Il Servizio Sottotitoli RAI
Televideo per i non udenti
By Lino De Seriis (RAI- servizio sottotitoli)
Abstract
English:
The author gives an overview on subtitling at the Italian state television service RAI since 1986. He describes the technique currently used by RAI of subtitling by stenotyping and discusses alternative methods for improving accessibility for the deaf and hearing impaired (voice recognition and sign language interpreting). He also discusses some of the major problems in this field and possible solutions.
English:
Il contributo fornisce una panoramica sull’attività di sottotitolazione alla RAI Radiotelevisione italiana dal suo inizio nel 1986 e in particolare sulla sottotitolazione in diretta. Illustra il lavoro in diretta in stenotipia e discute pregi e difetti delle modalità alternative utilizzate per garantire l’accesso alla programmazione per i non udenti (riconoscimento vocale e interpretazione in lingua dei segni). Concludono l’articolo alcune considerazioni sui principali problemi di questo servizio e possibili soluzioni.
Keywords: riconoscimento vocale automatico, sottotitolazione in diretta, stenotipia, rai, televideo, sottotitoli televisivi per i sordi, programmi preregistrati, qualità, voice recognition, real time subtitling, stenotyping, teletext, pre-recorded programs, quality assurance
©inTRAlinea & Lino De Seriis (2006).
"Il Servizio Sottotitoli RAI Televideo per i non udenti"
inTRAlinea Special Issue: Respeaking
Edited by: Carlo Eugeni & Gabriele Mack
This article can be freely reproduced under Creative Commons License.
Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/1687
1. La sottotitolazione alla RAI[1]
1.1 Sottotitolazione pre-registrata
La Radiotelevisione italiana ha cominciato a trasmettere sottotitoli nel maggio 1986, fornendo un importante sostegno informativo alle persone sorde[2]. Il lavoro del Servizio Sottotitoli è stato caratterizzato dalla costante ricerca qualitativa per trovare il linguaggio più giusto da usare nella sottotitolazione, con una sempre più intensa collaborazione sia con l’allora Istituto di psicologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, oggi Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del C.N.R., sia con le organizzazioni dei sordi, soprattutto l’Ente Nazionale Sordomuti (ENS). Questo impegno ha portato ad una crescente specializzazione professionale di tutti gli addetti. In particolare l’ENS, l’associazione maggiormente rappresentativa in Italia, è il principale interlocutore della RAI nell’individuazione delle soluzioni da adottare per aumentare il grado di comprensibilità dei programmi sottotitolati e nella rilevazione del gradimento delle modalità con cui questi sottotitoli sono presentati. Così si è giunti negli ultimi anni ad adottare un linguaggio semplificato, ma non banalizzato, ricorrendo ad un uso mirato della grafica, dei colori e di tutti gli strumenti tecnologicamente idonei, che richiedono una sempre più attenta specializzazione operativa.
A partire dalla prima trasmissione della RAI dotata di sottotitoli - il film “La finestra sul cortile” di A. Hitchcock, andato in onda il 5 maggio 1986 - per molti anni lo sforzo è stato tutto teso a fare in modo che ciò che andava in onda fosse, se non perfetto, comunque realizzato secondo precise regole accuratamente studiate[3]. Ciò era possibile in quanto, all’epoca, si sottotitolavano esclusivamente programmi pre-registrati, film, telefilm, qualche documentario. Tutti i programmi che settimanalmente la RAI mandava in onda con sottotitoli venivano sottoposti al vaglio di un gruppo di esperti, che in sostanza decidevano anche su ciò che poteva essere sottotitolato secondo questi rigidi canoni qualitativi. L’impostazione di fondo era quella di garantire un prodotto di altissima qualità - altrimenti, si diceva allora, non avrebbe avuto senso trasmettere i sottotitoli.
Questa filosofia è cambiata radicalmente nel momento in cui si è deciso di allargare il servizio di sottotitolazione ai telegiornali, soprattutto grazie alle pressioni da parte appunto delle persone sorde, che non volevano più essere escluse dall’informazione televisiva. Oggi, nella miriade di televisioni esistenti, vi sono tutta una serie di organismi e di addetti che lavorano per garantire che l’informazione televisiva giunga a tutti coloro che vogliano fruirne - non solo i sordi, ma ad esempio anche i ciechi con la videodescrizione. Esistono infatti tecnologie che consentono anche ai portatori di handicap di seguire i programmi televisivi, accedendo prima di tutto a quanto viene detto per potere poi giudicare e se interagire con i produttori di questi programmi.
