Special Issue: Terminologia e traduzione: interlinguistica, intralinguistica e intersemiotica

Approcci metodologici per lo studio della terminologia giuridica multilingue nell’era dell’Intelligenza artificiale:

il progetto didattico LEXTERM all’Università Cattolica di Lille

By Francesca Bisiani (Université Catholique de Lille, France)

Abstract

English:

The purpose of this article is to describe the first stages of the LEXTERM educational and scientific project being developed at the Faculty of Law of the Catholic University of Lille. The project involves the development of a multilingual database that invites to reflect on the circulation of terminological concepts between supranational law and national law in the legal sphere. The analyses also investigate the representation of legal terms in Machine Translation devices and are intended to contribute to a broader debate on the impact of artificial intelligence on linguistic variation.

Italian:

Il presente contributo intende descrivere le prime fasi del progetto didattico e scientifico LEXTERM in via di definizione alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Lille. Si tratta dell’elaborazione di una banca dati multilingue che invita a riflettere sulla circolazione dei concetti terminologici in ambito giuridico fra il diritto sovranazionale e il diritto. Le analisi s’interessano inoltre alla rappresentazione dei termini giuridici nei dispositivi di traduzione automatica e intendono contribuire a un dibattito più ambio sull’impatto dell’intelligenza artificiale sulla variazione linguistica.

Keywords: terminology, multilingualism, Machine Translation, didactics, law, terminologia, multilinguismo, traduzione automatica, didattica, diritto

©inTRAlinea & Francesca Bisiani (2023).
"Approcci metodologici per lo studio della terminologia giuridica multilingue nell’era dell’Intelligenza artificiale: il progetto didattico LEXTERM all’Università Cattolica di Lille"
inTRAlinea Special Issue: Terminologia e traduzione: interlinguistica, intralinguistica e intersemiotica
Edited by: Danio Maldussi & Eva Wiesmann
This article can be freely reproduced under Creative Commons License.
Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/2641

1. Introduzione

Il presente contributo intende presentare il progetto multidisciplinare LEXTERM in via di elaborazione alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Lille in Francia. Si tratta della creazione di una banca dati comparativa che invita la componente studentesca, e i futuri utenti, a riflettere, in un’ottica contrastiva e sociodiscorsiva, sulla circolazione dei concetti giuridici nelle realtà multilingue e nei dispositivi di traduzione automatica. La finalità del progetto, i cui lavori sono stati avviati a gennaio 2021, è al contempo didattica e scientifica: a partire da una riflessione terminologica e dalla compilazione di schede terminologiche, gli studenti e le studentesse di giurisprudenza affrontano varie problematiche legate alle difficoltà di concettualizzazione e di traduzione dei termini nei diversi ordinamenti giuridici. Questo tipo di attività formativa permette, dal punto di vista scientifico, non solo di valutare la dimensione testuale e discorsiva delle varianti terminologiche nell’ambito legale, ma anche di suggerire degli strumenti d’osservazione della traduzione automatica (TA). L’analisi qualitativa delle varianti consente difatti di misurare il grado di diffusione di quest’ultime nei dispositivi di TA e di contribuire così, in maniera più ampia, al dibattito sull’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) in ambito linguistico e nella dottrina giuridica.

Nella prima parte dello studio, illustreremo gli elementi salienti dell’approccio teorico e metodologico su cui si basa il progetto. La proposta di creazione della banca dati comparativa nasce dagli esiti delle nostre ricerche di dottorato condotte nel campo della terminologia e dell’analisi del discorso. La seconda parte espone i criteri di selezione dei termini e la struttura della scheda terminologica. Le spiegazioni saranno accompagnate da alcuni esempi di risultati ottenuti dalle analisi svolte fra gennaio 2021 ed aprile 2022. L’articolo, infine, si conclude con una terza e ultima sezione dedicata agli sviluppi previsti per il progetto nonché ai vantaggi e limiti riscontrati durante l’attività didattica. L’insieme di questi elementi ci permetterà di formulare alcune considerazioni sull’utilità di riflettere in ottica terminologica per affrontare temi attuali di tipo giuridico e traduttologico.

2. L’approccio discorsivo del progetto LEXTERM

I problemi legati al multilinguismo europeo sono stati discussi in diverse pubblicazioni individuali e collettive[1] che hanno permesso d’indagare sulle difficoltà di creare delle politiche comuni all’interno di una realtà polifonica ed eterogena come quella europea. La proposta del progetto LEXTERM nasce anzitutto dalla volontà di fornire agli studenti e alle studentesse della Facoltà di Giurisprudenza alcuni strumenti teorici e metodologici capaci di promuovere la riflessione sulla terminologia giuridica multilingue. La questione che si affronta riguarda quindi le difficoltà legate alle denominazioni dei concetti in diversi ordinamenti giuridici, anche quando questi usano la stessa lingua. Ricordiamo che ogni ordinamento è strettamente legato alla lingua di utilizzo ma anche a un proprio sistema di riferimento (Šarčević 1997: 230). L’uso di una denominazione è quindi riconducibile all’insieme di relazioni e di norme che reggono un’entità statale o sovranazionale. Va però detto che, nonostante le incongruenze terminologiche siano l’espressione delle diverse culture giuridiche, la riformulazione dei concetti, dovuta per esempio all’armonizzazione del diritto internazionale ed europeo, porta talvolta a delle divergenze che possono rivelare dei disaccordi su un determinato concetto.

