L’italiano parlato nei sottotitoli per sordi e ipoudenti su RaiPlay:
uno studio sociolinguistico per l’accessibilità del prodotto AV
By inTRAlinea Webmaster
Abstract
English:
The present study analyses Italian subtitles for the deaf and hard of hearing from a sociolinguistic perspective in some Italian audiovisual productions. The aim is to assess the degree of adherence to the original product with a view to accessibility, not only referred to the service per se, but also to the linguistic quality. More specifically, the focus of the analysis corresponds to spoken Italian following its sociolinguistic continuum. It includes colloquialisms, sub-standard syntactic strategies, semantically marked expressions, and swearwords, up to dialect and regional items. Therefore, the intention is to monitor the presence or absence of these spoken Italian features in such subtitles for some films and television productions broadcast on RaiPlay, given its recent development not only as a streaming platform, but also as a channel with original content (Rai.it, 2022). The study will be conducted through an opportunistic corpus, namely SoLiSS (Sociolinguisitca dei Sottotitoli per Sordi – Sociolinguistics of Subtitles for Deaf and Hard of Hearing), which collects the most significant excerpts for this purpose.
Italian:
Il presente studio si pone la finalità di analizzare la resa delle dimensioni sociolinguistiche individuabili nella produzione audiovisiva in lingua italiana nei sottotitoli per sordi e ipoudenti, in modo da valutarne il grado di aderenza al prodotto originale in un’ottica di accessibilità non solo del servizio, ma anche della qualità linguistica. Nello specifico, il focus principale dell’analisi si identifica con l’italiano parlato e con gli elementi ad esso afferenti, tra cui figurano colloquialismi, strategie sintattiche substandard, espressioni semanticamente marcate e il turpiloquio, fino ad arrivare all’estremità più dialettale del continuum linguistico dell’italiano. Pertanto, si intende monitorare la presenza o l’assenza nei suddetti sottotitoli delle caratteristiche dell’italiano parlato in alcune produzioni per cinema e televisione trasmesse su RaiPlay, dato il suo recente sviluppo in qualità non solo di mera piattaforma streaming, ma anche di vero e proprio canale con prodotti originali (Rai.it, 2022). Lo studio sarà condotto con l’ausilio di un corpus opportunistico denominato SoLiSS (Sociolinguistica dei Sottotitoli per Sordi) che raccoglie gli estratti più significativi a questo scopo.
Keywords: traduzione audiovisiva, sottotitoli per sordi, sociolinguistica italiana, linguistica dei corpora
©inTRAlinea & inTRAlinea Webmaster (2025).
"L’italiano parlato nei sottotitoli per sordi e ipoudenti su RaiPlay: uno studio sociolinguistico per l’accessibilità del prodotto AV"
inTRAlinea Special Issue: Media Accessibility for Deaf and Blind Audiences
Edited by: Carlo Eugeni & María J. Valero Gisbert
This article can be freely reproduced under Creative Commons License.
Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/2681
1. Introduzione
Il presente studio analizza la realizzazione dei sottotitoli per sordi e ipoudenti in produzioni audiovisive in lingua italiana secondo le dimensioni sociolinguistiche, in modo da valutarne il grado di aderenza al prodotto originale. Il focus principale dell’analisi si identifica con l’italiano parlato e con gli elementi ad esso afferenti, tra cui figurano colloquialismi, strategie sintattiche, espressioni semanticamente marcate e fraseologismi, fino all’estremità più dialettale del continuum linguistico dell’italiano. Si intende monitorare la presenza o l’assenza nei suddetti sottotitoli delle caratteristiche dell’italiano parlato in alcune produzioni per cinema e televisione, comprendenti documentari, reality show, film e serie televisive, con l’ausilio di un corpus opportunistico che raccoglie gli estratti più significativi a questo scopo. Nello specifico, si considerano alcuni programmi trasmessi su RaiPlay, dato il suo recente sviluppo in qualità non solo di piattaforma streaming, ma anche di vero e proprio canale con prodotti originali (Rai.it 2022).
1.1 Stato dell’arte e scopi della ricerca
È noto come la natura multimediale della sottotitolazione di un prodotto audiovisivo (AV) implichi l’interazione tra la componente verbale orale, l’immagine e la componente verbale scritta nel rispetto di sincronia, dimensione dello schermo e readability del sottotitolo stesso (Perego 2005; Díaz Cintas e Remael 2021)[1]. L’osservazione di tali vincoli spazio-temporali potrebbe portare all’applicazione di strategie di economia testuale (o di semplificazione linguistica, secondo Berruto 1990) nella sottotitolazione per sordi e ipoudenti, data la necessità di riportare anche la componente acustica paralinguistica, extralinguistica e gli effetti sonori, come richiede la struttura intersemiotica del prodotto AV[2]:
Oltre agli elementi vocali, va convertita in forma scritta anche la componente soprasegmentale del parlato e devono essere resi graficamente i rumori, i suoni non vocali, i contenuti musicali, i silenzi; in definitiva tutti i segnali la cui ricezione passa per il canale uditivo. Questo rende i sottotitoli per non udenti estremamente più ricchi di informazioni sui fenomeni sonori di quelli interlinguistici (Orletti ed Eugeni 2019: 532).
Franca Orletti (2016) descrive attentamente questa criticità, menzionando il problema della variazione:
Il problema della condensazione e riduzione del contenuto informativo dei dialoghi è ancora più sentito nei sottotitoli intralinguistici in quanto nei 36/40 caratteri per riga vanno incluse tutte le didascalie descrittive dei fenomeni sonori[3]. I tratti specifici del parlato quali le ripetizioni, gli intercalari, i segnali discorsivi, ma anche l’adozione di forme substandard in diatopia e diastratia scompaiono. […] si perde la caratterizzazione sociolinguistica dei personaggi e delle relazioni sociali espressa proprio dalla variazione in diatopia, diastratia e diafasia della lingua (228).
La semplificazione del testo talvolta porta a un innalzamento del registro, che complica la comprensione del sottotitolo, spesso percepito come “longer to read” e “too demanding” (Bianchi, Eugeni e Grandioso 2020: 24-5)[4].
Se la sottotitolazione per sordi rappresenta un metodo di traduzione intralinguistica volto all’avvicinamento dello spettatore al patrimonio audiovisivo (Neves 2005; Díaz Cintas e Neves 2015; Baños e Díaz Cintas 2018)[5], la volontà di fornire a una tale audience la stessa esperienza di un pubblico udente dovrebbe trovare dei riscontri nel trattamento diamesico delle varietà linguistiche. Per avvalorare questa ipotesi, occorre adottare una prospettiva di ricerca empirica: si propone per il presente lavoro la creazione di un corpus ad hoc, denominato SoLiSS (Sociolinguistica dei Sottotitoli per Sordi), che al momento include i sottotitoli di battute diatopicamente, diafasicamente e diastraticamente significative di produzioni italiane recenti trasmesse in RAI. Lo scopo è di analizzare il trattamento di elementi come parole gergali, dialettali, regionali, connotate in base a registro e stile o proprie dell’italiano neostandard (Berruto 1987, 2012; Tavoni 2002), substandard o dell’uso medio (Sabatini 1985) nei sottotitoli, per constatarne la corrispondenza ai dialoghi originali.