Il Servizio Sottotitoli di Televideo RAI attualmente trasmette tutti i giorni per circa 90 ore settimanali programmi sottotitolati in lingua italiana (alla pagina 777) e per 10/12 ore a settimana in lingua inglese (pagina 778). Il palinsesto dei programmi sottotitolati è realizzato a partire dall’offerta complessiva delle tre reti televisive della RAI, tenendo conto della necessità di coprire tutte le fasce orarie (ad esclusione di quella notturna, dalle 00.30 alle 7.30) e tutti i generi televisivi: film e telefilm, documentari e inchieste, intrattenimento e informazione. I programmi per bambini sono corredati di sottotitoli semplificati, studiati appositamente per loro. Quantitativamente, esaminando l’andamento dello sviluppo produttivo della sottotitolazione per i non udenti dall’inizio ad oggi, si è passati dalle 15/20 ore a settimana nei primi 5 anni, alle 30 ore nel 1994, raggiungendo la quota di 43 ore settimanali nel 1999, alla scadenza del Contratto di Servizio stipulato tra il Ministero delle Comunicazioni e la RAI per il triennio 1997-1999. All’articolo 6, quel contratto prevedeva per la concessionaria l’impegno di “programmare la sottotitolazione di un’edizione quotidiana del Telegiornale”, impegno mantenuto dalla RAI con l’avvio della sottotitolazione in diretta del TG2 delle 20.30 a partire dal dicembre del 1999.
Per il triennio 2000-2002, l’articolo 6 del rinnovato Contratto di Servizio imponeva un incremento “della sottotitolazione di programmi dei diversi generi dell’offerta televisiva in misura crescente nel triennio di almeno il 10% rispetto al numero di ore sottotitolate nel 1999.” I dati a consuntivo del triennio in questione confermano effettivamente un aumento dei programmi pre-registrati sottotitolati in lingua italiana che sono passati da 2236 ore nel 1999 a 2501 ore del 2002 (+ 265 ore, ovvero + 12%). La capacità autonoma di produzione di sottotitoli tuttavia è molto bassa, anche perché per la quasi totalità dei programmi pre-registrati la RAI ricorre a ditte esterne.
1.2 Sottotitolazione in diretta
Sulla scia delle richieste delle organizzazioni dei sordi, nel 1999 fu deciso di avviare anche un servizio di sottotitolazione in diretta. Il Contratto di Servizio 2000-2002 chiedeva alla RAI di “avviare gradualmente la sottotitolazione in diretta di almeno un telegiornale nella fascia serale.” Anche qui, a consuntivo, il dato preventivato è stato superato, dal momento che, oltre a consolidarsi la sottotitolazione dell’edizione serale del TG2 delle 20.30, trasmessa in diretta sette giorni su sette, anche l’edizione del TG1 delle 17.00 e l’Angelus[4] recitato dal Papa tutte le domeniche sono andati in onda sottotitolati.
Per il triennio 2003-2005, il Contratto di Servizio specificava l’impegno della RAI ad attuare un incremento nel campo dei programmi pre-registrati in lingua italiana per i non udenti del 10% annuo rispetto al 2002. I dati a consuntivo confermano il trend positivo, con il raggiungimento dell’obiettivo di 3440 ore di programmi sottotitolati nel 2005 (rispetto al 2002: + 939 ore, ovvero + 37%). In particolare, nel triennio 2003-2005 si è raggiunto l’obiettivo di realizzare tre importanti edizioni del telegiornale sottotitolate: il TG2 delle ore 13.00 (dal 28 dicembre 2004), il TG3 nazionale delle 14.20 (dal 28 febbraio 2005) e il TG1 delle 20.00 (dal 4 maggio 2004), oltre al già menzionato Angelus domenicale. Ne consegue che la produzione di sottotitoli trasmessi in diretta nel 2005 dallo studio di Saxa Rubra a Roma è stata di 530 ore, tenendo conto anche della sottotitolazione di 15 ore circa di telecronache dirette di Grandi Eventi, mentre il totale complessivo delle ore trasmesse nel 2005, comprendente la sottotitolazione dei programmi pre-registrati, è stato di 3860 ore. Un così significativo aumento teneva conto delle richieste ricorrenti dei non udenti, formulate anche alla luce del costante incremento della produzione di sottotitoli da parte degli organismi televisivi di molti Paesi europei.