In quest’ottica, il lavoro proposto prende spunto dalle conclusioni delle nostre ricerche precedenti nell’ambito degli approcci discorsivi della terminologia e, più in particolare, intende mettere in evidenza e analizzare le differenze concettuali che si manifestano nelle diverse “langues-cultures” (Galisson 1986) a livello nazionale e sovranazionale. Gli approcci discorsivi (Raus 2013; Bisiani 2020) in ambito terminologico s’interessano alla dimensione testuale e discorsiva del termine e osservano l’uso della terminologia e delle traduzioni intra e interlinguistiche come possibili indici di posizionamenti sociali, politici o ideologici (Maingueneau 2002)[2]. Ne risulta che, nel passaggio del termine da una langue-culture a un’altra, si possono evidenziare delle discrepanze terminologiche che talvolta rivelano dei punti di vista diversi degli enunciatori sullo stesso concetto. A partire da questi elementi, i e le partecipanti al progetto sono spinti a riflettere, in termini linguistici e giuridici, sulle motivazioni atte a spiegare la presenza di diverse denominazioni concorrenti. A tal fine, la struttura della scheda terminologica, come vedremo nel dettaglio nella prossima sezione, è stata predisposta secondo dei criteri sociodiscorsivi che permettono per l’appunto di orientare il ragionamento verso l’analisi, laddove presenti, di queste differenze. Il lavoro presta particolare attenzione, secondo una prospettiva che riprende alcune nozioni dell’Analisi del discorso di stampo francese (Dufour e Rosier 2012), alla tipologia testuale, le relazioni intertestuali fra gli atti legislativi e ad alcune strategie enunciative del discorso dominante e del controdiscorso. La riflessione che nutre il progetto, frutto delle nostre ricerche precedenti (Bisiani 2020), è che la circolazione dei termini a livello intra e interlinguistico delle realtà multilingue crea una permeabilità dei concetti che favorisce dei meccanismi di riformulazione e che mette talvolta in risalto dei dibattiti di tipo giuridico, politico o sociale nello spazio pubblico. Lo studio terminologico multilingue in chiave discorsiva diventa quindi una risorsa teorica e metodologica di analisi per la comprensione di questioni che s’iscrivono nel campo del diritto e delle scienze politiche.

Inoltre, il progetto si propone di applicare i principi dello studio terminologico all’osservazione della TA. L’approccio discorsivo e il modello terminologico proposto invitano, in via sperimentale, a comparare i risultati qualitativi dell’analisi con le equivalenze proposte in diversi dispositivi di TA ad accesso gratuito. In tal modo, gli studenti e le studentesse sono incoraggiati a valutare la presenza o l’assenza delle denominazioni sovranazionali o nazionali generate dalle nuove tecnologie. Si tratta quindi di analizzare la circolazione del termine oggetto di studio non solo in vari contesti legali, politici e mediatici ma anche di esaminare quali sono le varianti che sono maggiormente diffuse dagli strumenti automatici. Così facendo e come vedremo più avanti, questo procedimento consente alla componente studentesca di acquisire una più importante consapevolezza nei confronti dell’uso dell’intelligenza artificiale nel loro ambito di studio. Va precisato che questo secondo aspetto del lavoro, dedicato all’osservazione della traduzione automatica, s’inserisce parallelamente nel progetto di ricerca multilingue Linguistic Rights and Language Varieties in Europe in the age of Artificial Intelligence diretto da Rachele Raus nell’ambito delle attività del Centro d’eccellenza Jean Monnet Artificial Intelligence for European Integration (AI4E), coordinato da Umberto Morelli dell’Università di Torino e finanziato dalla Commissione europea (2020-2023)[3]. Il focus del gruppo di ricerca è proprio quello di ripensare al funzionamento degli algoritmi su cui si basa l’addestramento delle reti neurali in chiave sociodiscorsiva. In altri termini, l’analisi qualitativa delle varianti e del discorso in cui s’inseriscono, consente di suggerire dei criteri che possono aiutare a risolvere la discriminazione algoritmica (per esempio di tipo diatopico, diastratico o di genere) legata alla variazione delle lingue standard e speciali. Gli studenti e le studentesse dell’Università Cattolica di Lille partecipano così a questa riflessione sui “biais” dei modelli algoritmici grazie anche alla possibilità di presentare i loro progetti terminologici in occasione di due incontri all’anno dedicati ai lavori didattici organizzati dal gruppo di ricerca del AI4EI[4].

Infine, il nostro progetto LEXTERM prevede la presentazione a inizio e a fine corso di due questionari che intendono indagare sulla conoscenza da parte dei e delle partecipanti di diversi strumenti di TA, terminologici o di allineamento delle concordanze. Senza entrare nel merito della struttura dei questionari, sottolineiamo che l’obbiettivo dell’indagine, effettuata in parallelo da altri membri del progetto AI4EI, è di valutare l’uso dell’IA come strumento di svago e di studio durante l’attività accademica. Inoltre, il confronto fra i risultati statistici d’inizio e fine corso permette di stimare l’evoluzione del pensiero critico della componente studentesca riguardo i problemi sollevati dall’uso dell’IA in ambito linguistico e giuridico.

L’insieme degli elementi finora illustrati emergono grazie ai campi della scheda terminologica che, come vedremo, permettono di mettere in risalto la pluralità di varianti che predomina lo spazio pubblico e che talvolta non sembra correttamente rappresentata dai dispositivi di traduzione automatica.

3. Il criterio di selezione dei termini, il modello di scheda terminologica e i primi risultati

Il progetto LEXTERM ha coinvolto finora, da gennaio 2021 ad aprile 2022, 79 studenti iscritti al Master 1[5]Organisations internationales et européennes” e al Master 2 “Droits de l’homme, Sécurité et Développement” dell’International and European Law School della Facoltà di Giurisprudenza. Si tratta di due corsi di Laurea magistrale bilingue, impartiti in inglese e francese, che preparano gli studenti e le studentesse alle carriere giuridiche europee e internazionali. Va precisato quindi che le persone partecipanti al progetto s’interessano anzitutto al diritto internazionale, europeo e ai diritti umani ed è proprio in questi ambiti che sono state invitate a selezionare i termini. In tal senso, ricordiamo che “les termes sont des unités lexicales dont le sens est envisagé par rapport à un domaine de spécialité” (L’Homme 2004: 22). Il punto di partenza del progetto equivale pertanto alla scelta dei termini, che viene effettuata a monte della redazione della scheda terminologica, e che coincide con i settori di studio dei e delle partecipanti. Le prime lezioni sono dedicate alla ricerca terminologica in diverse fonti esistenti (glossari, banche dati, dizionari specializzati, testi giuridici). Oltre ad avviare il progetto, questa fase iniziale esplorativa permette di suggerire alcuni strumenti che potranno essere utili nel loro percorso accademico, soprattutto nel caso si volesse approfondire la definizione di un concetto. Abbiamo notato difatti che, nella maggior parte dei casi, la selezione del termine risulta dalla volontà di delimitare una nozione giuridica oggetto di studio delle tesine e tesi di fine anno o affrontata parallelamente nei corsi magistrali. Le ricerche e la compilazione delle schede sono effettuate in francese e in inglese[6]e, a titolo facoltativo, in una terza lingua di lavoro.

