Testi elettronici e traduzione ipermediale
Tipologie testuali e modalità traduttive
By Federico Zanettin (Università di Perugia, Italy)
Abstract
English: This article investigates the implications for translation and translators of the digital revolution and the appearence of new text forms. In particular, the electronic texts available on the Internet are different from both printed texts and other multimedia texts because they are hypertextual, dynamic and interactive, and technologically complex. From the point of view of translators, the nature of electronic texts poses the problem of which translation mode is more appropriate for which text. The translation practices which can be adopted for online documents are described, from those involving critical and experimental hypertexts, to human quality translation of informative texts and advertisments, to so-called indicative translation produced by machine translation systems.
Italian: Argomento di questo articolo sono le implicazioni per la traduzione e i traduttori della rivoluzione digitale e dell’avvento di nuove forme testuali. In particolare i testi elettronici disponibili su Internet presentano caratteristiche - ipertestualità, dinamicità e interattività, complessità tecnologica - che li distinguono sia dai documenti a stampa sia da altri testi multimediali. Dal punto di vista dei traduttori, la natura dei testi elettronici pone quindi problemi legati alle pratiche traduttive esistenti per i documenti in rete, ovvero di quale modalità di traduzione sia più appropriata per quale testo. Nella seconda parte dell’articolo vengono descritti diversi tipi di traduzione digitale, dalla creazione di ipertesti critici o sperimentali, alla traduzione umana di qualità di materiali informativi e pubblicitari, alla cosiddetta traduzione indicativa prodotta da sistemi di traduzione automatica.
Keywords: hypertextual translation, multimedia translation, traduzione multimediale, internet, machine assisted translation, traduzione automatica, traduzione digitale, digital translation
©inTRAlinea & Federico Zanettin (1999).
"Testi elettronici e traduzione ipermediale Tipologie testuali e modalità traduttive"
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1. Introduzione
È stato detto che l’elaborazione elettronica del testo “segna la più grande innovazione della tecnologia della comunicazione dopo l’invenzione del libro stampato” (Landow 1993:24), e che la diffusione dei computer e delle reti informatiche ha prodotto un salto tecnologico nella comunicazione umana paragonabile all’invenzione della stampa (cfr. Eco 1996 online). Questo perché il computer, come ogni tecnologia, cambia il rapporto con la realtà, oltre a costruire progressivamente i propri fruitori (Ricciardi 1994). Il diverso supporto tecnologico produce nuove forme di lingua, ad esempio, i messaggi inviati per posta elettronica hanno caratteristiche intermedie tra la comunicazione telefonica e lo scambio epistolare. L’accelerazione dell’informazione ha come conseguenza una minore fissità di quanto stabilito dalla carta, cosa che a portato a pensare a certi tipi di comunicazioni telematiche come a una nuova forma di oralità (Krol 1994, Goodman & Graddol 1996, Tuman 1996).
Il computer non è solo una macchina per leggere con mutate caratteristiche tecnologiche rispetto al libro, ma attraverso Internet sta mutando le consuetudini per quanto riguarda la fruizione dei testi e la circolazione delle informazioni (Sussex 1996). Lo schermo del computer è non solo la finestra che scorre sul mare di testi (nell’accezione più ampia del termine) disponibile nella biblioteca virtuale globale, ma anche il luogo attraverso cui passano i testi che ciascun utente può scrivere, in cui il lettore diventa anche scrittore (o, nel caso, traduttore), e rende a sua volta disponibili i suoi testi ad altri lettori.
Internet ha avuto negli anni ‘90 uno sviluppo esponenziale, e uno dei fenomeni più rilevanti dell’ultimo periodo è l’espansione del traffico in linea in ambiti geografici in cui la lingua inglese (o meglio, americana) non è l’unica modalità comunicativa. Tra le migliaia di pagine Web che vengono pubblicate quotidianamente la proporzione di quelle scritte in altre lingue aumenta, così come aumenta la percentuale delle pagine scritte in inglese da parlanti non madrelingua. Molte di queste pagine inoltre sono traduzioni, primariamente da o verso l’inglese. Se tuttavia l’inglese ha accentuato nell’era digitale il suo carattere di lingua franca, è possibile che in futuro la sua importanza diminuisca: questo perchè da un lato l’espansione dei mercati oltre i confini nazionali porta il mondo dell’industria e del commercio a rivolgersi ai clienti stranieri nella loro lingua per aumentare la competitività, dall’altro perchè il fenomeno generale della globalizzazione permette più frequenti occasioni di contatto tra lingue e culture minoritarie (dove per “minorataria” è ormai da intendersi qualsiasi lingua ad esclusione dell’inglese).