1.2.1 Sottotitolazione mediante stenotipia
Attualmente il metodo utilizzato per la sottotitolazione in diretta è quello della stenotipia, scelta dopo avere analizzato quello che si faceva all’estero, soprattutto alla BBC. La scelta era obbligata, essendo la realtà italiana tale da porre alcuni ostacoli importanti all’utilizzo di alcuni tra i vari metodi disponibili. In particolare, in RAI la corporazione dei giornalisti è fortissima e di fatto impedisce a chi non è giornalista di utilizzare, registrare, riscrivere o manipolare in qualsiasi altro modo un testo scritto da un giornalista. Solo sapendo questo si può capire perché una tecnica come il riconoscimento vocale non venga ancora utilizzata dalla RAI.
La squadra impegnata quotidianamente in studio per la preparazione e la trasmissione delle varie edizioni sottotitolate del TG è formata da 10 persone: 2 giornalisti, 3 stenotipiste, 1 coordinatore e 4 sottotitolisti (complessivamente alla RAI ci sono 17 sottotitolisti fra coordinatori e sottotitolisti assistenti e 6 giornalisti che operano in questo campo). Tale numero di addetti, apparentemente eccessivo, è reso necessario dall’esigenza di assicurare la completezza della sottotitolazione di edizioni lunghe e complesse, come la prima della giornata della durata di mezz’ora, il TG2 delle 13.00 e la più seguita di quelle trasmesse dalla RAI, il TG1 delle 20.00, oltre all’edizione del TG3 delle 14.20, che segue su Raitre l’informazione regionale. La maggior parte del lavoro di definizione della scaletta di trasmissione e dell’elaborazione dei testi viene svolto dalle redazioni dei TG a ridosso dell’orario di messa in onda. Ed è proprio questa circostanza il motivo che giustifica la presenza di un così elevato numero di addetti impegnato contemporaneamente nello studio di Televideo.
Per quanto riguarda le scelte di metodo, la sottotitolazione in diretta del Telegiornale si basa sulla trascrizione integrale di tutto quello che viene detto dal conduttore in studio, dai suoi interlocutori (corrispondenti, inviati, ospiti, ecc.) e dai giornalisti presenti in voce fuori campo nei servizi realizzati in esterni. Tale scelta editoriale, se da una parte costringe i telespettatori sordi ad una lettura veloce dei sottotitoli, dall’altra consente di mantenere integro il senso di ciò che viene detto e quindi di fornire lo stesso tipo di informazione fruita da tutti gli altri utenti. Anche per i telegiornali si opta pertanto, dove possibile, per una preparazione preliminare dei sottotitoli sulla base di una trascrizione accurata del parlato; tuttavia, a volte, soprattutto in occasione di collegamenti in diretta, o di notizie dell’ultimo momento, non è possibile predisporre i testi per la sottotitolazione integrale, perché non c’è tempo sufficiente. In questo caso, si ricorre alla sottotitolazione mediante stenotipia realizzata direttamente durante la trasmissione e, dato che manca il tempo di trascrivere integralmente tutto il parlato, un giornalista detta alla stenotipista una sintesi di quanto viene detto dal conduttore del TG senza modificare, nei limiti del possibile, il contenuto delle notizie. Il modello italiano purtroppo impone questo ulteriore e apparentemente inutile passaggio in quanto l’unico operatore autorizzato a ricorrere alla sintesi e/o a eliminare parti del servizio trasmesso è il giornalista. I sottotitolisti, oltre ad impaginare i testi e a preparare i blocchetti di testo nella forma più comprensibile e fruibile per i non udenti, provvedono alla correzione di eventuali refusi e alla composizione grafica, prima della messa in onda manuale, seguendo il parlato del conduttore sottotitolo per sottotitolo. I ritmi convulsi di realizzazione dei TG costringono non di rado i sottotitolisti ad operare anche durante la trasmissione, per apportare velocemente modifiche dovute ad aggiornamenti, riduzioni, o variazioni di scaletta. La stenotipia, affidata ad operatori altamente specializzati nella stenoscrittura veloce, rappresenta in ogni caso un valore aggiunto indispensabile per la sottotitolazione. Dipende dalla perizia della stenotipista rendere comprensibile, mediante una sottotitolazione quanto più possibile corretta, tutto quello che viene detto dal conduttore nel caso di interviste in studio, notizie dell’ultima ora, o corrispondenze dal vivo. Alle stenotipiste è anche affidato il compito di trascrivere i testi preparati dalle varie redazioni tematiche e trascrivere (in gergo “sbobinare”) i servizi in voce inviati dalle sedi regionali, nazionali e dagli uffici di corrispondenza esteri. Sotto il profilo qualitativo, la sottotitolazione in diretta mediante stenotipia è tuttavia largamente insufficiente rispetto agli standard elevati del “sottotitolaggio” RAI, sia per quanto concerne la comprensibilità che per la possibilità di fare arrivare un’informazione completa a chi deve avvalersi esclusivamente della trascrizione.