Per quanto riguarda il modello di scheda terminologica[7], la suddivisione dei campi è stata predisposta a partire dalle quattro categorie proposte da Juan C. Sager (1990) e riprese come segue da Marie-Claude l’Homme:

  • Données conceptuelles[8] : On regroupe ici la définition, l’indication de relations avec d’autres concepts, le domaine de spécialité et, au besoin, des notes techniques et des illustrations, etc. […]
  • Données linguistiques : Ce second groupe comprend la ou les formes linguistiques proprement dites (termes, synonymes, variantes, etc.), l’information grammaticale qui s’y rattache, et, au besoin, des marques d’usage.
  • Données pragmatiques : Il s’agit ici des contextes servant à illustrer l’emploi des termes, des indications de langue, ou toute autre mention relative aux conditions d’utilisation des termes.
  • Données relatives aux équivalents : Les données linguistiques rattachées aux équivalents dans une autre langue font partie de cette dernière catégorie (L’Homme 2004: 254)

Per la prima sezione, le “données conceptuelles” o “informazioni concettuali”, abbiamo accordato una particolare attenzione alla delimitazione del dominio e sottodominio specifico di ricerca e alla definizione. L’ambito di analisi di ogni scheda rimane quindi circoscritto a un determinato ramo del diritto. Per quanto concerne la definizione, l’autore o autrice della scheda fornisce una definizione esistente in ambito legislativo, giurisdizionale e/o dottrinale del termine. In caso di difficoltà a reperire una definizione terminologica esauriente o in sua assenza, è possibile proporne la redazione secondo i metodi definitori intensionali o estensionali descritti nella norma ISO (704/2022). In questo ultimo caso, il campo denominato “Definition proposal by the author” sarà riempito alla fine del lavoro terminologico dopo quindi aver acquisito una conoscenza più approfondita del concetto. Viceversa, qualora esistesse una pluralità di definizioni, il campo creato invita a elencarne la totalità in modo da mettere in risalto fin da subito le possibili divergenze concettuali sul termine. Va specificato che per i campi delle definizioni e, successivamente, dei contesti d’uso si forniscono delle precisazioni aggiuntive sull’ordinamento giuridico di appartenenza della denominazione[9], sul sottodominio e sulla tipologia testuale. In un’ottica contrastiva, questi elementi consentono di osservare, come specificheremo ulteriormente più avanti, la dimensione testuale, intertestuale, discorsiva del termine e la circolazione della denominazione fra il livello sovranazionale e nazionale. Infine, un commento alla o alle definizioni permette di fornire maggiori chiarimenti riguardo alle difficoltà legate al concetto tramite una breve spiegazione che, eventualmente, potrà essere approfondita nella parte finale della scheda intitolata “linguistic and legal comparative analysis”. Quest’ultimo campo, che rappresenta una particolarità della banca dati LEXTERM, corrisponde al bilancio conclusivo del lavoro, in cui gli studenti o le studentesse sono chiamati a esaminare, in chiave contrastiva, l’insieme degli elementi della ricerca. Si tratta sostanzialmente di formulare diverse considerazioni relative alle equivalenze o incongruenze fra i termini sul piano intra e interlinguistico e, così facendo, di mettere in evidenza le eventuali questioni politiche e giuridiche che emergono dall’uso del termine analizzato.

Qui di seguito presentiamo un esempio di definizione in francese della studentessa M.C[10] che s’interessa al termine “État de nécessité” nell’ambito del diritto ambientale.

Definition

 

1. Droit international

Texte contraignant

1. cause d’exclusion de l’illicéité d’un fait non conforme à une obligation internationale constituant pour l’État le seul moyen de protéger un intérêt essentiel contre un péril grave et imminent et ne portant pas gravement atteinte à un intérêt essentiel de(s) (l’)État(s) à l’égard desquels l’obligation existe ou de la communauté internationale dans son ensemble.

Sources :

1. Nations Unies (2002). Résolution 56/83 adoptée par l’Assemblée Générale. New York

2. Droit pénal français

Texte contraignant

2. Fait justificatif selon lequel n'est pas pénalement responsable la personne qui, face à un danger actuel ou imminent qui menace elle-même, autrui ou un bien, accomplit un acte nécessaire à la sauvegarde de la personne ou du bien, sauf s'il y a disproportion entre les moyens employés et la gravité de la menace.

2. Ministère de la justice français (1994). Article 122-7. Code pénal.

Definition proposal by the author

circonstance excluant l’illicéité d’un acte non conforme à une obligation nationale ou internationale qui est le seul moyen pour le(s) État(s) ou la personne de sauvegarder un intérêt environnemental essentiel affectant la planète ou l’humanité contre un péril grave et irréversible.

 

Comment on definitions

Les définitions des Nations Unies et du Code pénal français ne s’inscrivent pas dans le domaine du droit de l’environnement mais uniquement dans le corpus de la responsabilité de l’État ou du droit pénal. La question de l’invocation de l’état de nécessité pour la sauvegarde de l’intérêt environnemental est un sujet débattu au sein de la communauté scientifique (Cahiers de la Justice, 2019). La définition que nous proposons renvoie à une utilisation potentielle du terme « État de nécessité » au service de la cause environnementale.

 

Tabella 1: estratto della scheda terminologica di M. C sul termine “État de nécessité”.

Quello che ci interessa mettere in luce in queste definizioni e, più generalmente nella scheda di M.C., è la volontà iniziale d’indagare sulla definizione di un principio che è talvolta invocato sul piano mediatico e dottrinale in materia ambientale ma che risulta raramente applicato nei litigi di questa branca del diritto[11] principalmente a causa del carattere considerato “non imminente” e pertanto prevedibile del cambiamento climatico, spiega M.C. riprendendo Les Cahiers de la Justice (2019). La ricerca della definizione, assieme all’analisi dei contesti, ha permesso in questo caso di valutare lo scarto fra l’uso a valenza politica o non vincolante del termine e la sua applicazione effettiva a livello giurisdizionale fino ad oggi. In questo modo si chiarifica l’uso di un concetto e denominazione e al contempo si evidenzia un dibattito che suscita interesse nella sfera ambientale, politica e giuridica.