Nella traduzione vi è la presa d’atto di una distanza - geografica e culturale - tra comunità diverse di parlanti. Nello spazio virtuale di Internet le distanze acquistano un altro valore. Cambia lo spazio della comunicazione e la forma dei testi, e questo ha chiaramente delle implicazioni importanti per la pratica della traduzione.
2. I testi elettronici
Lo spazio virtuale ospita un’estrema varietà di tipi testuali, dai testi pubblicitari e informativi a pubblicazioni accademiche a complessi ipertesti letterari.
La maggior parte però dei testi circolanti su Internet presentano caratteristiche che li distinguono sia dai documenti a stampa come, per esempio, romanzi o fumetti, sia da altri testi multimediali come per esempio i film. Per quanto riguarda le conseguenze che tali caratteristiche hanno nei confronti della traduzione, si possono individuare tre raggruppamenti principali:
* ipertestualità
* dinamicità e interattività
* complessità tecnologica
si tratta di raggruppamenti di comodo, in quanto queste caratteristiche sono trasversali e presenti in gradi diversi a seconda del tipo di testo elettronico.
2.1. Ipertestualità
Leggendo attorno agli ipertesti ci si imbatte inevitabilmente nei nomi di Barthes, Derrida e Genette e in riferimenti alla critica postmoderna. Si tratta di un incontro non casuale: uno dei critici letterari che più si è occupato di ipertesti elettronici, George Landow (1993 [1992], 1996, online), parla anzi di una convergenza tra teoria critica e tecnologia informatica. Quest’ultima fornirebbe, secondo lo studioso americano, gli strumenti per attualizzare quelle teorie che pongono l’accento su nodi, legami e reti di relazioni in contrapposizione a un tipo di analisi che privilegia la linearità, la gerarchia, il centro e le periferie. La nozione di ipertesto, inoltre, è stata utilizzata da Genette per riferirsi a un tipo particolare di relazioni tra testi, quella che “unisce un testo B (ipertesto) a un testo anteriore A (ipotesto), sul quale si innesta in maniera che non è quella del commento” (Genette 1997 [1982]: 8). Genette porta ad esempio la relazione che unisce due ipertesti come l’Ulysses di Joyce e l’Eneide di Virgilio al loro ipotesto, che in questo caso è per entrambi il medesimo, ovvero l’Odissea, e asserisce anche che “la forma di trasposizione [ipertestuale] più vistosa, e di certo la più diffusa” (1997:247) è la traduzione, per definizione l’ipertesto di un ipotesto costituito dal testo di partenza.
Argomento di questa pubblicazione è la traduzione dei testi elettronici in rete, per cui si utilizzerà come punto di partenza la definizione di ipertesti coniata negli agli anni ‘60 da Ted Nelson, che si riferisce a un insieme di testi elettronici posti in relazione tra loro in maniera non sequenziale attraverso una serie di riferimenti incrociati. Un caso estremo di documento ipertestuale è, ad esempio, la voce hypertext dal sito Hypertext Webster Gateway. Lo Hypertext Webster Gateway fornisce un accesso unificato alle versioni in rete di diversi dizionari. Il meccanismo di consultazione esemplifica il meccanismo ipertestuale: ogni parola è trasformata automaticamente in un collegamento che rimanda a un altro documento, cioè alla pagina del dizionario che ha quella parola come lemma. Naturalmente non tutte le parole usate nelle definizioni esistono come lemmi, sia perché si tratta di forme diverse del lemma principale, sia perché semplicemente non esiste una pagina in cui viene data una definizione di un determinato lemma. Come risultato alcuni collegamenti ipertestuali sono quindi solamente in apparenza tali, in quanto non conducono a nessun documento.