1.2.2 Sottotitolazione mediante riconoscimento vocale
Il fatto di non utilizzare il riconoscimento vocale per la sottotitolazione alla RAI, non significa che la RAI non lo conosca. Si sono anzi contattate varie aziende e si sono sperimentate varie modalità di sottotitolazione mediante il riconoscimento vocale. Alla fine è stata scelta la tecnologia della Synthema di Pisa perché assicurava un valore aggiunto nella capacità di adattare il vocabolario alle esigenze della sottotitolazione in vista di una correzione automatica (si veda anche Aliprandi in questo volume). Il Servizio Sottotitoli sta sperimentando da tempo questa tecnica che consente di trasferire il parlato di uno speaker ad un computer che ne decodifica la voce, trasformandola in testo scritto. Dopo un breve periodo di addestramento per l’adattamento alla voce dello speaker, il sistema è in grado di trascrivere quello che viene detto direttamente nella forma grafica usata per la trasmissione di sottotitoli, grazie ad un software studiato appositamente, ma non ancora ottimizzato. Il prototipo di decodificatore vocale attualmente in fase di sperimentazione alla RAI è inoltre in grado di correggere automaticamente errori grammaticali, porzioni di testo sintatticamente errate e altri errori tipici dei motori di riconoscimento vocale, come l’ambiguità di parole simili od omofoni. E’ possibile quindi un intervento finale di revisione, qualora non si proceda alla messa in onda automatica. Sarebbe auspicabile che tutte e due le opzioni fossero praticabili e pronte all’uso tenendo conto delle esigenze editoriali.
Prima di poter immettere nel ciclo produttivo della RAI il decodificatore vocale è tuttavia necessario garantire un altissimo livello di affidabilità sia del sistema tecnologico che degli speaker, oltre a valutare le conseguenze di eventuali errori di senso dovuti ad errata trascrizione. Tali considerazioni rendono al momento ancora preferibile la stenotipia (dove un possibile errore di trascrizione può essere immediatamente corretto dalle stenotipiste stesse), in particolare per il tipo di uso legato all’informazione televisiva.
Concludendo, dal punto di vista editoriale si pensa di adottare il riconoscimento vocale non prima che saranno ridotti al minimo gli errori che possono alterare il senso del discorso e, di impiegare questa tecnologia, almeno inizialmente, non per la sottotitolazione dei telegiornali, ma piuttosto per telecronache in diretta di avvenimenti sportivi o di attualità politica e culturale. In questi casi, infatti, il commento con voce fuori campo del telecronista tradotto in testo sottotitolato può essere trasmesso con un breve ritardo senza pregiudicare la corrispondenza tra immagini e parole, il che consentirà di disporre di un sufficiente margine di tempo per veloci correzioni.
Così come avviene per la stenotipia e per tutte quelle tecniche che hanno bisogno di persone capaci ed esperte, quindi affidabili, nel riconoscimento vocale molto è affidato alle capacità e alla professionalità degli operatori. Una delle critiche rivolte al Servizio Sottotitoli in materia di sottotitolazione in diretta è la presunta mancanza di professionalità. Forse è utile precisare a tale proposito che, sebbene questo sia in parte vero, in realtà esistono delle difficoltà soggettive nei rapporti all’interno della squadra che opera in studio. Superare l’obbligo di affidare esclusivamente ai giornalisti la formulazione dei testi per i sottotitoli potrebbe essere un’ottima soluzione per un migliore svolgimento del lavoro. Va infine anche ricordato che gli stenotipisti che lavorano per il Servizio Sottotitolazione attualmente dipendono tutti da una ditta esterna, visto che fino a poco tempo fa i dirigenti RAI ritenevano superfluo organizzare selezioni per assumere alla RAI i migliori stenotipisti esistenti in Italia.