2. L’adattamento linguistico nei sottotitoli per sordi: i dati RAI
La RAI, che trasmette sottotitoli dal 1986 (De Seriis 2006), prevede come paradigma accessibile la corretta conservazione di “contenuto, intenzioni e registri linguistici e stilistici specifici del singolo prodotto audiovisivo [rispettando pienamente] ogni singolo programma e ancor più le esigenze e le aspettative dei fruitori” (Servizio sottotitoli-RAI, 2016: 1). Tuttavia, la più recente normativa RAI al momento del presente lavoro, pubblicata nel giugno 2021, specifica le caratteristiche del pubblico fruitore dei sottotitoli, non limitandosi all’etichettatura di “deficit uditivo” (ibid.), ma includendo “persone sorde dalla nascita o divenute tali nel corso del tempo e [i] deboli di udito, […] telespettatori anziani, stranieri e persino persone udenti che scelgono, al bisogno, di seguire i programmi televisivi senza audio” (RAI 2021a: 1). Questa varietà di utenza sembra suggerire un adattamento linguistico che possa corrispondere piuttosto fedelmente ai dialoghi in funzione dell’attendibilità del servizio offerto.
Parlando di norme e convenzioni editoriali, nella normativa del 2016 la RAI indica che i sottotitoli per sordi devono contenere al massimo 37 caratteri per riga (cpr), ad altezza doppia e trasmessi a blocchi (Servizio Sottotitoli-RAI 2016). Per ciò che concerne le dimensioni fàtica o regionale, la stessa precisa di “non attuare censure o semplificazioni aprioristiche” (4); tuttavia, si impone di offrire traduzioni di contenuti dialettali o espressioni idiomatiche di supposta difficile comprensione, senza un eccessivo discostamento dal lessico di partenza. La normativa del 2021 prevede la medesima strategia, indicando però le sincronie cinetica e labiale come discrimine essenziale per il mantenimento del lessico originale, anche se marcato (RAI 2021a). Ulteriori specifiche vengono introdotte anche circa il linguaggio gergale od offensivo, per cui si suggerisce di non applicare censure o riformulazioni del tutto arbitrarie, ma di “valutare caso per caso se vi siano le condizioni spazio-temporali per preservare il linguaggio originale” (RAI 2021a: 17). Tale precisazione non compare nel documento precedente, che infatti parrebbe avere un approccio ormai aprioristico.
Dal confronto delle normative RAI si può anche identificare una svolta sulla quantità e sulla modalità in cui la sottotitolazione accessibile è resa disponibile. Il Bilancio di Sostenibilità del Gruppo Rai (RAI 2021b) mostra che “nel 2021 Rai ha sottotitolato 17.540 ore, pari a circa il 95% della programmazione” e “oltre 3.000 ore […] sul web” (187)[6], con un indice di soddisfazione per i servizi offerti agli spettatori con disabilità pari al 7,3 percento (69). In merito al web, il crescente utilizzo della piattaforma RaiPlay negli ultimi anni come servizio streaming e catalogo on demand[7] ha reso necessaria l’inclusione di servizi per l’accessibilità, tra cui i sottotitoli per persone sorde; tuttavia, occorre fare una riflessione. Se si comparano le ore sottotitolate sulla piattaforma web nel 2021 alle ore sottotitolate sul digitale terrestre (RAI 2021b: 187), la differenza risulta rilevante. Inoltre, considerando che, secondo una ricerca condotta nel 2018 dal Censis, 7,2 milioni di persone su 60 milioni di abitanti in Italia sono ipoudenti, si deduce che circa il 12,1% della popolazione residente (Censis 2019: 6-7), equivalente a più di un italiano su dieci, presenta problematiche relative alla totale accessibilità del patrimonio audiovisivo del Paese, senza contare chi ancora non risiede formalmente sul territorio. A questo si aggiungono alcuni disagi dichiarati dagli utenti sordi in merito alla funzionalità dei sottotitoli RAI (Echites 2016)[8].
È pur vero che il servizio di sottotitolazione sul web ha visto una vera e propria regolamentazione nei tempi recenti. Infatti, nella normativa del 2016 (compresi gli aggiornamenti del 2018) non è presente alcun tipo di normativa sulla gestione dei sottotitoli per sordi specificamente per il portale, nonostante questo fosse già in funzione. D’altro canto, nel documento del 2021 è visibile in tutte le sezioni l’aggiunta dell’etichetta WEB per descrivere le modalità di composizione del sottotitolo destinato alla piattaforma. Inoltre, le potenzialità tecnologiche di RaiPlay giustificherebbero la scelta di utilizzarla come veicolo primario per la trasmissione di eventi nazionali culturalmente incisivi adattati a un pubblico sordo. Ad esempio, in occasione del 72° Festival di Sanremo, tenutosi dal 1° al 5 febbraio 2022, la piattaforma ha fornito per la prima volta un servizio di diretta con sottotitoli contrassegnati da colori, alla stregua di quelli trasmessi alla pagina 777 del Televideo, e con interpreti LIS che accompagnavano le esibizioni degli artisti. Questa soluzione sembrerebbe dimostrare la sempre maggior incidenza del portale multimediale sull’offerta di prodotti accessibili per spettatori con ‘disabilità’ sensoriali. Proprio per il generale sviluppo della RAI in termini di accessibilità digitale, lo studio si concentra sull’analisi dei sottotitoli proposti su RaiPlay, dopo aver valutato un’effettiva corrispondenza con il Televideo.
3. Variazione sociolinguistica e sordità
Per comprendere la complessità della resa delle varietà dell’italiano nei sottotitoli per sordi occorre innanzitutto partire dalla considerazione della lingua non come sistema di frasi isolate, ma come azione che si compie in uno specifico contesto sociale e comunicativo, con focus sugli utenti e sulle interazioni tra di essi (Dardano 2005; Baldi e Savoia 2009). Per questo motivo risulta necessaria un’indagine bilaterale secondo i molteplici aspetti della pragmatica (Levinson 1983): da un lato, sull’uso di varianti verbali nel parlato come discrimine per la caratterizzazione del personaggio; dall’altro, sull’influsso di analoga variazione nel patrimonio linguistico di persone sorde, specialmente segnanti e con sordità dalla nascita. Chiara Branchini e Lara Mantovan (2022) sostengono che la LIS si realizzi concretamente più nelle sue varietà sociolinguistiche[9] che come standard a causa di quattro fattori:
- un riconoscimento ufficiale della lingua dei segni tardivo, avvenuto solo di recente[10] ii) la pressione causata dalla lingua italiana, che tende ad essere considerata più prestigiosa, iii) la scarsità di programmi scolastici bilingui (italiano-LIS) e iv) l’assenza di una forma scritta diffusa e condivisa della LIS (110).