La prospettiva di derivazione critico-teorica e quella di derivazione informatica sono sicuramente diverse, ma hanno molte implicazioni reciproche, non solo per la traduzione letteraria, ma anche per quanto riguarda altre pratiche traduttive. Ted Nelson elabora la sua definizione di ipertesto a partire dagli studi compiuti negli anni ‘40 da Vannevar Bush che, in epoca pre-informatica, immaginava il Memex, una macchina per leggere costituita da una serie di microfilm che scorrevano sotto uno schermo ai comandi di un sistema di leve manovrate dal lettore (Bush 1945, online). Non sembra casuale, ad esempio, che il nome di Bush sia conosciuto anche dagli studiosi di Joyce.
La metafora della navigazione in un mare testuale non è d’altra parte nata con la diffusione del World Wide Web, ma è stata già in precedenza utilizzata per riferirsi a un certo tipo di lettura inter o ipertestuale. È stato semmai obiettato che nella dimensione dell’ipertesto elettronico il critico-lettore “non sembra dispiegare la propria … sensibilità: l’origine del suo richiamo all’intertestualità avviene non tanto, o non solo, a partire dalla sua immaginazione o dalla sua meditazione, con il recupero di esperienze vissute o di letture […] compiute, quanto dall’esplicazione di un’intertestualità già sottesa alla struttura ipertestuale sotto forma di collegamenti resi visibili da pulsanti in evidenza”. (Cadioli 1998:34-35).
La lettura critica è sempre una lettura ipertestuale, e la traduzione (non solo di testi letterari) è una lettura critica. D’altra parte la modalità di lettura ipertestuale non è esclusiva dei testi letterari. La lettura di un articolo in una rivista scientifica contenente note e rimandi prevede infatti che i lettori si spostino da un blocco testuale a un altro, e anche il consultare un dizionario mentre si legge un libro è un tipo di lettura ipertestuale.
A differenza della carta stampata i testi elettronici in rete prevedono però questa modalità di lettura quasi costituzionalmente, sia perché è molto più facile premere il pulsante del mouse davanti allo schermo che alzarsi in piedi e prendere un libro da uno scaffale, sia perché gli ipertesti elettronici rendono espliciti i collegamenti ipertestuali.
I collegamenti ipertestuali hanno uno status diverso dal resto del testo elettronico in quanto pulsanti che danno accesso ad altri testi. Essi rappresentano una soglia linguistica, il confine con altri documenti. Qualsiasi documento presente in rete è potenzialmente accessibile allo stesso modo (attraverso un legame ipertestuale) da qualsiasi altro documento. La ragnatela mondiale è infatti un unico ipertesto, in cui si può navigare all’infinito attraverso rimandi successivi, e in cui qualsiasi punto iniziale di accesso immette in una biblioteca virtuale che scorre sullo schermo del lettore. Le pagine contenute in un sito non sono (quasi mai) leggibili in una sequenza preordinata, ma vengono visitate dai lettori in base a un processo di scelta tra una serie di opzioni. Un ipertesto non ha un inizio e una fine, ma un’entrata e un’uscita, che possono essere diverse per ciascuna singola lettura. I meccanismi di coesione e coerenza usati nei testi lineari a stampa vengono modificati nell’ipertesto elettronico (Amitay online) attraverso la proliferazione delle scelte rappresentate dai pulsanti ipertestuali, in quanto parte del peso delle scelte in tal senso viene spostato sul lettore. La traduzione di questi segmenti testuali presuppone una comprensione non solo del co-testo del documento in cui tali pulsanti si trovano, ma anche della rete di relazioni di cui essi sono un nodo.
Qualsiasi documento pubblicato sul Web può incorporare dei legami con qualsiasi altro, se non addirittura riprodurre o incorporare oggetti testuali provenienti da diverse fonti. Si possono avere quindi testi provenienti da fonti - e quindi anche da lingue - diverse, legati tra di loro da un rimando esplicito o in compresenza sullo schermo. Il suggerimento di Derrida in Des Tours de Babel, (1995: 377-379) che la consueta distinzione tra traduzione interlinguistica e traduzione endolinguistica non tenga conto di realtà testuali multilingue trova nei testi elettronici una ripetuta conferma. Nello spazio virtuale i confini nazionali e linguistici si fanno sempre meno definiti, e le situazioni di contatto tra lingue diverse aumentano. Un testo pubblicato in rete è inserito in un contesto con spiccati caratteri di multilinguismo, e questo pone certamente delle domande rispetto alle pratiche traduttive, che avvengono in un contesto comunicativo diverso da quello in cui vengono normalmente fruiti i testi a stampa.