La seconda sezione del modello terminologico, “données linguistiques” o “informazioni linguistiche”, è dedicata alle indicazioni grammaticali e alle varianti. All’inizio della ricerca la componente studentesca parte da una denominazione su cui effettua le ricerche. Tuttavia, la maggior parte si scontra con una pluralità di varianti denominative che emergono dai testi. I campi “variations” e “comment on variation” servono per l’appunto a registrare queste varianti e ad approfondire le differenze d’uso che le contraddistinguono. In alcuni casi, si tratta di forme grafiche o sinonimiche che dipendono dal contesto giuridico d’uso o dalla tipologia testuale. La studentessa C.C. indica per esempio che la denominazione “cyberintimidation” è in uso nel diritto civile e penale canadese mentre nell’ordinamento giuridico francese il termine attestato, per lo meno nei testi vincolanti, è “harcelement commis dans l’espace numérique”. Notiamo una tendenza simile nel lavoro di R.D sul termine “secte” che compare in diversi testi europei[12] ma che invece non è armonizzato nel piano nazionale francese. Si tratta difatti di una denominazione che non è riconosciuta nel diritto francese dal momento che viola i valori dei testi fondamentali dello Stato ovvero la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789, la Costituzione francese del 1958 e la Legge di separazione tra Stato e Chiese del 1905. La variante in uso nei testi francesi sarà quindi “dérives sectaires”. Ciononostante, come specifica R.D. nel “comment on variation” citando la Miviludes (s.d.), l’organismo interministeriale di vigilanza contro le derive settarie, questo concetto ha una valenza giuridica puramente “operativa[13]”, nel senso che non è giuridicamente definito o incriminato ma può essere evocato nella giurisprudenza per descrivere i fenomeni settari.

Notiamo che questo tipo di confronto terminologico fra le varianti permette di riflettere su diversi elementi a rilevanza giuridica quali la presenza o carenza dell’armonizzazione terminologica fra la dimensione sovranazionale e nazionale o i meccanismi di riconfigurazioni dei termini nel passaggio fra il testo non vincolante e vincolante.

In altri casi, le divergenze fra le varianti mettono in luce dei posizionamenti o delle connotazioni che attestano soprattutto dei punti di vista di tipo politico o ideologico sullo stesso concetto. Spesso queste osservazioni si evincono dallo studio comparativo dei contesti che illustreremo nella sezione successiva della scheda terminologica.

Nella terza sezione, ovvero le “données pragramatiques” (informazioni pragmatiche) i e le partecipanti indagano sull’uso del termine in diversi contesti d’utilizzo e, quando presente, sulla connotazione. I campi proposti sono intitolati come segue: “international legal context”, “national legal context”, “mass media context”, “political context 1”, “political context 2 (counter-argument)” e “connotation”. A questi, si aggiunge un approfondimento sui contesti giuridici denominato “comment on the legal contexts”. L’obbiettivo dell’approccio contestuale che proponiamo è di esaminare l’uso effettivo della denominazione in diversi testi legali, politici e mediatici. Questa fase d’analisi risulta utile sotto diversi aspetti: innanzitutto porta a verificare l’uso reale di un termine (Zanola 2018: 59) in un determinato ordinamento giuridico e a valutare talvolta i rimandi interdiscorsivi fra i testi legislativi in modo da dimostrare l’armonizzazione o meno del diritto interno con il diritto internazionale o europeo. Per esempio, la scheda terminologica di J.R sul termine “crime contre l’humanité” segnala la volontà dell’Unione europea e della Repubblica francese di allinearsi sui principi dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (CPI) e delle Nazioni Unite tramite dei contesti che incentivano la lotta contro i crimini contro l’umanità così come definiti nel diritto internazionale. Vediamone due estratti:

European context

[Le Parlément européen] réaffirme, dans ce contexte, sa condamnation ferme des crimes haineux et des violations des droits de l’homme ; […] rappelle que la violence sexuelle peut, selon le CPI, constituer un crime de guerre et un crime contre l’humanité ;

Source :

Parlement européen (4.7.2017). Résolution sur « Appréhender les violations des droits de l’homme dans le contexte des crimes de guerre et des crimes contre l’humanité, dont le génocide »

National legal context

Les crimes contre l'humanité, tels qu'ils sont définis par la résolution des Nations Unies du 13 février 1946, prenant acte de la définition des crimes contre l’humanité, telle qu'elle figure dans la charte du tribunal international du 8 août 1945, sont imprescriptibles par leur nature.

La présente loi sera exécutée comme loi de l'Etat.

Source :

Légifrance (26.12.1964). Article unique. Loi n° 64-1326 tendant à constater l'imprescriptibilité des crimes contre l'humanité.

 

Tabella 2: estratto della scheda terminologica di J.R. sul termine “crime contre l’humanité”.

Tuttavia la studentessa J.R. fa notare, nella parte della scheda dedicata alla“linguistic and legal comparative analysis”, che questo allineamento rilevato nei contesti risulta essere solo parziale dal momento che “contrariamente al diritto internazionale, il diritto penale francese include il concetto di ‘genocidio’ nella definizione del termine ‘crimine contro l’umanità’”[14]. Allo stesso modo, nel titolo della Risoluzione europea del 4 luglio 2017 citata nella tabella 2, il Parlamento europeo considera il genocidio come un crimine di guerra o contro l’umanità creando così una certa confusione terminologica dovuta allo sfasamento fra la concettualizzazione del termine nell’intestazione e la sua definizione sottintesa proposta tramite il rimando intertestuale alla CPI.

Inoltre, dal punto di vista sociodiscorsivo, la ricerca della denominazione prescelta nei contesti mediatici e politici (“mass media context”, “political context 1”, “political context 2 counter-argument”) induce a considerare il valore argomentativo che veicolano le denominazioni[15]. Particolare attenzione è consacrata al confronto fra il discorso e il controdiscorso, vale a dire alla coesistenza nello spazio pubblico del discorso dominante e subalterno. In tal senso, riprendendo le riflessioni teoriche di Ruth Amossy (2018: 215), l’obbiettivo è di considerare il dissenso nello scontro politico non come un “segno di fallimento” ma come “una caratteristica del funzionamento democratico”[16].