Per fornire degli esempi pratici, le due autrici menzionano l’incidenza delle variazioni diastratica e diatopica nell’ordine dei costituenti all’interno della frase: i parlanti più anziani utilizzano l’ordine SVO, al contrario dei più giovani, che tendono a preferire l’ordine SOV; analogamente, le varietà del nord Italia tendono a prevedere un ordine di tipo SVO, mentre le varietà del sud Italia applicano l’ordine SOV (le Figure 1 e 2 riportano gli screenshot in ordine temporale dei video in Branchini e Mantovan 2022:
a. Gianni comprare casa
‘Gianni ha comprato una casa’
Fig. 1: Screenshot della frase ‘Gianni comprare casa’ segnata in LIS – variante SVO (111).
b. Gianni casa comprare
‘Gianni ha comprato una casa’
Fig. 2: Screenshot della frase ‘Gianni casa comprare’ segnata in LIS – variante SOV (ibid.).
Per quanto riguarda il lessico, sono presenti esempi di varianti diatopiche: il segno uno viene realizzato con l’indice nelle aree meridionali, mentre con il pollice nelle aree settentrionali (112). La variazione geolinguistica è inoltre giustificata dalla produzione di dizionari che negli anni hanno caratterizzato la promozione e la diffusione di segni regionalmente connotati, come è accaduto per il Dizionario Regionale del Linguaggio Mimico Gestuale Marchigiano (92). È stato anche mostrato come le varietà nella LIS siano dovute ai diversi istituti frequentati dalle persone sorde, per cui si riscontrano più varianti per uno stesso segno in una stessa aera geografica (ibid.).
La dimostrazione della variazione sociolinguistica nella LIS sembrerebbe giustificare una resa fedele della variazione nel più ampio spettro dell’italiano parlato anche nei sottotitoli inclusivi, pur rispettando le convenzioni tecniche. Inoltre, un’alternativa verbatim coincide con la volontà degli autori di definire il personaggio nel suo idioletto, scongiurando il rischio di una comprensione solo parziale di dettagli utili alla trama da parte di spettatori sordi o ipoudenti in virtù della sospensione dell’incredulità.
4. Metodologia d’indagine: il corpus SoLiSS
Al fine di analizzare il comportamento dei sottotitoli chiusi RAI per la pubblica utilità è stato ideato e creato un corpus contenente sia gli script originali che i sottotitoli corrispondenti in ottica comparativa. Il corpus, chiamato SoLiSS – Sociolinguistica dei Sottotitoli per Sordi, è rappresentativo dei principi teorici secondo cui la sottotitolazione per sordi si realizza relativamente alla trasformazione diamesica in produzioni televisivo-cinematografiche italiane RAI. Esso è opportunistico in quanto realizzato specificamente per lo studio in questione; tuttavia, è suscettibile di ampliamenti e modifiche, in base alle nuove produzioni potenzialmente idonee allo scopo della ricerca. Inoltre, permette la comparazione con le ricerche sul campo dell’effettiva percezione delle varietà del continuum dell’italiano da parte di sordi e ipoudenti, tenendo conto della gamma di caratteristiche fisiologiche in termini di udibilità[11].
SoLiSS include dieci programmi televisivi italiani su RaiPlay comprendenti fiction, reality preregistrati, film, spettacoli in diretta e documentari, i cui sottotitoli sono stati trascritti manualmente. Nello specifico, sono stati selezionati i seguenti titoli:
- Veloce come il Vento (film; Italia, 2016)
- Vola, Luna Rossa (documentario; Italia, 2021)
- Un Posto al Sole – episodio n.5871 (fiction; Italia, 2022)
- 72° Festival di Sanremo[12] – estratto monologo di Sabrina Ferilli (spettacolo; Italia, 2022)
- 72° Festival di Sanremo – estratto dialogo tra Amadeus e Rettore (spettacolo, Italia, 2022)
- L’Amica Geniale – stagione 3, episodio 2, “La Febbre” (fiction; Italia, 2022)
- Il Collegio[13] – stagione 6, episodio 8 (reality; Italia, 2021)
- Vostro Onore – stagione 1, episodio 1 (fiction; Italia, 2022)
- Màkari – stagione 2, episodio 1 (fiction; Italia, 2022)
- Noi – stagione 1, episodio 1 (fiction; Italia, 2022).
La scelta di analizzare i sottotitoli di queste produzioni italiane recenti deriva dall’intenzione di constatare l’applicazione delle norme nel documento RAI del 2021 sulle variazioni. Unica eccezione è il film del 2016 Veloce come il Vento, che è stato caricato sulla piattaforma negli anni seguenti. Occorre inoltre specificare che si sono riscontrate problematiche nella reperibilità di programmi preregistrati con sottotitoli su RaiPlay, il che ha posto dei limiti nella selezione dei dati; tuttavia, il materiale raccolto risulta sufficiente alla ricerca.
SoLiSS è composto complessivamente da 40.357 tokens e 8.163 types ed è stato taggato manualmente in maniera sperimentale utilizzando la stessa modalità di etichettatura del POS-tagging (Part Of Speech tag), in quanto di facile composizione e di immediato riscontro in fase analitica. Esso è composto da due sub-corpora: il primo, denominato SoLiSS_script, racchiude gli script originali (o porzioni di script) per un totale di 21.597 tokens e 4.221 types; il secondo, denominato SoLiSS_subs, contiene i sottotitoli corrispondenti e ha in totale 18.760 tokens e 3.942 types. Ciascuno è composto da dieci file di testo, uno per programma. In essi, sono stati oggetto di tag gli elementi lessicali più rappresentativi delle varietà dell’italiano:
- #_COL = colloquialismo
- #_REG = regionalismo
- #_DIAL = dialetto
- #_TUR = turpiloquio
- #_PAR = parlato.
Con colloquialismo si intendono sia un lessico informale e non connotato per gruppi sociali, sia elementi gergali; il regionalismo è qui inteso come elemento linguistico geograficamente connotato su una o più regioni (amministrative o linguistiche), senza però specificare il territorio di appartenenza o l’estensione areale, mantenendo una definizione generalizzata (De Blasi 2014); sotto l’etichetta di dialetto si raggruppano koinè dialettale regionale e dialetto rustico arcaico (ibid.); il turpiloquio indica gli elementi osceni, triviali, blasfemi e offensivi; infine, con parlato si indica qualsiasi strategia sintattica marcata appartenente all’italiano neostandard e substandard[14]. A tal proposito non sono state previste procedure di parsing per l’analisi sintagmatica e sintattica, in quanto di eccessiva complessità per il lavoro in questione.
SoLiSS è stato successivamente caricato sul software LancsBox (versione 6.0) per l’analisi dei corpora, sviluppato dall’Università di Lancaster e scaricabile gratuitamente sulla piattaforma dedicata. La scelta di questo strumento è dettata, in primis, dalla possibilità di impostare la lingua italiana tra le opzioni per il riconoscimento linguistico del corpus, scongiurando errori di codifica e decodifica dei caratteri accentati e di identificazione lessicale. Inoltre, LancsBox permette di confrontare due corpora o sub-corpora diversi sulla stessa schermata tramite l’opzione di separazione del riquadro di visualizzazione testuale, in modo da avere due diversi riscontri per una stessa richiesta. Infine, è possibile effettuare una ricerca nella sezione KWIC (Key Words In Context) specifica per i tag, riportando nell’apposito riquadro, denominato POS, il nome dell’etichetta senza aggiungere il trattino basso, poiché il sistema provvede automaticamente al suo riconoscimento.