2.2. Dinamicità e interattività
A differenza dei testi stampati che rappresentano un prodotto finito, quelli in rete sono testi in movimento, potendo essere costantemente modificati e aggiornati, riprodotti ma anche essere rimossi con estrema facilità. Sono spesso testi dinamici perché composti in risposta ad una sollecitazione dell’utente. Nel sito Edit-Online, ad esempio, è stato creato un sistema in grado di visualizzare automaticamente le pagine nella lingua selezionata dal visitatore.
Per citare un esempio forse più familiare, si pensi alle liste di collegamenti ipertestuali prodotte dai cosiddetti motori di ricerca, documenti che vengono creati dall’utente tramite la modalità di accesso a parole chiave. I motori di ricerca producono dei testi che esistono soltanto sul computer dell’utente e sono costituiti da pezzi di informazioni richiamati per l’occasione dalla banca dati su cui si svolge la ricerca. La modalità di accesso ai testi elettronici attraverso la ricerca per parole chiave contribuisce a creare un ruolo maggiormente attivo del lettore, che stabilisce un personale punto di partenza e la possibilità di interagire con il testo permette di ricevere documenti personalizzati.
Esempi di tipi testuali interattivi e prodotti da una molteplicità di autori sono invece i newsgroups, le chat lines, i forums, le mailing lists e i bullettin boards, canali telematici e bacheche elettroniche dal carattere più o meno transitorio in cui narrazioni o fili di discussione vengono iniziate e portate avanti con modalità ed esisti stabiliti da coloro che vi prendono parte.
Il carattere dinamico degli ipertesti elettronici in rete ha quindi due aspetti di primaria importanza per la traduzione: venendo meno la fissità della carta i testi elettronici si prefigurano come costanti work in progress e l’identità dell’autore (e ancor più quella del traduttore) viene spesso diluita in quella di autore collettivo. La possibilità di un processo autoriale collettivo e collaborativo, in cui interviene una pluralità di figure con ruoli differenziati (comprese figure tecniche) sembra di particolare rilievo per quanto riguarda i cosiddetti ipertesti creativi (cfr. Johnson e Oliva online, Minganti 1996, 1997 online) o gli ipertesti critici, tra i quali anche gli ipertesti traduttivi. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che spesso la possibilità di modificare il materiale pubblicato in rete è ristretta alle persone in possesso di un codice di accesso personalizzato, e anche se è tecnicamente possibile progettare un documento collettivo aperto al contributo di chiunque, questa fusione dei ruoli di autore e fruitore, scrittore e lettore (unificati nella terminologia legata al nuovo supporto tecnologico nel ruolo di utente) è molto spesso legata a realtà di sperimentazione teorica oltre che tecnologica.
2.3. Complessità tecnologica
Un aspetto centrale alla caratterizzazione degli ipertesti elettronici e con importanti implicazioni per la traduzione è la complessità tecnologica. La definizione di ipertesti data da Nelson si riferisce non solo a testi scritti ma anche a materiale pittorico. Gli ipertesti sono infatti normalmente testi multimediali, che utilizzano anche codici di comunicazione non verbale, come le immagini e la disposizione grafica, oltre a poter includere materiali sonori e audiovisivi.
Il testo che appare sullo schermo del computer è costituito da oggetti di natura diversa, unificati dal comune formato digitale. In questo senso il termine ipertesto è generalmente usato in modo intercambiabile con quello di ipermedia.
I testi digitali in Internet sono soprattutto composti da parole scritte e immagini, ma è possibile ad esempio usare il computer anche come un telefono o una radio, e la sempre maggiore sofisticazione tecnologica permetterà probabilmente un aumento di testi di natura orale. Inoltre, la diffusione di programmi di riconoscimento vocale, che permettono sostanzialmente di dettare un testo invece di immetterlo attraverso la tastiera lascia immaginare applicazioni che prevedono la traduzione a vista di un testo, che può quindi venire rapidamente trasformata in forma scritta per essere poi inviata immediatamente o dopo essere stata sottoposta a una revisione.