Come accennato altrove in questo volume, anche l’utilizzo del decodificatore vocale comporta tuttora larghi margini di indeterminazione, in quanto è molto raro operare nelle condizioni ottimali necessarie affinché il 97% di ciò che viene dettato sia trasformato correttamente in sottotitoli. Inoltre quello che viene dettato costituisce una sintesi di quanto contenuto nell’informazione fornita dall’emittente che manda in onda il telegiornale. Ad esempio, se si sta sottotitolando un servizio con un collegamento in diretta, lo speaker durante l’ascolto cercherà di creare le condizioni per rendere il servizio comprensibile, sintetizzandolo velocemente e quindi affidando alla macchina col riconoscimento vocale la trascrizione più o meno corretta di quanto viene dettato dall’operatore. Se invece il respeaker è obbligato a ripetere integralmente ed esclusivamente le parole che sono state dette dal giornalista nel servizio, senza modificare neanche una virgola, diventa praticamente impossibile trarne dei sottotitoli fruibili, vista la enorme varietà di toni, stili personali e velocità di eloquio possibili. E’ questa un’altra ragione per cui il riconoscimento vocale non è in esercizio alla RAI.
1.2.3 Un esempio concreto: la sottotitolazione in diretta di un telegiornale
Sarebbe ovviamente utilissimo mettere in esercizio il riconoscimento vocale per la sottotitolazione, soprattutto laddove offre i maggiori vantaggi in termini di tempo, ad esempio per la sottotitolazione in diretta dei Telegiornali. Come si è precedentemente detto, per realizzare la sottotitolazione di un telegiornale di mezz’ora (il Tg2 delle 13, o il Tg3 delle 14.20, o il Tg1 delle 20) è necessaria un’équipe di dieci persone, di cui tre giornalisti, tre stenotipisti, tre sottotitolisti e un coordinatore, che lavorano contemporaneamente a partire da due ore circa prima della messa in onda del programma. Inoltre, per quanto riguarda notizie provenienti dalle sedi regionali o estere e concernenti temi come la politica interna ed estera o la cronaca, la redazione centrale in teoria dovrebbe avere il testo o il servizio completo in anteprima, in modo da poterlo controllare prima della messa in onda. Per evitare questa presunta ingerenza da parte della sede centrale, i vari servizi arrivano spesso solo pochi minuti prima di andare in onda - e ovviamente tutti insieme. Basta questo semplice dettaglio per comprendere quale sia il livello di caoticità in redazione in prossimità dell’orario di messa in onda e per spiegare come la sottotitolazione spesso venga effettuata senza le necessarie disponibilità di tempo e di risorse. Il testo dei servizi provenienti dalle sedi regionali ed estere raramente è a disposizione in anticipo. Nella diretta inoltre si avverte spesso una certa riluttanza alla collaborazione da parte dei corrispondenti esteri restii a comunicare alla redazione in anticipo il contenuto del proprio intervento. Le ricadute sul lavoro del Servizio Sottotitoli sono facili da intuire, ed è per questo motivo che invece di due o tre persone che sarebbero sufficienti per la sottotitolazione qualora i testi e i servizi arrivassero con un congruo anticipo, occorre impegnare dieci persone contemporaneamente, ognuna occupata da un servizio diverso.
Questa breve ma (speriamo) eloquente descrizione vuole attirare l’attenzione sulla reale difficoltà di sottotitolare un telegiornale in diretta - difficoltà imputabile non a carenze tecnologiche o di interazione tra l’uomo e la macchina, ma a problemi nei rapporti tra la sede centrale (e il relativo Servizio Sottotitoli) e i vari attori del genere in questione - la direzione della testata, le direzioni dei giornali - e le sedi istituzionali - Parlamento, Quirinale, sedi dei partiti e Governo.