Fig. 3: Ricerca del tag REG direttamente come POS nella sezione KWIC di LancsBox.
Questa modalità di ricerca evita che il software mostri i tag per esteso attaccati a ciascuna parola, preferendo porre l’accento direttamente sul lessico. Infatti, nella schermata KWIC comparirà come nodo del contesto solo la parola associata al tag ricercato, senza che quest’ultimo disturbi la visualizzazione delle parole da analizzare.
Fig. 4: Schermata KWIC di LancsBox per la ricerca del tag REG
nei sub-corpora SoLiSS_subs e SoLiSS_script
5. Analisi dei dati e discussione
Il corpus SoLiSS così composto e caricato è stato analizzato partendo dal tag REG. Esso ha mostrato un’occorrenza di 81 volte per il sotto-corpus SoLiSS_subs e di 257 volte per il sotto-corpus SoLiSS_script, dimostrando che a livello quantitativo i regionalismi generalmente rispettati nei sottotitoli corrispondono a circa 1/3 di quelli effettivamente detti. Inoltre, in SoLiSS_subs sono risultati sette testi su dieci come contenenti il tag; di contro, SoLiSS_script ne possiede di più, nello specifico nove: il testo mancante in entrambi i sotto-corpora è il documentario Vola, Luna Rossa, che non prevede elementi regionali per il suo carattere di monoreferenzialità. Tuttavia, i restanti due pacchetti di sottotitoli non contenenti regionalismi sono Noi e Un Posto Al Sole, che invece sono presenti nelle battute originali.
Per quanto concerne Noi, la serie utilizza un italiano piuttosto standard, per cui l’assenza di regionalismi nei sottotitoli risulta prevedibile. Nello script originale figurano come tali solo due casi: il pronome personale di forma tonica te in qualità di soggetto, tipico delle parlate di Roma, oltre che del nord Italia e della Toscana (sebbene una sua diffusione sia riscontrabile su tutta la penisola), e il troncamento o apocope della forma alla terza persona plurale del verbo essere al presente indicativo son, particolarmente diffuso nelle parlate regionali del nord Italia (Grassi, Sobrero e Telmon 1997: 96-7):
l’hai detto anche te prima![15] (personaggio con cadenza romanesca);
Claudio, i copioni son sempre quelli (personaggio con cadenza regionale settentrionale).
Risulta comprensibile la scelta di non includere queste due varianti nei sottotitoli, in quanto avrebbero innanzitutto dato un contributo pressoché nullo alla caratterizzazione dei personaggi. Inoltre, si sarebbe corso il rischio di confusione omografica nel caso di un te polisemico in una frase con lieve commutazione di codice tra standard e regionale in un discorso complessivamente standard, considerando la breve permanenza del sottotitolo sullo schermo.
La situazione di Un Posto Al Sole risulta diversa. Nello script sono visibili dieci tag REG, ciascuno particolarmente significativo:
- Uè! Ti stavo inviando un messaggio proprio adesso.
- Uè¸ Nunzio!
- Ma veramente tu stai attaccato proprio…stai con la demenza senile?
- Ieri te l’ho detto, questo fatto dell’aria
- Io non so’ tagliato per ‘ste cose materiali
- Raffae’, ma questo niente niente è proprio il famoso Giancarlo?
- Ma vai a controllare i termosifoni e lascia stare a Silvia!
- […] lui di solito mangia delle schifezze […] della cucina di mammà?
Gli esempi riportati dimostrano che nella fiction ambientata a Napoli sono presenti inflessioni regionali nei dialoghi dei personaggi, caratterizzati proprio da tali scelte linguistiche. La maggior parte dei suddetti interventi vengono pronunciati dai personaggi di Raffaele Giordano e Renato Poggi, due cognati di circa mezza età che tendono a parlare abitualmente un italiano regionale con accento napoletano. Tuttavia, la terza frase sopra citata ha come intero sottotitolo:
Scusa, per caso hai la demenza senile?
che, sebbene da un lato conservi il riferimento chiaramente umoristico a una condizione neurologica, dall’altro rischia un appiattimento per l’eccessiva standardizzazione della frase. Nonostante si giustifichi l’eliminazione della falsa partenza (ma veramente tu stai attaccato proprio…), una possibile mediazione sarebbe stata la sostituzione di per caso con ma e di hai con la voce verbale tieni:
*Scusa, ma tieni la demenza senile?
La frase ottenuta sarebbe stata più regionalmente connotata e caratterizzante i due personaggi. Analogamente, l’interiezione uè, l’apocope so’, l’aferesi ‘sto e mammà negli altri esempi riportati hanno subìto lo stesso processo di cancellazione, nel primo caso, e standardizzazione, nei restanti casi; in questo modo i sottotitoli peccano di caratterizzazione regionale. Per ciò che concerne invece la ripetizione niente niente e l’accusativo preposizionale a Silvia, la scelta di una loro omissione è del tutto comprensibile, in quanto suscettibili di fraintendimenti tipografici e grammaticali.
Procedendo per ordine, una fiction che ha mostrato solo un’occorrenza di elementi regionali nei sottotitoli contro le quattro nello script è Vostro Onore, ambientata a Milano e caratterizzata da una varietà piuttosto standard. Nello specifico, l’elemento contrassegnato come regionale (e udibile come tale data l’inflessione accentuale) è l’uso dell’articolo determinativo la davanti a nomi propri femminili, tipico delle aree settentrionale e centrale (Toscana) in situazioni fàtiche informali:
ho parlato con la Vichi.
I restanti regionalismi sono il troncamento delle forme abbiamo e sono e il già citato pronome tonico te come soggetto, non riportati nei sottotitoli.
Un esempio piuttosto notevole di conservazione dei regionalismi nei sottotitoli è invece dato dal monologo di Sabrina Ferilli al 72° Festival di Sanremo. Sebbene non tutti gli elementi regionalmente connotati siano stati riportati, i sottotitoli, in diretta, hanno rispettato forme quali
- e ancora adesso il petto qui me vibra
- e che sorpresa quando […] vinsero […] i MANESCHINE,
quest’ultimo caso per il rispetto della sincronia labiale e dell’intenzionalità di una storpiatura comica del nome Måneskin.
Per quanto riguarda gli altri programmi, ne Il Collegio REG compare appena sette volte nei sottotitoli in confronto alle 38 dei dialoghi originali. Un caso notevole è la parola impazzuti, correttamente riportata nei sottotitoli quale idioletto di un ragazzino pugliese. Tuttavia, in altri casi i sottotitoli non riportano alcune espressioni caratterizzanti: l’assenza dell’aggettivo fessi e della reiterazione del verbo stare per essere, tipicamente meridionali, influisce negativamente sulla caratterizzazione dei personaggi, invece pienamente colta dal pubblico udente.