Si cerca quindi di osservare come la scelta della denominazione partecipa alla costruzione di un’argomentazione in un contesto. La ricerca della polemica e il disaccordo politico diventano, da un punto di vista didattico, degli elementi di studio che consentono di capire e rivalutare la complessità di opinioni politiche e giuridiche che si formano attorno a un determinato concetto in una società democratica. Vediamo per esempio le considerazioni di H. T sul termine “lanceur d’alerte”, ovvero la figura dell’informatore (“whistleblower” in inglese) tutelata in Francia dalla Legge Sapin II n°2016-1691 del 2016 relativa alla trasparenza, la lotta contro la corruzione e la modernizzazione della vita econonomica:

Political context 1

Enfin nous préconisons le renforcement des missions et des moyens du Défenseur des droits, la création d’un fonds de soutien (abondé par les amendes) et l’octroi du droit d’asile aux lanceurs d’alerte.

Source :

Ligue de droit de l’homme et al. (7.11.2019). Lettre ouverte à E. Macron sur le statut des lanceurs d’alerte. Site de la Ligue du droit de l’homme.

Political context 2 (counterargument

Lanceur d’alerte : une protection des dénonciateurs d’infractions

 

Le simple fait pour le salarié d'avoir relaté les graves dysfonctionnements dans l'entreprise, qu’il a constatés, et d’avoir attiré l’attention de son employeur sur ces faits ne justifie pas de le considérer comme un lanceur d’alerte.

Source :

Équipe de Weblex (2.7.2018). Lanceurs d’alerte : relater = dénoncer ? Site de Weblex, l’information juridique en ligne pour les entrepreneurs.

Tabella 3: estratto della scheda terminologica di H.T. sul termine “lanceur d’alerte”.

Vediamo, nel secondo estratto, che nonostante in Francia lo statuto dei “lanceurs d’alerte” sia ufficialmente riconosciuto dalla Legge Sapin II, gli informatori possono talvolta essere considerati in senso negativo come dei “dénonciateurs” da alcuni attori dello spazio pubblico. Nel caso specifico il termine oggetto di studio si presenta come una formule, nozione definita da Alice Krieg-Planque come un oggetto discorsivo polemico e non consensuale nei confronti del quale gli attori sono obbligati a posizionarsi. In altri casi, il “silenziamento” (Pulcinelli-Orlandi 1996: 62) di una denominazione può rivelare implicitamente il posizionamento contrario dell’enunciatore rispetto a un concetto conflittuale. Il confronto fra il discorso e il contro discorso, assieme allo studio delle nozioni discorsive e delle varianti che emergono durante il lavoro sullo studio terminologico, fornisce alla componente studentesca degli elementi metodologici che permettono di valutare il dibattito politico che si costruisce attorno a una denominazione.

Infine, nella parte della scheda terminologica sulle informazioni pragmatiche, abbiamo inserito un’indicazione dedicata alla connotazione (“connotation”). Questa scelta è legata alla volontà d’esplicitare la funzione connotativa che assume la denominazione nel contesto. In questo campo è possibile, inoltre, specificare se le varianti suggeriscono la presenza di connotazioni diverse rispetto alla denominazione presa in esame nella scheda (come nel caso di “lanceur d’alerte/dénonciateur”). Come vedremo nella prossima sezione, questa voce della scheda risulta particolarmente utile al momento d’analizzare i risultati delle equivalenze nei dispositivi di traduzione automatica.

L’ultima parte relativa agli equivalenti contiene diversi aspetti che mettono in risalto l’approccio innovativo del progetto LEXTERM. La sezione è suddivisa in due sottocategorie intitolate “machine translation” e “linguistic and legal comparative analysis”.

Il proposito della “machine translation” è d’invitare, in via sperimentale, i e le partecipanti a comparare i risultati ottenuti durante la compilazione delle schede in francese, inglese ed eventualmente in altre lingue con gli equivalenti proposti da diversi traduttori automatici come Google Translate, DeepL, Systran e dai dispositivi d’allineamento bilingue quali Linguee o Reverso Contexte. In alcuni casi i risultati ottenuti finora sono apparsi di particolare interesse dal momento che sono riusciti a mettere in evidenza degli elementi capaci di raggiungere un dibattito più ampio sull’impatto della traduzione automatica sulla variazione terminologica. A tal riguardo, come annunciato precedentemente, le considerazioni sulla TA del progetto LEXTERM contribuisce alle riflessioni del gruppo di lavoro del progetto di ricerca multilingue Linguistic Rights and Language Varieties in Europe in the age of Artificial Intelligence (AI4E). Fra gli aspetti più salienti possiamo sottolineare la tendenza dei dispositivi automatici a non differenziare gli ordinamenti giuridici e, soprattutto, a sottorappresentare le varianti giuridiche del diritto interno dovuta all’utilizzo di corpora formati da un alto numero di testi d’origine internazionale ed europea. In questo contesto, bisogna ricordare che gli strumenti di TA si basano su modelli predittivi statistici che mirano a generare degli algoritmi di apprendimento automatico a partire da vasti corpora di riferimento (Chaumartin e Pirmin 2020: 173). In altre parole, nei nostri casi di studio, il fatto che gli algoritmi si allenino su vasti corpora istituzionali sovranazionali sembra ridurre la possibilità di rintracciare nei risultati automatici la terminologia legata al diritto nazionale[17].  Ritornando al lavoro di R.D. sul termine “secte”, lo studente dimostra per esempio che la variante in uso nei testi legali francesi “dérive séctaire” non appare nelle traduzioni dall’inglese al francese (a partire dal termine “sect” o “cult”) in nessun traduttore citato poc’anzi. In maniera simile, nella scheda di G.T. sulla “minorité linguistique”, la traduzione verso il francese del termine inglese “linguistic minority” propone nella maggior parte dei risultati la variante canadese e internazionale “minorité linguistique”. Come nel caso precedente, i traduttori automatici si scontrano sicuramente con la difficoltà di tradurre il concetto di minoranza linguistica che non è riconosciuto dalla Repubblica francese dal momento che risulta essere contrario al principio d’indivisibilità del popolo francese[18]. Ciononostante, resta evidente la tendenza della TA a restituire dei concetti giuridici che rinviano maggiormente a delle realtà giuridiche sovranazionali.