Un testo elettronico è un testo a due strati: un primo livello di superficie (quello che si vede sullo schermo di un computer e si sente dagli amplificatori) e un livello profondo (i codici che definiscono la natura degli oggetti che compongono il testo virtuale). Oltre alle parole e alle immagini visibili sullo schermo, le pagine web contengono infatti del testo che rimane nascosto all’utente, ma che viene utilizzato in modo automatico dal sistema. Questo metatesto di secondo livello, rappresentato nel testo sorgente dalle parole racchiuse tra i simboli di maggiore e minore, è costituito da codici che descrivono il testo e le sue caratteristiche, come ad esempio il fatto che parte del testo è costituita da parole chiave o descrittori utilizzati dai motori di ricerca per indicizzare un documento, oppure da collegamenti con immagini o con altre pagine. La traduzione presuppone una lettura profonda dei testi, in questo caso da intendersi non solo come lettura critica, ma anche come capacità di manipolare l’oggetto digitale che è il testo, di capirne il funzionamento e il contesto tecnologico.
La traduzione di testi destinati ad essere fruiti in formato elettronico richiede una professionalizzazione adeguata alla natura dei testi da tradurre, cioè una serie di conoscenze, anche tecniche, e di abilità specifiche che riguardano questa lettura profonda. Non per questo il traduttore deve diventare un informatico, ma certamente è necessario che sappia confrontarsi con il contesto in cui avviene la fruizione dei testi elettronici e con le loro caratteristiche, e che ne determinano, ad esempio, il valore commerciale. Fattori quali, ad esempio, la complessità della strutturazione ipertestuale (cioè il numero delle pagine e dei collegamenti), la presenza nel livello profondo del testo di linguaggi di programmazione, e infine il fatto che il testo scritto può apparire in alcuni casi come immagine inserita nella pagina, richiedendo un trattamento di manipolazione grafica oltre che linguistica. Anche se nei testi elettronici è possibile manipolare le immagini, si tratta di un procedimento più lungo e complesso, che richiede competenze differenti. Se le componenti non verbali del testo elettronico non vengono tradotte, sarà necessario adottare tutte quelle strategie di compensazione impiegate, ad esempio, per la traduzione di testi cinematografici o di fumetti.
3. Traduzioni digitali
Si possono ipotizzare diversi tipi di traduzione digitale, dalla creazione di ipertesti critici o sperimentali, alla traduzione umana di qualità di materiali informativi e pubblicitari, alla cosiddetta traduzione indicativa prodotta da sistemi di traduzione automatica.
Innanzitutto gli ipertesti traduttivi: la tecnologia informatica può dare strumenti nuovi per l’analisi alla critica e alla traduzione letteraria, e l’uso del supporto digitale per lo studio della traduzione letteraria, intesa come lettura interpretativa critica, sembra particolarmente adatto per esplicitare sia quello che pare essere il rapporto ipertestuale per eccellenza, quello del testo tradotto rispetto al testo di origine, sia il rapporto con altri testi (non solo scritti, ma anche orali e visuali), che vengono unificati in formato digitale per comparire sullo schermo del computer posti in relazione da collegamenti elettronici. Nel momento in cui un lavoro di questo tipo viene immesso in rete e stabilisce dei collegamenti con documenti realizzati da altre persone, diventa parte della biblioteca elettronica globale, e può teoricamente essere ampliato, esteso e modificato all’infinito. La possibilità di creare un ipertesto traduttivo su supporto elettronico può, ad esempio, essere un modo per dare visibilità a percorsi interpretativi differenziati (o in competizione) e per sostanziare e illustrare delle ipotesi teoriche.
Gli ipertesti traduttivi hanno normalmente come oggetto qualcosa che non è stato pensato per essere realizzato e fruito in forma digitale. Si tratta di testi apparsi su altri media: in questo caso il testo elettronico è un’interpretazione, e i nuovi testi tradotti acquistano un nuovo significato nel contesto in cui sono inseriti. Si pongono quindi dei problemi di codifica: cosa succede quando l’originale lascia la carta per essere rappresentato sullo schermo del computer, quando viene tradotto in formato digitale?
Attualmente la maggior parte dei testi viene elaborata però direttamente in formato elettronico: ben pochi produttori di testi non usano il computer, primi tra tutti i traduttori. Nella maggior parte dei casi il prodotto del loro lavoro è destinato alla stampa, ma sono in costante aumento le traduzioni concepite direttamente per la pubblicazione elettronica.
