e giustificata, e d'altra parte due delle parole tradotte da "gridò" compaiono più avanti nella lista di "parole chiave" inglesi (cried in posizione 76 per "keyness" e con 28 occorrenze, shouted in posizione 104 per "keyness" e con 28 occorrenze). Il primo di questi due termini è usato 26 volte alla terza persona singolare, ed è tradotto, oltre a "gridò" le parole "strillò" (2 occorrenze) e "esclamò" (1 occorrenza). Il secondo, usato 24 volte alla terza persona singolare, è tradotto, oltre che con "gridò", con "urlò" (4 occorrenze) e con "strillò" (3 occorrenze).[1] Una fase successiva dell'analisi potrebbe prendere in considerazione i corrispondenti lessicali inglesi per queste ulteriori parole ("strillò", "esclamò"  e "urlò"), e un'analisi di questo tipo condotta su corpora paralleli di più ampie dimensioni e non ristretti a un solo autore potrebbe fornire importanti indicazioni sull'esistenza di eventuali regolarità a livello di equivalenza contestuale (cfr. procedure e strategie del traduttore) 

Un ulteriore spunto di ricerca può venire da riflessioni successive alla lettura di una traduzione, come sono ad esempio i commenti contenuti nelle recensioni. Come si è visto in recensioni e commenti critici, uno dei pochi accenni di critica alle traduzioni in quanto tali riguarda la presenza di termini "stranieri". In particolare, è stata commentata positivamente la presenza, nella maggior parte delle traduzioni delle opere di Rushdie, di note esplicative a piè di pagina presenti, ritenute una strategia traduttiva adeguata alle caratteristiche dei testi tradotti. I versi satanici è stato criticato non solo per la presenza di prestiti lessicali da "indiano", "persiano", urdu" e "arabo" (in assenza di note del traduttore), ma anche per una presunta mancanza di accuratezza nella loro trascrizione (ad esempio perché compare "Ayesha" invece di "Aisha", cfr. Noja 1989) e per la presenza di prestiti lessicali dall'inglese (Viezzi 1992).

Una prima indagine esplorativa per mezzo delle concordanze parallele è stata condotta utilizzando le parole portate ad esempio in questi articoli, ovvero bibi, kachori, funtoosh, haj, umra, dajial, Ismail, Ibrahim, Gibreel, Ayesha, bush-shirt, pitchpine, nigger.[2] Alcune di queste parole, in particolare quelle legate strettamente agli episodi con soggetto a fondo islamico, compaiono solo in The Satanic Verses, mentre altre sono presenti in più di un testo. Della parola funtoosh, ad esempio, ci sono 12 occorrenze nei testi inglesi (3 in The Satanic Verses, 2 in Shame, 5 in Midnight's Children e 1 in The Moor's Last Sigh). Il significato di "funtoosh" è in realtà quasi sempre deducibile dal contesto (cfr. concordanza parallela di "funtoosh"), quando non addirittura commentato metalinguisticamente, come la prima volta che compare in I figli della mezzanotte (nonostante ciò, il traduttore ha fornito una traduzione italiana in nota):

 

In which the viceroy, Wavell, understood that he was finished, washed-up, or in our own expressive word, funtoosh.

Durante il quale il viceré Wavell si rese conto di essere finito, liquidato o, per usare un nostro espressivo vocabolo, funtoosh. [nota]

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[nota] Fottuto [N.d.T.]

 

In L’ultimo sospiro del Moro questa parola è invece tradotta come "fantush", cioè adeguando la grafia alla pronuncia italiana. Mantovani sembra cioè avere implicitamente (o consapevolmente?) accolto il suggerimento di Noja (1989).

D'altra parte l'assenza di note sia in questa traduzione che in La vergogna parrebbero indicare che non sempre i traduttori hanno reputato necessaria una spiegazione aggiuntiva a quanto desumibile dal contesto. Del vocativo onorifico bibi sono presenti 67 occorrenze nel corpus di testi tradotti (di cui 11 in The Satanic Verses), nessuna delle quali accompagnata da una nota. Le note relative ai termini "indiani" sembrano avere l'effetto di confortare il lettore nella lettura di un testo "difficile" piuttosto che essere indispensabili alla sua comprensione.