La fiction Màkari, ambientata in Sicilia, prevede appena 17 occorrenze di regionalismi nei sottotitoli in confronto alle 39 dei dialoghi originali. Tuttavia, sono riportati elementi significativi: la parola zita per indicare fidanzata, piuttosto diffusa in Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata e Molise, l’aggettivo bona per bella/formosa/avvenente, diffuso principalmente nelle aree meridionali a partire da Roma, e, analogamente, l’uso del congiuntivo imperfetto in subordinata si facesse i fatti suoi e la risalita del pronome atono in vatti a fare la valigia.
Il film Veloce Come il Vento costituisce un caso particolare. Lo script è composto da 74 tag REG, che comprendono numerosi troncamenti delle forme coniugate al presente indicativo di avere ed essere, l’uso dell’articolo determinativo davanti agli aggettivi possessivi (è la tua sorella), l’uso preposizionale dell’avverbio davanti senza essere seguito dalla preposizione a ([ho] il sette davanti l’età) e numerosi te come pronome personale soggetto. Tali espressioni non occorrono nel sub-corpus dei sottotitoli, probabilmente a causa dei già citati possibili fraintendimenti nella forma scritta. Tuttavia, si ripresenta la problematica della caratterizzazione del personaggio che ripetutamente utilizza le suddette forme regionali. Il rischio è di perdere la sincronia tra codice linguistico e codice iconografico (Chaume 2004), intesa come la corrispondenza tra registro utilizzato e rappresentazione visiva (a tratti caricaturale) dei personaggi in quanto emblemi dello strato sociale di appartenenza. Infatti, lo stesso protagonista, Loris, è rappresentato come un tossicodipendente, irascibile, dalla condizione socioeconomica difficile e con un forte legame con il suo territorio, l’Emilia: questi elementi sono identificabili anche dal suo idioletto, caratterizzato da un registro basso utilizzato anche in contesti non strettamente confidenziali e ricco di parole scurrili e dall’accento emiliano marcato. Nonostante il rischio di appiattimento linguistico, nei sottotitoli sono comunque visibili strategie di compensazione tramite il mantenimento di regionalismi quali [fare] fuga per indicare il marinare la scuola (segnato nei sottotitoli con le virgolette alte) e, in maniera particolare, le espressioni volgari vacca boia e due maroni, che da sole costituiscono più della metà delle occorrenze di REG in tutto il film.
Per L’Amica Geniale, serie ambientata nella Napoli degli anni Settanta, il tag è presente per 54 volte nel sub-corpus degli script contro le sole 19 nel sub-corpus dei sottotitoli. Tuttavia, gli elementi conservati sono piuttosto significativi dell’area napoletana: professo’ (sebbene ricorra solo un paio di volte), il verbo dìcere per dire (evidenziato dall’intonazione marcata), l’interiezione uè, la parola fatìca come sinonimo di lavoro e il verbo tenere generalizzato. Occorre però specificare che la fiction è composta da una maggioranza di dialoghi originali in dialetto napoletano tradotti in italiano standard nei sottotitoli aperti[16], i quali in un certo senso favoriscono una risalita del continuum sociolinguistico verso la standardizzazione dei sottotitoli chiusi[17]. Il risultato è, come prevedibile, il parziale mantenimento delle espressioni regionali piuttosto che strettamente dialettali, così da dare un equilibrio linguistico-stilistico generale al prodotto finale.
L’ambito dialettale è stato analizzato più approfonditamente attraverso il tag DIAL. In questo caso, la differenza tra i due sub-corpora è evidente: in SoLiSS_script le occorrenze totali sono 125, mentre in SoLiSS_subs sono appena 37. Tuttavia, il corpus complessivo mostra pochi prodotti in cui il dialetto è effettivamente utilizzato: Il Collegio, L’Amica Geniale¸ Màkari e Veloce Come il Vento per gli script e soltanto Il Collegio e Màkari per i sottotitoli.
Il Collegio evidenzia una situazione di intenzionalità di standardizzazione nei sottotitoli che ha compromesso in maniera particolare la caratterizzazione di uno dei protagonisti: un ragazzino campano particolarmente esuberante e affettuoso. Nei sottotitoli mancano i riferimenti al suo dialetto: un esempio è il verbo rìcere (dire), che ha infatti subìto una cancellazione. Si può a questo punto fare un confronto con L’Amica Geniale, che pure fa riferimento alla Campania (vedasi il mantenimento di dìcere[18]). In realtà, le forme più dialettali sono state tradotte in italiano anche nella fiction; ciononostante, si notano strategie di compensazione conservando alcune espressioni regionali nella stessa scena (ad esempio: Auguri, a mamma). Strategie simili in circostanze simili invece non sono presenti ne Il Collegio, che ha visto una standardizzazione completa nei sottotitoli e un appiattimento del personaggio del suddetto adolescente. Ad esempio, la frase originale
[…] nun sto capenn’ proprj nient’ d’ chell’ ch’ m’ sta ricenn’
diventa
In realtà non ho capito niente.
Nonostante le evidenti difficoltà di trascrizione di elementi dialettali, il risultato finale eccede nella standardizzazione e si discosta totalmente dall’originale sia in termini diatopici, sia diafasici. Al contrario, la parola pota in dialetto bresciano è stata riportata fedelmente, caratterizzando adeguatamente il personaggio di una studentessa bresciana dall’accento marcato.
Màkari è sicuramente la pellicola i cui sottotitoli hanno maggiormente rispecchiato la verosimiglianza del parlato spontaneo in relazione all’uso del dialetto in un contesto siciliano. Già dalla sigla di apertura, parzialmente cantata in dialetto, si evince il rispetto della varietà linguistica nei sottotitoli:
[# CHISTA E' NA STORIA
NU POCU CURIUSA]
[# NU POCU SCUNTRUSA
CHE PARLA D'AMORE].
Parole conservate nei sottotitoli sono [broccoli] arriminati (mescolati; di specifico riferimento), camurriuso (seccante), sardi a beccaficu (per cui occorre mantenere la dicitura originale, data la specificità del riferimento), il lemma picciotto (ragazzo), babbiare (scherzare), l’interiezione ammunì (andiamo), il vezzeggiativo picciriddu (ragazzino), il participio patuto (sofferente), pìccioli (soldi), l’aggettivo meschino (indicante poveretto, anch’esso con senso vezzeggiativo) e il lemma minchia[19], nell’uso comune privo dell’originale denotazione della sfera sessuale, molto presente nei dialoghi come esclamazione anche in forme nominalizzate come minchiata. La conservazione di elementi dialettali così caratterizzanti favorisce la costruzione dei personaggi della serie, in special modo dei protagonisti. D’altro canto, si nota una certa standardizzazione nei sottotitoli delle battute di personaggi secondari, sebbene in taluni casi essi costituiscano di per sé codice iconografico. È il caso di un contadino che, durante l’episodio, si mostra come parlante il siciliano piuttosto che l’italiano standard, ma che ha subìto un processo di italianizzazione nei sottotitoli. Il rischio è quello di cozzare con l’immagine di uomo abituato agli ambienti rurali e apparentemente poco istruito. Il risultato del processo è quanto segue:
Lui a truvò / Era ccà sulo / Nun lu sacciu. / Cu mmìa non ci vole parlare. / Lillo, cuntaci tuttu chillu ca cuntasti a mmìa,
che diventa:
Lui lo trovò / Era da solo / Non lo so. / Con me non ci vuole parlare. / (siciliano) Racconta al dottore / quello che mi hai raccontato.