Un altro aspetto interessante è la restituzione della connotazione. In alcuni risultati[19], i dispositivi di TA colgono la funzione connotativa legata alla variante in entrata, in altri rimane invariata. Osserviamo i seguenti esempi tratti dalle schede di R.D sulla “secte” e di H.T. sul “lanceur d’alerte”:

Machine translation

1. La notion de secte est suffisamment péjorative pour que son emploi constitue à lui seul une atteinte grave aux droits de l'auteur.

Source : Linguee, Nations Unies, Pacte international relatif aux droits civils

et politiques, 2007.

Dernière date de consultation :

28.6.2022

1. The concept of cult is sufficiently pejorative for its use alone to represent a serious violation of the author’s rights.

Source: Linguee, United Nations, International covenant on civil and political rights, 2007.

Last accessed: 28.6.2022

 

 

2. Certains députés conservateurs qualifient la police de secte parce qu’elle est en désaccord avec eux.

Source : Linguee, Chambre des communes Canada, débats, 2010.

Dernière date de consultation : 28.6.2022

2. We have had Conservative members call the police a cult because the police disagree with them.

Source: Linguee, House of Commons Canada, debates, 2010.

Last accessed: 28.6.2022

Tabella 4: estratto della scheda terminologica di R.D. sul termine “secte”.

Machine translation

1. Once again the whistleblower prevented 

from giving his side of the story in the Committee on Budgetary Control.

Source: Linguee, European Parliament, debates, 2005.

Last accessed: 28.6.2022

1. Une nouvelle fois, le dénonciateur a été empêché de livrer sa version des faits devant la commission du contrôle budgétaire.

Source : Linguee, Parlement européen, débats, 2005.

Dernière date de consultation : 28.6.2022

2. Particular care will be taken during staff evaluation and promotion procedures to ensure that the whistleblower suffers no adverse consequences in this context.

Source: Linguee, European Commission, Communication, 2004.

Last accessed: 28.6.2022

2. Des précautions particulières seront prises dans le cadre des procédures d’évaluation et de promotion du personnel afin de veiller à ce que les informateurs ne soient pas pénalisés dans ce contexte.

Source: Linguee, Commission européenne, Communication, 2004.

Dernière date de consultation : 28.6.2022

Tabella 5: estratto della scheda terminologica di H.T. sul termine “lanceur d’alerte”.

Nella tabella 4 notiamo che la denominazione “secte” (ricordiamo a valenza non giuridica in Francia) è tradotta con il termine “cult”. Il traduttore, in questo caso Linguee, restituisce la connotazione negativa della denominazione francese “secte” anziché proporre l’equivalente “sect” a valenza più neutra. Nella tabella 5 invece il termine “lanceur d’alerte” è reso da “dénonciateur” o “informateur” che, come abbiamo visto nella tabella 3 presentano una connotazione negativa o neutra contrariamente alla variante “lanceur d’alerte”. Sebbene queste considerazioni rimangano per ora limitate all’osservazioni dei risultati in uscita, reputiamo che potrebbero contribuire alla riflessione sulla prosodia semantica[20] (Louw 1993: 157) dei termini nei contesti proposti dai dispositivi di TA. In tal senso, sarebbe utile chiedersi come il contesto e cotesto contribuiscano alla costruzione del senso e attivino la connotazione positiva o negativa dell’equivalente nel processo traduttivo automatico.

Infine, la seconda sottocategoria di questa sezione, la “linguistic and legal comparative analysis”, si configura come un’analisi globale del lavoro svolto. In questa ultima parte l’autore o autrice della scheda presentano anzitutto lo stato dell’arte del concetto selezionato in francese, inglese o altra lingua di studio. L’obbiettivo è di descrivere i termini giuridici mettendo in luce il valore che questi assumono in un determinato contesto, sovranazionale o nazionale, e presentando al contempo le eventuali incongruenze concettuali che esistono fra i diversi ordinamenti giuridici. Le ricerche condotte nei contesti mediatici, giuridici e politici permettono inoltre di segnalare se il termine è oggetto di dibattito nello spazio pubblico. Dal punto di vista linguistico, diverse sono le osservazioni che si possono approfondire, in particolare le questioni legate alla definizione, alle riformulazioni delle denominazioni in relazione alla tipologia testuale o ai posizionamenti degli enunciatori, alla connotazione e ai risultati della TA. Quest’analisi conclusiva intende essere uno strumento utile anche per il futuro utente della banca dati che potrà quindi acquisire delle informazioni dettagliate sulle problematiche connesse al termine ricercato.

Per concludere questo paragrafo e a scopo riassuntivo, proponiamo qui di seguito il modello completo di scheda terminologica. Va precisato che la prima parte della scheda, da “author” sino a “connotation” si ripete per ogni equivalente linguistico. La seconda è dedicata all’analisi comparativa ed è quindi comune a tutte le lingue di lavoro.  

Author

 

 

Term

 

 

Part of speech

 

 

Domain and subdomain

 

 

Definition/s

(specify legal system and text type)

 

Source

Comment on definition

 

Definition proposal by the author

 

Variations

 

Source

Comment on variations

 

 

International legal context

(to specify if International or European system; specify text type)

 

Source

National context

(specify legal system and text type)

 

Source

Comment on legal contexts

 

Media context

 

Political context 1

 

Political context 2 (counterargument)

 

Connotation

 

Machine Translation 1 (automatic translation)

With and without context

Source

Machine Translation 2 (bilingual concordance)

 

Source

Comment on machine translation

 

Linguistic and legal comparative analysis

 

Tabella 6: Modello di scheda terminologica della banca dati LEXTERM.

Proponiamo infine alcune riflessioni conclusive sul Progetto LEXTERM e sull’interesse di riflettere in chiave terminologica e traduttiva al rapporto fra i concetti in diversi ordinamenti giuridici.

