Songs of Spring. Quaderno di traduzioni
Franco Buffoni (1999)
Marcos y Marcos: Milano, pp. 364
Reviewed by: Andrea Fabbri
Avviene talvolta che una stessa persona riunisca in sé i due ruoli di poeta e docente di letteratura straniera e li riesca a fondere felicemente nell'atto traduttivo. Quando questa combinazione si verifica (è il caso, per citare tre esempi importanti, di Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani e Tomaso Kemeny), le traduzioni che escono dalla sua penna uniscono alla competenza filologica dello studioso il tocco stilistico dell'autore di poesie. A questo genere, purtroppo poco diffuso, di scrittore appartiene anche Franco Buffoni, poeta, docente di letteratura inglese all'Università di Cassino e cofondatore della rivista di teoria e pratica della traduzione "Testo a Fronte", il quale ha recentemente pubblicato un'antologia personale che raccoglie il meglio dei suoi oltre vent'anni di lavoro di poeta-traduttore. Il volume presenta testi di autori greci, latini, ebrei, scozzesi, irlandesi, inglesi, americani, islandesi, svedesi, olandesi, spagnoli e francesi vissuti in un arco di tempo che si estende dal terzo secolo a. C. ad oggi.
Già dalla semplice lettura dell'indice emerge con evidenza la disponibilità di Buffoni a realizzare incontri poetici su terreni linguistico-culturali distanti da quelli abitualmente praticati come studioso (letterature anglofone e francofone). Ciascuno di questi si caratterizza, come sottolinea Buffoni stesso nella Premessa (p. 15), come attuazione del rapporto fra la poetica del traduttore e quella del tradotto, la quale dà origine a un testo dotato di vita estetica autonoma. Quello di raccogliere pagine così disparate e tradotte in un arco di tempo tanto ampio non sembri al lettore un lavoro facile, veloce e non sofferto. Chi traduce sa bene che a distanza anche di pochi anni soluzioni lessicali e sintattiche che parevano giuste non funzionano più. Molte traduzioni sono state, dunque, oggetto di revisione rispetto a quelle originali, mentre testi inizialmente compresi nella silloge ne sono stati poi esclusi perché ritenuti insoddisfacenti. Mentre leggevo la raccolta ho cercato di trovare risposta ad alcune domande: Come si evidenzia in queste traduzioni la poetica di Buffoni? Cosa si evince a proposito della stessa dalle modifiche effettuate in alcune di esse rispetto alle versioni originali? Quale effetto fanno certi autori classici del passato conosciuti in lingua originale quando li si legge nella sua traduzione? C'è qualche poeta a me poco conosciuto che la sua opera di traduttore mi ha rivelato e incuriosito a leggere? Buffoni poeta può probabilmente essere incluso, pur con le sue specificità individuali, in quella che da Isella in poi viene chiamata "linea lombarda", una corrente caratterizzata da una poetica sobria, misurata e discorsiva, non altisonante.
Inoltre, come la maggioranza dei contemporanei italiani, non ama le forme chiuse e la rima a tutti i costi (che, tra l'altro, nelle traduzioni, dà sovente risultati pessimi), anche se ricerca con cura la realizzazione naturale, non sforzata o esibita, di metri e ritmi tradizionali. Questa sua tendenza si manifesta anche nella scelta di certi testi o autori. È il caso, direi, di poesie ottocentesche come The Singing Kettle (La teiera che fischia) di Samuel Taylor Coleridge (pp. 80-81), o Conte à Mon Chien di Caroline Anne Bowles (pp. 98-99), o di poeti contemporanei come, per citarne solo alcuni, e. e. cummings (pp.228-231), Wystan Hugh Auden (pp. 234-237), Seamus Heaney (pp.312-329) o Dave Smith (pp. 340-349). Ma si può notare anche nella libertà di alcune opzioni stilistiche, come quella di mettere in rilievo certe parole o espressioni isolandole, laddove, per "rispetto" al testo originale, secondo il "traduttore non poeta", avrebbero "dovuto" far parte di versi più lunghi: due esempi si trovano in On My Thirty-Third Birthday (Sul mio trentatreesimo compleanno) di George Gordon Byron (pp. 112-113), dove il termine messo in risalto è appunto “trentatré”, e Ozymandias di Percy Bysshe Shelley (pp. 118-119), in cui la parola sottolineata è “Solitaria”; o di dare forma più libera ad un testo: è il caso di un frammento di alcuni versi tratto dal Gentle Shepherd di Allan Ramsay (in italiano intitolato: Ed ogni alba, ogni tramonto, pp. 50-51).
Altro carattere che ci pare di notare un po' ovunque è una certa propensione per la poesia breve ed epigrammatica e per il frammento di poema. Nel complesso, l'impressione che si trae dalla lettura della maggioranza delle traduzioni dei testi non novecenteschi è quella di una misurata "modernizzazione" che, senza eliminarle, attenua, rendendole credibili in un contesto di lettura italiano contemporaneo, l'aulicità e l'arcaicità di fondo. Detto per inciso, devo, poi, alla lettura di questa raccolta l'incontro con un autore che finora avevo sentito citare fuggevolmente soltanto dal poeta irlandese Cathal Ó Searcaigh: lo svedese Tomas Tranströmer (pp. 280-291). Infine, ho confrontato le traduzioni da Dave Smith con quelle delle stesse poesie realizzate nel corso del laboratorio di traduzione poetica del 4° Faenza Folk Festival (1992) e pubblicate nella raccolta Luoghi paralleli (Fabbri, Giosa e Van Leeuwen cur. 1993: 156-165). Le modifiche sono poche, ma vanno a toccare un po' tutti i livelli linguistico-stilistici, dalla semantica lessicale alla struttura del verso, e documentano l'attenzione che Buffoni ha dedicato anche ai minimi particolari in queste sue revisioni. Ma in quest'antologia ci sono pure traduzioni che sono state riviste completamente. Un esempio è costituito dalla nuova versione di North (Nord) di Seamus Heaney, che viene presentata (pp. 326-329) a fianco di quella realizzata nel 1987 per il volume di poesie scelte del premio Nobel irlandese curato per la Fondazione Piazzolla (Heaney 1991: 50-53). Mi pare di poter sostenere che la traduzione più recente sia meno colloquiale della precedente. Attendiamo ora di vedere se questo tratto si ritroverà anche nella prossima produzione poetica e traduttiva di Buffoni.
Riferimenti bibliografici
Fabbri, Andrea, Giosa, Mario e Van Leeuwen, Charles, a cura di. 1993. Luoghi paralleli. Poeti traducono poeti. Faenza. Moby Dick
Heaney, Seamus. 1991. Scavando. Poesie scelte (1966-1990). A cura di Franco Buffoni. Roma: Fondazione Piazzolla
©inTRAlinea & Andrea Fabbri (2000).
[Review] "Songs of Spring. Quaderno di traduzioni", inTRAlinea
Vol. 3
This review can be freely reproduced under Creative Commons License.
Stable URL: https://www.intralinea.org/reviews/item/1072