Diverse sembrano essere invece le motivazioni alla base della presenza di parole "inglesi" in I versi satanici. L'unica occorrenza di pitchpine è all'interno di questo testo:

 

As the three of them sat around the pitch-pine kitchen table beneath the gentrified pull-down dimmer-switched lighting, he twice knocked over his coffee-cup

Quando si sedettero tutti e tre intorno al tavolo di pitchpine della cucina, sotto fonti di luce signorilmente abbassabili e regolabili, rovesciò due volte la sua tazza di caffè

 

Si tratta di un termine di derivazione inglese che è però registrato nei dizionari italiani monolingui (cfr. Devoto-Oli, Sabatini-Coletti) e proposto come equivalente traduttivo nel dizionario bilingue Sansoni, l'unico tra quelli consultati a contenere questa parola. Il termine inglese "pitch-pine" (letteralmente "pino della pece") è più trasparente di quello italiano, e altre procedure avrebbero certamente potuto essere adottate per la sua traduzione: omissione, uso di un iperonimo (come "pino" o "legno"), nota. 

Una concordanza di bush-shirt dà invece come risultato 13 citazioni, di cui 2 da The Satanic Verses, 3 da Midnight's Children, 1 da Haroun and the Sea of Stories, 1 da Shame e 6 da The Moor's Last Sigh (cfr. concordanza parallela di "bush-shirt"). Bush-shirt non è evidentemente un termine il cui significato sia sconosciuto a Capriolo, dato che è tradotto, oltre che con "bush-shirt" con "giacca (a frange)" in I versi satanici, "sahariana" in I figli della mezzanotte, "camiciotto" in Harun e il mar delle storie e "camicia sahariana" in La vergogna. Mantovani lo traduce con "camicia", "camiciotto" e "camiciotto da lavoro" (4 volte su 6 in L’ultimo sospiro del Moro). La scelta di quale procedimento adottare sembra motivata dal contesto della traduzione e dalla coerenza interna al testo italiano: se a indossare questo indumento è l'indiano Gibreel ci troveremo in presenza di un'esotica bush-shirt color porpora, mentre se a indossare una bush-shirt è un americano (come nell'altro caso in The Satanic Verses ), questa si trasforma immediatamente in "casacca". La parola "shirt" è probabilmente sufficientemente nota al lettore italiano (il termine “T-shirt” è registrato nei dizionari monolingui italiani) e l'ipotesi che si tratti di un indumento viene confermata più avanti nella lettura quando Gibreel viene descritto come vestito di una "camicia purpurea" (purple shirt).

Il termine "nigger" compare due volte in The Satanic Verses. In un caso, come si è detto, la traduzione ricorre al prestito, ma in corrispondenza della seconda occorrenza di nigger nel testo inglese, nel testo italiano compare la traduzione "negro":

 

Stand here," my son declared, "because I have chosen to occupy the old and honourable role of the uppity nigger.   

"Io sono qui" dichiarò mio figlio, "perché ho scelto di coprire l'antico e rispettabile ruolo del nigger arrogante.

Nigger eat white man's shit, suggest the unoriginal walls.

Il negro mangia la merda del bianco, suggeriscono muri non molto originali.

 

Una ricerca di "negro" nel testo italiano produce però 4 occorrenze. Questa parola, oltre che per tradurre "nigger" è stata utilizzata per tradurre "black-man", "soul brother" e "black" (black Chair = presidente negro). La presenza della parola "nigger" nel testo italiano sembra quindi avere una sua giustificazione interna al testo tradotto, in cui compensa l'appiattimento altrimenti risultante dall'uso ripetuto della parola "negro".

Come per quanto riguarda la metodologia descritta in dall'ipotesto all'ipertesto, anche le analisi qui portate ad esempio sono solamente indicative delle possibilità offerte dalla consultazione un corpus parallelo in formato elettronico attraverso lo strumento delle concordanze. Per quanto parziali i risultati dell'indagine sembrano però incoraggiare il ricorso a questa metodologia come valido strumento per l'analisi contrastiva di testi paralleli.



[1] La frase "the crowd shouted back", inoltre, è tradotta con "gli rispose il grido della folla".

[2] Un'analisi più approfondita dovrebbe naturalmente riguardare tutte le "parole straniere" presenti in un corpus di testi tradotti.