4. Bilancio e considerazioni sul Progetto LEXTERM

Il progetto LEXTERM si trova attualmente nella sua prima fase di realizzazione. Al momento, il lavoro svolto alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica di Lille da gennaio 2021 ad aprile 2022 ci ha permesso di raccogliere 79 schede terminologiche. Precisiamo che la finalità della base LEXTERM è in primis didattica dal momento che intende fornire agli studenti e le studentesse di giurisprudenza degli strumenti per riflettere su delle problematiche di tipo giuridico in chiave terminologica e discorsiva. A tal riguardo, l’osservazione degli scarti concettuali fra ordinamenti giuridici, le considerazioni sulle varianti terminologiche in base alla tipologia testuale e al contesto enunciativo così come la valutazione degli aspetti discorsivi nella lingua di specialità, comporta una presa in considerazione del valore performativo e, talvolta, politico dei termini in ambito giuridico. In particolare, lo studio delle varianti e degli equivalenti sia a livello intralinguistico che interlinguistico invita ad indagare sull’armonizzazione del diritto sovranazionale nel diritto interno. Così facendo, la componente studentesca esplora le eventuali ambiguità concettuali e mette in luce i punti di vista discorsivi che alimentano i dibattiti sui termini.

La seconda finalità del progetto concerne la creazione di una banca dati che vuole configurarsi come una risorsa terminologica per i professionisti, le professioniste e la comunità scientifica in ambito legale e linguistico. Attualmente, stiamo procedendo assieme ai membri del laboratorio C3RD all’analisi dello sviluppo informatico del database. L’obbiettivo è di creare una piattaforma a cui l’utente possa accedere per sola consultazione e, al contempo, offrire la possibilità ad altre Università di partecipare all’ampliamento del progetto tramite un accesso a un modello terminologico online modificabile. In vista della futura pubblicazione delle schede, ci sembra utile sottolineare infine una principale difficoltà che abbiamo riscontrato in fase di correzione delle schede terminologiche. L’interdisciplinarità del modello porta a prendere in considerazione la necessità di procedere una doppia revisione dei contenuti. Gli approfondimenti inseriti nella scheda richiedono difatti un controllo che possa avallare sia gli aspetti linguistici che giuridici dell’analisi. Inoltre, è importante specificare che il lavoro di confronto delle definizioni e dei contesti svolto dalla componente studentesca non può essere considerato come uno studio comparativo esaustivo su un determinato concetto. Tale analisi richiederebbe delle analisi e delle letture più approfondite che non possono attualmente rientrare nella durata del corso e della proposta didattica. Il progetto si limita quindi a fornire all’utente uno strumento di ricerca che possa delineare alcune piste di riflessione legate all’uso delle varianti in ambito giuridico, politico e mediatico. In aggiunta, non escludiamo, nelle prossime fasi del progetto, di procedere ad una modifica della strutturazione del modello terminologico. In particolare, la categoria “definition proposal by the author” potrebbe essere integrata alla categoria “comment on definition”. Il confronto con la comunità scientifica ci ha permesso difatti di notare che queste due voci potrebbero svolgere una funzione simile dato che entrambe servono a delimitare il concetto e a far emergere degli aspetti poco chiari riscontrati nelle definizioni dei testi giuridici. Al contempo, dal punto di vista metodologico, riflettiamo inoltre se elaborare schede separate, e collegate tra loro, per ogni ramo del diritto (internazionale, interno ecc.) in modo da distinguere chiaramente la diversità concettuale delle entrate terminologiche.

Infine, il progetto LEXTERM, dal punto di vista scientifico, presta particolare attenzione all’interrelazione fra la terminologia e la traduzione inter e intralinguistica, suggerendo un approccio teorico e metodologico qualitativo che induce a esaminare la rappresentazione delle lingue di specialità nei dispositivi automatici. Queste piste di ricerca attualmente contribuiscono alle riflessioni dell’asse linguistico del Progetto europeo Artificial Intelligence for European Integration (AI4E) e, ci auspichiamo, potranno promuovere altri approfondimenti futuri.

Bibliografia

Amossy, Ruth (2014) Apologie de la polémique, Paris: Presses Universitaires de France.

Bisiani, Francesca (2020) Pour une approche discursive de la terminologie européenne et nationale, en français et en espagnol, des textes non contraignants sur les politiques sécuritaires (2001-2018), tesi di dottorato, Université de Paris, Università degli Studi di Udine, Università degli Studi di Trieste.

---- (2022) “Les ‘minorités’ en Italie et en France. L’impact de la traduction automatique sur la détermination des concepts juridiques”, Traduire, n°246: 65-76.

Chaumartin, François-Régis e Pirmin Lemberger (2020) Le traitement automatique des langues, Malakoff, Dunod.

Dufour, Françoise e Rosier, Laurence (2012) “Introduction. Héritages et reconfigurations conceptuelles de l’analyse du discours ‘à la française’ : perte ou profit ?”, Langage et Société, n°140: 5-13.

Gaboriaux, Chloé, Raus, Rachele, Robert, Cécile e Vicari, Stefano (eds) (2022) “Le multilinguisme dans les organisations internationales”, Mots Les langages du politique n°128, Lyon, ENS Éditions.

Galisson, Robert (1986) “Éloges de la ‘Didactologie/Didactique des langues et cultures (Maternelles et étrangères) – D/DLC’”, Études de Linguistique appliquée, n°64: 38-54.

Krieg-Planque, Alice (2009) La Notion de ‘formule’ en analyse du discours. Cadre théorique et méthodologique, Besançon, Presses universitaires de Franche-Comté.

L’Homme, Marie-Claude (2004) La terminologie : principes et techniques, Montréal, Presses Universitaires de Montréal.

Les Cahiers de la justice (2019) “L'état de nécessité peut-il servir la cause de l’environnement ?”, Les Cahiers de la justice, n°3: 387-392.

Louw, Bill (1993) “Irony in the text or insincerity in the writer? The diagnostic potential of semantic prosodies” in Text and Technology: In Honour of John Sinclair, Mona Baker, Gill Francis e Elena Tognini-Bonelli (eds.), Philadelphia, Amsterdam: John Benjamins. 157-175.

Maingueneau, Dominique (2002) “Positionnement” in Dictionnaire de l’analyse du discours, Patrick Charaudeau e Dominique Maingueneau (eds.), Paris, Seuil: 453-454.

Miviludes (s.d.) “Le dispositif juridique français”, site de la Mission interministérielle de vigilance et de lutte contre les dérives sectaires (Miviludes), URL: https://www.miviludes.interieur.gouv.fr/quest-ce-quune-dérive-sectaire/que-dit-la-loi/le-dispositif-juridique-français (ultima consultazione il 15 giugno 2022).