1.2.4 Sottotitolazione mediante interpretazione in LIS
Una delle soluzioni proposte per evitare le difficoltà poste dalla sottotitolazione in diretta è l’interpretazione in lingua dei segni (LIS), che si realizza, integrando l’immagine televisiva con una finestra contenente il “mezzobusto” dell’interprete, come avviene soprattutto in Francia e in Germania, in modo da garantire una trasmissione continua dell’informazione. Tuttavia, il problema è più complesso in quanto la comunità dei sordi si divide notoriamente in sordi segnanti e sordi oralisti, e solo una piccola parte di loro è bilingue. La soluzione ideale per tutti ovviamente sarebbe quella di avere sia i sottotitoli, sia l’interpretazione in LIS. Questo pone ovviamente un dilemma quando ad un’unica direzione viene richiesto di garantire più di un servizio contemporaneamente. Le responsabilità aumentano, e con esse le difficoltà. Offrire soltanto una di queste soluzioni permette alla direzione di scrollarsi di dosso una responsabilità aggiunta e di concentrarsi su un unico servizio, ma esclude a priori una parte dell’utenza. Un caso eloquente è stato quello dell’interpretazione in lingua dei segni del dibattito pre-elettorale in diretta tra Prodi e Berlusconi il 3 aprile 2006. Garantendo l’interpretazione in LIS (ma non il servizio di sottotitolazione), la RAI ha formalmente assolto il proprio dovere, ma non ha certo assicurato un’informazione completa a tutti i sordi.
2. Lo stato delle cose: problemi e possibili soluzioni
Attualmente la RAI sottotitola il 18% dei programmi trasmessi sulle sue tre reti nell’arco delle 24 ore. Questo dato è significativamente basso se paragonato ad altre emittenti europee, come la BBC (vicina al 90%), o più in generale, ad altri paesi come la Francia (~35%), che sta gradualmente innalzando i suoi livelli di sottotitolazione, la Spagna o altri paesi, come la Svezia, la Danimarca e l’Olanda i cui livelli sono molto più elevati (oltre il 50%).Un dato incoraggiante per la televisione pubblica italiana riguarda invece la qualità dei sottotitoli per programmi pre-registrati che sicuramente non teme alcun confronto, mentre ancora non riesce ad essere molto competitiva nel settore della sottotitolazione in diretta, laddove manca sostanzialmente il tempo necessario per produrre sottotitoli di qualità. Ne sono un esempio lampante i talk show, le inchieste giornalistiche montate a ridosso della messa in onda e le notizie arrivate all’ultimo momento e trasmesse in diretta, per le quali è inevitabile ricorrere alle tecniche di sottotitolazione in tempo reale. Il modo migliore per poter sbloccare la situazione sopra descritta è quella di imboccare anche in Italia la strada giusta, rimuovendo prima di tutto alcuni ostacoli che oggi esistono all’interno dell’azienda radiotelevisiva di Stato.
A tal proposito l’ostacolo dell’intervento sul testo giornalistico non è tuttavia l’unico aspetto problematico; un altro è quello dell’impiego e della distribuzione delle risorse economiche assegnate alla RAI e pertanto dei criteri stabiliti all’interno del Contratto triennale di Servizio stipulato fra il Ministero della comunicazione e la RAI stessa. Tale contratto, scaduto il 31 dicembre 2005, è stato da pochi giorni siglato relativamente al periodo 2006-2008. In genere, l’iter concernente la sottotitolazione è il seguente: le associazioni di sordi formulano le loro richieste di aumento del numero di trasmissioni da sottotitolare, con l’obiettivo di ottenere prima o poi la sottotitolazione di tutto ciò che viene programmato e messo in onda dalla RAI. Nonostante la ridefinizione degli obiettivi sembra tuttavia difficile poter ulteriormente aumentare la quota di programmi sottotitolati, se non si aumentano contestualmente risorse e criteri di lavoro. Sotto questo profilo la situazione può essere definita davvero critica.
Paradossalmente meno critico, almeno in termini generali, appare invece l’aspetto economico della questione. Il costo complessivo sostenuto dalla RAI nel triennio 2003/2005 per la sottotitolazione dei programmi pre-registrati è stato di quasi cinque milioni di euro; per quanto riguarda invece le dirette (i telegiornali, i grandi eventi, l’Angelus) e le poche trasmissioni in semi-diretta realizzate dallo studio, un calcolo diretto non può essere fatto visto che lo si dovrebbe derivare dal monte ore salariale dei dipendenti della RAI, dal costo dell’impianto dello studio e dall’esercizio distribuito sui tre anni. Si può tuttavia affermare senza timore di essere smentiti che, alla luce dell’entità del bilancio complessivo della RAI, le risorse destinate alla sottotitolazione non sono assolutamente rilevanti dal punto di vista strettamente economico, anzi, come descritto prima, siccome il contratto di servizio prevede un ulteriore aumento quantitativo negli anni, le risorse corrispondenti ci potrebbero essere, se ci fosse una migliore pianificazione del lavoro, cosa che in RAI è di difficile attuazione.