Come già detto, la difficoltà nella resa grafica di un dialetto impone delle strategie compensative che possano garantire la trasmissione corretta di un messaggio. Qui il sottotitolo riesce comunque a delineare il profilo originale del personaggio mantenendo il ci con funzione avverbiale in una dislocazione, diffuso nell’italiano parlato. Inoltre, si nota la strategia della specificazione tra parentesi tonde tipica della sottotitolazione per sordi in presenza di un dialetto non del tutto comprensibile, che completa il ritratto del personaggio.
Il tag TUR è stato identificato in entrambi i sub-corpora: SoLiSS_script possiede 173 occorrenze, mentre SoLiSS_subs ne possiede 159, per un totale di 331 occorrenze totali nel corpus SoLiSS nel suo complesso. Ne consegue che il turpiloquio è l’elemento dell’italiano parlato che ha lo scarto minore tra i sottotitoli e i dialoghi originali; in questo modo, si rispecchia la volontà di conservare un tratto del parlato solitamente oggetto di censure (Beseghi 2016). Nel sub-corpus degli script otto testi su dieci propongono l’uso del linguaggio scurrile, afferente alle sfere religiosa, sessuale, di abusi, scatologica e di handicap mentale (McEnery in Beseghi 2016); le stesse compaiono in SoLiSS_subs, riscontrabili in sette testi su dieci. Gli assenti sono il dialogo tra Amadeus e Rettore a Sanremo e Vola, Luna Rossa in entrambi i casi; Un Posto Al Sole presenta il turpiloquio solo nel corpus dei dialoghi.
In SoLiSS_subs, su un totale di 159 volte, 76 sono afferenti al lemma cazzo, costituendo circa la metà delle parole volgari utilizzate nei sottotitoli. Da questi risultati si conferma in un certo senso il suo status di turpiloquio più diffuso nella lingua italiana[20]. La maggior parte degli usi del lemma è associabile a una funzione catartica (Pinker 2007):
- Se è sbagliato, ‘sti cazzi (Il Collegio)
- Che cazzo hai nella testa? (Veloce Come il Vento)
- Oh, cazzo! (Vostro Onore)
- Chi cazzo ha detto che un insegnante deve avere gli occhiali? (Noi).
Veloce Come il Vento rappresenta la pellicola con le maggiori occorrenze di turpiloqui (119 occorrenze nei sottotitoli e 124 nei dialoghi originali), in special modo riferite al personaggio di Loris. La scelta di preservare le parole volgari nei sottotitoli ha come ulteriore utilità, oltre alla già citata caratterizzazione del personaggio, anche la volontà di compensare la cancellazione di quegli elementi regionalmente connotati, ma semanticamente ambigui. Notevole è il mantenimento nei sottotitoli, anche se in quantità ridotta rispetto all’utilizzo effettivo, dell’esclamazione blasfema Cristo! detta dallo stesso protagonista. Diverso è il caso de Il Collegio, dove l’espressione Mado’! non è stata riportata nei sottotitoli, forse per rispettare i caratteri per secondo (cps), forse per evitare di sottolineare il tratto blasfemo dell’espressione nei discorsi di giovani adolescenti. Invece, in Vostro Onore il turpiloquio risulta piuttosto presente nelle situazioni concitate e caratterizzate da registro e stile colloquiali, e viene perciò reso anche nei sottotitoli:
- De Mauri è un coglione
- Dimmi cosa sei? Una testa di cazzo.
- E allora è uno stronzo
- Vaffanculo, Matteo.
- Non sai accendere un’auto, però le cazzate le dici bene.
Le prime due frasi vengono dette dal protagonista, un giudice milanese, nei confronti di suo figlio e le ultime tre sono pronunciate da ragazzi liceali. Ultimo elemento significativo è il mantenimento del turpiloquio regionalmente connotato sfancula, di ambito sessuale-abusivo, che Sabrina Ferilli pronuncia nel suo monologo a Sanremo. Esso è stato tenuto probabilmente sia per veicolare il parlato informale e umoristico, sia per i tempi concitati di stesura dei sottotitoli durante una diretta.
Il tag PAR, riferito a forme sintattiche marcate, è rappresentativo delle strategie di condensazione. Esso ricorre nel corpus SoLiSS per 434 volte, di cui 107 appartengono al sub-corpus dei sottotitoli e 327 a quello degli script, di ben tre volte superiore rispetto ai sottotitoli. Tuttavia, le motivazioni principali di tale differenza sembrerebbero derivare dalle classiche convenzioni spazio-temporali. Qui gli elementi più conservati nei sottotitoli sono la modifica dei tempi verbali in presenza di periodi ipotetici:
- Se non me lo danno, significa che non dovevo averlo (Il Collegio)
- Se facciamo i diagrammi a blocchi, li trasformiamo in figure geometriche (L’Amica Geniale)
- Se torna tua figlia? (Un Posto Al Sole)
- Se lo faceva un altro, sai che cosa gli dicevano? (Veloce Come il Vento),
così come la dislocazione, principalmente a sinistra:
- questa conversazione me la porterò a lungo dietro (Il Collegio)
- alcuni segnali di cambiamento […] li ho colti (Il Collegio)
- il programma d’esame me l’aspettavo (Il Collegio)
- il bambino lo cresco io (L’Amica Geniale)
- a te non ti devono pigliare per fesso (Màkari)
- le mie reazioni le decido io (Un Posto Al Sole)
- che vi prende a tutti e due? (Veloce Come il Vento)
- lo ridai, l’esame (Vostro Onore)
- a parlare, devono essere le vittorie (Vola, Luna Rossa),
quest’ultimo caso senza clitico di ripresa, ma con l’oggetto dislocato come focus contrastivo (Rizzi 1997; Benincà 2001), identificabile dall’intonazione del parlante.
Sono inoltre riconoscibili il mantenimento della frase scissa:
- questo collegio non è che mi ha spento (Il Collegio)
- chi è che l’ha scritto? (Il Collegio)
- che cos’è che l’ha fatta agitare? (Il Collegio)
- è che non mi piace essere preso per fesso (Màkari)
- è che di me non ti fidi (Un Posto Al Sole)
- è lui che si è buttato (Vostro Onore),
il che polivalente:
- sai se c’è della legna, che devo fare il barbecue? (Veloce Come il Vento)
- non dare i ciccioli a Pina che le fanno male (Veloce Come il Vento)
- levati quel cazzo di tutore che non c’è niente lì sotto (Veloce Come il Vento)
e il ci attualizzante, talvolta con funzione di clitico:
- con le rime c’ho pure dei problemi (Ferilli, Sanremo)
- penso ai pettorali, non tuoi, ma che c’ha Ibra (Ferilli, Sanremo)
- [fesso] ci sei di natura (Màkari)
- secondo me non ci stanno bene gli interventi delle mamme (Noi)
- io non ci torno in quella scuola di merda (Veloce Come il Vento).