La maggior parte dei testi in rete è costituita non da opere letterarie (che pure esistono), ma da testi espositivi e argomentativi, da materiale pubblicitario o informativo, da testi giornalistici o scientifici. Il computer e le reti hanno aumentato le occasioni di scrittura, producendo un mare testuale multimediale e multilingue. Tutto questo materiale è potenzialmente accessibile a chiunque disponga di un computer in rete, dato che dal punto di vista del lettore / utente non fa molta differenza da dove provengano gli impulsi elettronici che materializzano il testo sullo schermo. L’unica barriera è semmai quella linguistica. All’aumento della massa testuale globale corrisponde quindi anche un crescente bisogno di mediazione linguistica e di traduzione.
La velocità di trasferimento delle informazioni in rete introduce un elemento di maggiore interattività traduttiva. Il tipo di interazione può essere di due tipi, dando luogo a due possibili modalità di traduzione, traduzione automatica e traduzione umana, e a possibili situazioni intermedie.
La traduzione automatica trova nella diffusione dei testi elettronici un ambiente ideale, divenendo una modalità di trasferimento testuale alla portata di chiunque. Ad esempio, l’esistenza in rete del sistema di traduzione automatica in tempo reale (per ora da o verso l’inglese) come Altavista Translation permette di tradurre istantaneamente pagine ipertestuali esistenti in rete o documenti immessi dall’utente.
La voce hypertext del Hypertext Webster Gateway viene tradotta automaticamente in italiano nel modo seguente:
Da WordNet (r) 1,6 (wn)
hypertext n: macchina-il testo leggibile che non è sequenziale ma è organizzato in moda da collegare gli articoli relativi delle informazioni lasciarlo introdurre il hypertext di parola per significare un corpo di materiale scritto o pittorico collegato in così senso complesso che non potrebbe essere presentato o rappresentato convenientemente su carta”—Ted Nelson
Dal dizionario in linea libero di computazione (15Feb98) (foldoc)
un termine ha coniato da Ted Nelson verso 1965 per una collezione di documenti (o “di nodi”) che contengono la traversa-riferimenti o “collegamenti” che, con l’ aiuto d’un programma interattivo [di browser], permettono che il lettore si muova facilmente da un documento verso un altro. Vedere inoltre [chehypermedia].
(31 maggio 1996)
Sono sicuramente evidenti i limiti di questa traduzione (a cominciare dal fatto che la stessa parola hypertext non viene tradotta), e non ci vuole molto a immaginarsi quali traduzioni ilari può produrre un programma simile.
È da chiedersi però se la traduzione automatica non abbia la sua utilità quando lo scopo per cui viene tradotto un documento è quello di fornire un’idea generale del suo contenuto, non altrimenti intelligibile. Oppure se da documenti di un certo tipo, ad esempio le pagine informative dei musei, non si possa ottenere una traduzione automatica accettabile. Chiaramente questo dipende da cosa viene giudicato accettabile, ma l’uso di sistemi di traduzione automatica da parte di organizzazioni internazionali come l’UE, che produce migliaia di traduzioni cosiddette indicative o di servizio induce a pensare che la traduzione automatica possa avere degli ambiti di utilità (cfr. Melby 1995).
La traduzione automatica è il più brutale dei meccanismi per la comunicazione interlinguistica, ma può essere utile per un determinato tipo di testi. La modalità automatica di interazione potrebbe essere sfruttata anche in altro modo: si può, ad esempio, pensare a un programma interattivo che invece di produrre una traduzione automatica generi un documento superficialmente identico all’originale, ma in cui per ogni parola sia stata inserita automaticamente come testo di secondo livello la voce corrispondente di un dizionario bilingue, visibile ponendo il puntatore del mouse sopra la parola.
Questo meccanismo, la cui automazione è relativamente più semplice di una traduzione automatica, presuppone un lettore che sia in grado di comprendere parzialmente la lingua del testo originale (in questo caso l’italiano) e che usi questo servizio così come si usano le note nei brani di lettura di testi in lingua straniera per apprendenti. Il richiamo, per entrambe queste modalità di assistenza automatica, consiste naturalmente nel fatto che il servizio può avvenire in tempo reale.
Le applicazioni della traduzione automatica non riguardano solo i documenti ipertestuali: negli ultimi mesi sono stati immessi sul mercato applicazioni relative a chat lines o altri servizi di comunicazione interattiva in cui il testo immesso da un utente (tramite tastiera o voce) viene automaticamente tradotto nella lingua prescelta dal destinatario.