3. Conclusioni
Alla luce delle considerazioni fin qui svolte, una discussione può essere aperta circa la giusta modalità da seguire per raggiungere questo obiettivo comune. In Italia e in Svizzera, il maggiore ostacolo e allo stesso tempo la maggiore risorsa in materia di sottotitolazione per sordi è rappresentata dalla buona volontà. In Gran Bretagna, il volano che fa da stimolo all’aumento quantitativo e qualitativo delle ore di sottotitolazione è invece una legislazione ad hoc. La soluzione che si potrebbe suggerire per l’Italia sarebbe quindi quella di una simile legge che imponga un aumento graduale delle ore di sottotitolazione accompagnato da una continua attenzione alla qualità del prodotto finito, indipendentemente dalla buona volontà degli operatori. Per ottenere questo si è visto che la pressione delle sole associazioni di sordi non è sufficiente. È anche necessaria una sinergia tra i vari mondi che ruotano attorno alla questione: i sordi, l’università, gli sviluppatori di software e infine i professionisti. A tal proposito, è forse utile e necessario sottolineare che la sopraccitata mancanza di collaborazione da parte dei giornalisti in materia di sottotitoli è da estendersi anche alle strutture che producono trasmissioni di interesse culturale. Infatti in RAI accade pure che i responsabili delle tre reti, consentendo agli autori dei programmi di consegnare il prodotto finito a ridosso della sua messa in onda, ne impediscono de facto la sottotitolazione. La scarsa qualificazione professionale degli addetti ai lavori costituisce un altro ed ulteriore problema. Bisogna ricordare che la RAI è un organismo praticamente dipendente dal governo in carica. Nel corso degli anni i vari partiti politici che hanno stabilito rapporti con l’ENS, cercando in primo luogo facile pubblicità e soprattutto voti, non sono stati in grado di garantire, neanche quando sono andati al Governo, il superamento delle resistenze del gruppo dirigente della RAI a consentire un migliore e più consistente accesso ai mezzi di comunicazione televisiva da parte delle minoranze con handicap.
In conclusione, da auspicarsi è un dialogo con l’esecutivo che, oltre alle richieste da parte delle associazioni di sordi, implichi anche una migliore rispondenza delle competenze professionali, in linea con un rapporto organico tra la RAI e il mondo della cultura, in modo da poter delineare, come in altri Stati europei, una pianificazione obiettiva di quanto è possibile ottenere in questo momento alla luce dello stato dell’arte della sottotitolazione di programmi pre-registrati e di programmi in diretta.
Note
[1] Il presente contributo è stato realizzato in gran parte sulla base della trascrizione effettuata in tempo reale durante la Giornata di Forlì da Simona Centurioni della Synchronos s.r.l. di Roma, che ringraziamo per avere messo a disposizione il frutto del suo lavoro.
[2] In dettaglio, le pagine riservate al Servizio Sottotitoli sono così distribuite (ultimo aggiornamento novembre 2006):
Indice delle pagine sottotitolate pagg. 770-777
In TV: elenco dei programmi settimanali sottotitolati pag. 771
Oggi alla RAI: descrizione sommaria dei programmi del giorno sottotitolati pagg. 772-773-774
L’Agenda: informazioni utili e notiziario delle attività che interessano le persone sorde pag. 775
Trasmissione dei sottotitoli in lingua italiana pag. 777
Trasmissione dei sottotitoli in lingua inglese pag. 778
Presentazione del Servizio Sottotitoli pag. 779
[3] Si veda a questo proposito gli atti del Seminario sui programmi televisivi sottotitolati (25-26 ottobre 2001) pubblicati nel volume “Scripta Volant. La Rai per i sordi” (Roma: Rai Eri, 2002), e in particolare il contributo di Liso, L.; Picone, P. e Rampelli, S. “Proposta per un manuale di sottotitolazione per i sordi” (p. 183-234).
[4] L’Angelus è trasmesso in diretta, ma preparato precedentemente: il Servizio Sottotitoli riceve dalla Sala Stampa del Vaticano il testo del discorso in anticipo, in modo da consentire la preparazione più accurata possibile dei sottotitoli.
©inTRAlinea & Lino De Seriis (2006).
"Il Servizio Sottotitoli RAI Televideo per i non udenti"
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