L’impiego della forma in aferesi ‘sto per l’aggettivo dimostrativo questo in funzione deittica è poco ricorrente nei sottotitoli (otto volte contro le 42 nei dialoghi originali) e riscontrabile in otto testi su dieci:
- Eppure ‘sto ragazzo insieme a Fiore (Ferilli, Sanremo)
- Non vi muovete, o ammazzo ‘sto cornuto! (Màkari);
sono inoltre visibili l’uso di aggettivi in funzione avverbiale e bella come rafforzativo di altri aggettivi:
- Va più veloce (Veloce come il Vento)
- Uno che andava forte (Veloce come il Vento)
- Cinque serate belle emozionanti (Ferilli, Sanremo)
- È bella sana (Il Collegio).
Infine, il tag COL ricorre nel corpus SoLiSS per 219 volte: 84 in SoLiSS_subs e 135 in SoLiSS_script. Notevole è la conservazione nei sottotitoli de Il Collegio della forma tronca raga o ragà o anche raga’ stante per ragazzi e ragazze, dove una sua cancellazione influirebbe negativamente sulla percezione generale dell’immagine dell’adolescente medio. Lo stesso accade per vabè o vabbè, di uso colloquiale e informale, aspe’ per aspetta con valore imperativo e il vocativo prof, di utilità anche spaziale. I sottotitoli riportano fedelmente anche i prestiti dall’inglese tipici del gergo giovanile: mood (spirito, attitudine), fly down (càlmati, imperativo), bestie (migliore amico), come anche l’espressione aggettivale più diacronicamente lontana fru fru (lezioso, frivolo). Altri colloquialismi frequenti nel parlato e inseriti nei sottotitoli sono: casino, broda, rimorchiare, beccare, sfigato, figo, [non capirci una] mazza, scemo, filarsela, strafiche, bucarsi e rompere nel senso di infastidire. Tra i vocativi figurano Ciccio! con valore peggiorativo, pa’ per papà e Rebby per Rebecca con valore vezzeggiativo:
- Ciccio! Mi senti? Stai calmo. Ti togli dai coglioni e ti prendi questo bel regalino. Dài! (Veloce come il Vento)
- Pa’, mi senti? (Veloce come il Vento)
- Rebby, te con i capelli lunghi! (Il Collegio).
Questi ultimi, così come l’abbreviazione prof (presente solo ne Il Collegio), sono meno ricorrenti in SoLiSS_subs rispetto a SoLiSS_script, ma ciò è dettato da ragioni convenzionali riguardo i cps.
Per riassumere, le etichette hanno mostrato dei comportamenti diversi nei due sub-corpora. Le frequenze relative (calcolate su diecimila token) delle occorrenze di ciascun tag come mostrato su LancsBox sono illustrate sotto:
Tag |
SoLiSS_script |
SoLiSS_subs |
Differenza in valore assoluto |
#_TUR |
79,64 |
84,75 |
5,11 |
#_COL |
62,51 |
44,77 |
17,74 |
#_DIAL |
57,88 |
19,72 |
38,16 |
#_REG |
118,99 |
43,17 |
75,82 |
#_PAR |
151,40 |
57,03 |
94,37 |
Tabella 1: Frequenze relative dei tag e differenze nei due sub-corpora in SoLiSS.
Dalle differenze tra i due valori dei corrispettivi sub-corpora si conferma che il turpiloquio è l’elemento maggiormente rispettato nella sottotitolazione in confronto al parlato originale perché riconoscibili, con una differenza di appena 5,11; seguono i colloquialismi, con 17,74 di differenza; invece, le feature dialettali, i regionalismi e le forme sintattiche marcate sono quelle più riadattate con le forme standard per ragioni di comprensibilità con rispettivamente 38,16, 75,82 e 94,37 di differenza.
Gli esempi sopra mostrati e i dati riportati in tabella dimostrano una generale attenzione a rispettare la variazione nei sottotitoli di recenti produzioni italiane su RaiPlay secondo la normativa RAI del 2021. Nonostante un simile rispetto, ci sono alcuni casi, specialmente riguardanti variazione diatopica e marcatezza sintattica, in cui le strategie adottate hanno piuttosto costituito un ostacolo alla contestualizzazione dei personaggi. Sebbene la tendenza ad attuare strategie di semplificazione sia talvolta necessaria per l’intelligibilità, in taluni casi si corre il rischio di peccare di disattenzione nel comunicare efficacemente la caratterizzazione complessiva di un personaggio nel rispetto dei codici di significato.
6. Conclusioni
Il presente lavoro ha dimostrato un generale rispetto delle varietà sociolinguistiche dell’italiano parlato nei sottotitoli accessibili di produzioni AV RAI. L’indagine ha coinvolto un totale di dieci testi derivanti da altrettanti programmi televisivi recenti che avrebbero potuto costituire esempi concreti del trattamento dell’italiano parlato in fase di trasposizione scritta.
Il corpus ad hoc SoLiSS ha raccolto sia i dialoghi originali, che i sottotitoli corrispondenti al fine di offrire un’indagine comparativa. Questi ultimi sono stati estrapolati da RaiPlay per due ragioni: verificare il trattamento della variazione nei sottotitoli su una piattaforma streaming di crescente utilizzo e usufruire della costante disponibilità dei programmi a prescindere dalla loro messa in onda sulle varie reti. Il corpus è stato taggato in via preliminare seguendo l’esempio del POS-tagging per favorire immediatezza nella ricerca in sé e nella processazione delle informazioni da parte del software LancsBox. I tag #_REG, #_DIAL, #_TUR, #_PAR e #_COL sono stati ideati tentando di rispecchiare gli elementi lessicali e grammaticali più rappresentativi dell’italiano parlato.
Dai dati mostrati è emerso che il turpiloquio è l’elemento maggiormente rispettato nei sottotitoli, seguito dai colloquialismi, mentre le features dialettali, regionali e sintatticamente marcate vengono principalmente standardizzate per rendere i sottotitoli facilmente fruibili dagli spettatori sordi, considerandone la velocità di lettura in presenza di elementi substandard[21]. Come sottolinea Orletti (2016): “Vanno preferite le parole brevi, di alta frequenza, le forme verbali semplici, le frasi semplici, la paratassi all’ipotassi” (225). Tuttavia, la prassi della riduzione linguistica nei sottotitoli “rende omogenea una fascia della popolazione che omogenea non è in termini di padronanza linguistica, appiattendo, anche oltre il necessario, la varietà linguistica” (Orletti ed Eugeni 2019: 534). Pertanto, un compromesso tra indagine scientifica e attività professionale permetterebbe di garantire la qualità dei sottotitoli in maniera più precisa, valutando caso per caso la necessità di adattare i dialoghi senza rischiare di perdere informazioni necessarie alla descrizione di personaggi e scene. Jorge Díaz Cintas e Aline Remael (2021) pongono l’accento proprio sulla funzione della variazione, specificando che occorre preservarla nei sottotitoli se caratteristica di un personaggio o di una situazione (182-3)[22]. Anche Soledad Zárate (2021) sottolinea questo aspetto:
[…] certain features typical of oral discourse, such as repetitions, hesitations, fillers and redundancy, can be partially omitted in the migration to subtitles without affecting the message too negatively. Yet some indications of such features can still be given in the written version, especially if they contribute to characterisation and have diegetic value, that is, narrative meaning (41).