Per la maggior parte dei testi potrebbe però essere più desiderabile una traduzione fatta da persone (anche se probabilmente assistite in qualche modo dal computer…). È il caso, ad esempio, di molte imprese, anche di dimensioni ridotte, per le quali l’espansione di Internet rappresenta la possibilità di presentarsi e farsi conoscere più facilmente nel mercato internazionale. Per raggiungere anche realtà che parlano una lingua diversa - e quindi un maggior numero di potenziali clienti - diventa necessario offrire una versione tradotta dei testi pubblicati in rete.
L’analisi di alcune agenzie (Edit on line, Wordnet, ecc.) che offrono servizi di traduzione evidenzia alcune caratteristiche generali dell’offerta di traduzioni digitali in rete. Innanzitutto vi è la tendenza ad offrire un prodotto quanto più possibile finito, ovvero un sito multilingue in cui la traduzione è soltanto una parte dei servizi offerti. In secondo luogo i tipi di servizi traduttivi/editoriali offerti variano: si propone, ad esempio, un servizio non di traduzione integrale, ma di sintesi di determinati documenti, eventualmente corredati di un modulo interattivo attraverso il quale i destinatari del testo nella lingua di arrivo possono, in un secondo tempo, richiedere la traduzione completa. Il servizio di traduzioni a richiesta è proposto in particolare per siti che contengono una grande quantità di materiale, ad esempio, giornali o riviste elettroniche. Il committente può in questo caso richiedere una traduzione just in time inviando un messaggio di posta elettronica o servendosi di moduli standard.
Infine, vengono proposti servizi di aggiornamento traduttivo, in cui i testi tradotti vengono adeguati alle successive modifiche del testo di partenza (o di parti di esso).
Oltre a un mercato in espansione per quanto riguarda la domanda di traduzione, Internet è uno strumento di lavoro ideale per il traduttore perché permette di accedere a un’enorme quantità di informazioni linguistiche e culturali, come ad esempio quelle contenute negli archivi di testi letterari digitalizzati o nei grandi corpora linguistici, e di creare una rete di rapporti internazionali. Ad esempio, le agenzie di traduzione presenti su Internet si servono sempre più spesso di una rete di traduttori con cui stabiliscono un rapporto di collaborazione a distanza.
4. Conclusioni
Dal punto di vista dei traduttori, la natura dei testi elettronici pone quindi non solo problemi teorici come quelli relativi allo status del testo di partenza di una traduzione, ma anche problemi legati alle pratiche traduttive esistenti per i documenti in rete, ovvero di quale modalità di traduzione sia più appropriata per quale testo.
Così come per i testi che si servono di altri supporti tecnologici si possono infatti individuare diverse tipologie testuali, e in base a tali tipologie ipotizzare diverse modalità traduttive. Tra queste, la modalità della traduzione automatica risponde forse a un determinato tipo di bisogni comunicativi, e si situa in posizione di complementarità piuttosto che di concorrenza rispetto ai traduttori umani.
Per i traduttori di testi elettronici vi è la necessità di acquisire delle specifiche abilità e competenze relative ai due livelli dei testi, il traduttore deve cioè saper essere un lettore profondo, sapere cosa è testo e cosa è immagine, saper manipolare l’oggetto tecnologico. Essendo il testo elettronico un testo multimediale, particolare attenzione deve essere prestata all’interazione degli elementi verbali e di quelli non verbali.
La tecnologia dell’informazione ha abbattuto le barriere spaziotemporali, permettendo la comunicazione in tempo reale tra luoghi e persone situati fisicamente a centinaia di chilometri di distanza. D’altra parte, però, è limitato il contributo degli sviluppi tecnologici all’abbatteimento delle barriere linguistiche, a che persone di lingue e culture diverse possano comunicare direttamente tra loro, “indeed, it could be said that the advances of communication technology have exacerbated the problem” (O’Hagan 1996:1). La domanda di traduzione aumenta con l’aumentare del numero di persone che usano il computer come strumento di comunicazione e di informazione. Le prospettive e le sfide che la comunicazione telematica pone al traduttore riguardano quindi sia la natura dei testi elettronici, con le loro caratteristiche di multimedialità, ipertestualità e dinamicità, sia la loro caratterizzazione comunicativa.
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©inTRAlinea & Federico Zanettin (1999).
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