Organisation internationale de normalisation (2022) ISO 704. Travail terminologique. Principes et méthodes, Genève, quarta edizione.

Pulcinelli-Orlandi, Eni (1996) Les formes du silence. Dans le mouvement du sens. Paris, Éditions de cendres.

Raus, Rachele (2013) La terminologie multilingue. La traduction des termes de l’égalité H/F dans le discours international, Bruxelles, De Boeck Supérieur.

---- (ed) (2010) Multilinguismo e terminologia nell'Unione europea: problematiche e prospettive, Milano, Hoepli.

Sager, Juan Carlos (1990) A practical course in Terminology Processins, Amsterdam, Philadelphia, John Benjamins.

Šarčević, Susan (1997) New approach to legal translation, The Hague, London, Boston, Kluwer Law International.

Zanola, Maria Teresa (2018) Che cos’è la terminologia, Roma, Carocci.

Note

[1]    Vedi per esempio Raus (2010) e Gaboriaux, Raus, Robert e Vicari (2022).

[2]    L’approccio discorsivo che inquadra le nostre ricerche deriva dalle correnti della terminologia che hanno dato maggior peso alla dimensione descrittiva e semasiologica del termine (per un panorama di queste correnti vedi Bisiani 2020: 35-44). Al contempo, l’obbiettivo è di oltrepassare le differenze fra la teoria semasiologica e onomasiologica e di conciliare strumenti d’analisi linguistica, discorsiva e statistica. Quest’ottica ci permette di ridurre la differenza fra “parola”della lingua standard e “termine”della lingua specializzata e di tener conto quindi del valore politico e sociale che assumono i termini giuridici in un determinato contesto socioculturale.

[3]    Più informazioni sul progetto AI4E al link seguente : .

[4]    Gli atti di questi incontri sono in corso di pubblicazione in uno dei prossimi Special Issue della rivista De Europa.

[5]    Ricordiamo che, nel sistema universitario francese, il Master 1 e 2 equivalgono ai due anni della Laurea magistrale italiana.

[6]    Salvo in pochi casi in cui la lingua materna dello studente o studentessa non sia il francese o l’inglese. In questo caso, diamo la possibilità di scegliere la seconda lingua di studio che in ogni modo sarà l’inglese o il francese. Ogni scheda è monolingue, compilata quindi interamente in una delle lingue scelte. Ogni partecipante è invitato però a elaborare almeno due schede monolingue. Uno studio comparativo di entrambe le schede è infine proposto nella parte finale del lavoro (vedi alla fine del paragrafo 3 la spiegazione sulla “linguistic and legal comparative analysis”).

[7]    Alla fine di questa seconda parte dell’articolo, proponiamo uno schema completo e riassuntivo della scheda terminologica.

[8]    Il grassetto appare nel testo originale.

[9]    L’indicazione dell’ordinamento giuridico dipende dalla lingua di compilazione della scheda. Lo studente o studentessa dovrà quindi specificare la realtà nazionale o sovranazionale in cui sta effettuando le ricerche.

[10] Per una questione di anonimizzazione dei dati personali, useremo solo le iniziali dei nomi e cognomi degli studenti e delle studentesse.

[11] Fa eccezione il discusso caso del Tribunale penale di Lione che, applicando lo « stato di necessità » assolse nel 2019 due militanti ecologisti accusati di aver tolto il ritratto presidenziale di Emmanuel Macron da una parete di uno dei municipi della città.

[12] Per esempio la « Résolution des sectes en Europe » du 18/03/1996.

[13] « Opératoire » nel testo originale. 

[14] « […] Contrairement au droit international, le droit pénal français tient à inclure le terme ‘génocide’ dans la définition du mot ‘crime contre l’humanité » nella versione originale della scheda. L’affermazione della studentessa deriva dal confronto fra la definizione di « crimine contro l’umanità » nello Statuto di Roma della CPI e degli articoli dal 211-1 al 212-3 del Codice penale francese.

[15] Specifichiamo che i testi utilizzati per le ricerche nei contesti politici e mediatici possono essere di tipo scientifico o divulgativo.

[16] « Signe d’échec » et « caractéristique du fonctionnement démocratique » nel testo originale.

[17] Va sottolineato che i risultati che presentiamo, e la relativa tendenza a sottorappresentare le varianti nazionali, potrebbero cambiare nel tempo. Come specificato, le soluzioni proposte dagli strumenti di TA dipendono infatti dai corpora su cui si allena l’algoritmo. Il ricorso ad altri corpora, più rappresentativi per esempio del diritto interno, potrebbe fornire in futuro dei risultati diversi.

[18] Per un approfondimento su queste tematiche, segnaliamo il seguente articolo in corso di pubblicazione: Bisiani (2022).

[19] Gli studenti e studentesse indicano nelle schede degli esempi rappresentativi della loro riflessione. Va però precisato che si tratta solo di un estratto dei risultati e che le soluzioni proposte della TA possono variare nel tempo.

[20] La prosodia semantica è definita da Bill Louw (1993 : 157) come « a consistent aura of meaning with which a form is imbued by its collocates ».

About the author(s)

Francesca BISIANI is lecturer and associate researcher at the Faculty of Law of the Catholic University of Lille. She holds a PhD in Linguistics from the University of Paris and the Universities of Udine and Trieste. Her current research interests include institutional terminology in multilingual spaces and discourse analysis. Recently, her research has centred on Machine Translation in the legal area, notably on how legal terminology circulates in neural machine translators and how this affects representation of national legal concepts. She is a member of the European Project “Linguistic Rights and Language Varieties in Europe in the age of Artificial Intelligence”, directed by the University of Turin, member of the reviews Synergies Italie and De Europa and member of the Observatory on Discourses on Europe.

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©inTRAlinea & Francesca Bisiani (2023).
"Approcci metodologici per lo studio della terminologia giuridica multilingue nell’era dell’Intelligenza artificiale: il progetto didattico LEXTERM all’Università Cattolica di Lille"
inTRAlinea Special Issue: Terminologia e traduzione: interlinguistica, intralinguistica e intersemiotica
Edited by: Danio Maldussi & Eva Wiesmann
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Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/2641

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