In merito al problema della reperibilità dei prodotti sottotitolati su RaiPlay, lo studio ha mostrato quanto il picco di utilizzo della piattaforma nel 2021 rispetto all’anno precedente sembri essere in dissonanza con l’effettiva quantità di ore sottotitolate che la stessa propone. Sarebbe interessante condurre un'indagine più approfondita sulla tipologia di programmazioni sottotitolate e sull’ammontare dei tempi di fruizione del servizio da parte del pubblico sordo e ipoudente.
Dal punto di vista metodologico, lo studio pecca di una mancata applicazione di sistemi di parsing che spezzino la frase in sintagmi o porzioni di testo a favore di un’analisi computazionale sintattica e semantica. Inoltre, SoLiSS è ben lontano dall’essere un database ufficiale dei sottotitoli per sordi di RaiPlay, in quanto progetto preliminare. Come sviluppo futuro, la creazione di una banca dati ufficiale permetterebbe di monitorare sia la qualità generale della sottotitolazione, in special modo riferita agli elementi del parlato che sottostanno alle maggiori difficoltà diamesiche, sia la quantità di ore sottotitolate sul servizio streaming.
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Filmografia
Amadeus e Donatella Rettore (2022) Dialogo in 72° Festival di Sanremo, Stefano Vicario (regista), Rai (organizzatore).
Busso, Luca, Elia Stabellini, Emanuele Morelli, Laura Cristaldi, Marco Migliore, Annalisa Gambino, Stefania Piancone (scrittori) e Fabrizio Deplano (regista) (2021, 14 dicembre), “Obiettivo diploma” (stagione 6, episodio 8) in Il Collegio, Alessandra Bacci e Popi Albera (produttori esecutivi), Rai, Banijay Italia s.p.a.
Diamanti, Donatella, Laura Grimaldi, Paolo Piccirillo, Gianluca Gloria, Mario Cristiani (scrittori) e Alessandro Casale (regista) (2022, 28 febbraio), Episodio 1 (stagione 1) in Vostro Onore, Al Munteanu, Ron Ninio, Shlomo Mashiach, Ram Landes, Danna Stern (produttori esecutivi), Rai Fiction, Indiana Production.
Ferilli, Sabrina (2022) Monologo in 72° Festival di Sanremo, Stefano Vicario (regista), Rai (organizzatore).
Ferrante, Elena, Francesco Piccolo, Laura Paolucci, Saverio Costanzo (scrittori) e Daniele Luchetti (regista) (2022, 6 febbraio), “La Febbre” (stagione 3, episodio 2) in L’Amica Geniale – storia di chi fugge e di chi resta, Guido De Laurentiis, Elena Recchia, Paolo Sorrentino e Jennifer Schuur (produttori esecutivi), The Apartment, Fremantle.
Fogelman, Dan (scrittore) e Luca Ribuoli (regista) (2022, 6 marzo), “Il gioco della vita” (stagione 1, episodio 1) in Noi, Sandra Bonacchi (produttrice esecutiva), Cattleya, Rai Fiction, 20th Television.
Gravino, Filippo, Francesca Manieri, Matteo Rovere (scrittori), Domenico Procacci, Elia Mazzoni (produttori) e Matteo Rovere (regista) (2016) Veloce come il Vento, film, Italia, Fandango, Rai Cinema, 01 Distribution.
Marini, Leonardo, Attilio Caselli, Salvatore De Mola (sceneggiatori) e Michele Soavi (regista) (2022, 7 febbraio), “Il delitto di Kolymbetra” (stagione 2, episodio 1) in Màkari, Francesco Beltrame (produttore esecutivo), Rai Fiction, Palomar.
Moretti, Claudio (scrittore), Claudia Santilio (produttrice esecutiva) e Cristian Di Mattia (regista) (2021) Vola, Luna Rossa, documentario, Italia, Rai2, Rai Documentari.
Terracciano, Paolo (scrittore) e Stefano Amatucci (regista) (2022, 31 gennaio), Episodio 5871 (serie 25) in Un Posto al Sole, Cinzia Guzzi, Renata Anzano e Daniela Troncelliti (produttrici esecutive), Rai Fiction, FremantleMedia Italia, Centro di produzione Rai di Napoli.
Note
[1] “All subtitled programmes are made up of three main constituents: the spoken word, the image and the subtitles. The interaction of these three components, along with the viewer’s ability to read both the images and the written text at a particular speed, and the actual size of the screen, determine the basic characteristics of the audiovisual medium. Subtitles must appear in synchrony, with the images and dialogue […], and remain displayed on screen long enough for the viewers to be able to read them” (Díaz Cintas e Remael 2021: 9).
[2] Per una definizione della sottotitolazione per persone sorde si citano nuovamente Jorge Díaz Cintas e Aline Remael (2021): “Subtitles for people who are D/deaf or hard-of hearing (SDH), a.k.a. captioning, is a practice that consists in presenting on screen a written text that accounts for the dialogue and its paralinguistic dimensions, as well as for music, sounds and noises contained in the soundtrack, so that audiences with hearing impairments can access audiovisual material” (10).
[3] Si riporta anche un interessante articolo pubblicato su Il Post “Le traduzioni a 42 caratteri per riga”: “i sottotitoli-non-CC (non-SDH, ergo tradizionalmente definiti interlinguistici, ndr) […] non dovendo dedicare spazio testuale ai suoni hanno quantomeno più spazio da dedicare alla traduzione delle parole” (Gargantini 2022).
[4] Lo studio di Francesca Bianchi, Carlo Eugeni e Luisa Grandioso (2020) si concentra sulla fruizione degli SDH da parte di bambini udenti, ipoudenti e sordi. Tuttavia, il dato sulla leggibilità del sottotitolo adattato sembra essere generalizzabile a tutto il pubblico sordo: “la tendenza ad innalzare il registro linguistico […] entra in conflitto con il dato della ricerca che mostra la difficoltà dei sordi nella comprensione di testi formali” (Orletti 2016: 225).
[5] La sottotitolazione intralinguistica per persone sorde permette “the understanding of the filmic whole and of the story line in particular, through the reading of [intralingual, ndr] subtitles” (Díaz Cintas e Neves 2015: 6); “AVT has recently found synergies […] especially with accessibility (SDH, AD), thus opening up new horizons and possibilities for certain groups of audience” (Baños e Díaz Cintas 2018: 5).
[6] Nel 2016 le ore di programmi sottotitolati in RAI sono state 14.220 (RAI 2018: 75). Non si rintracciano informazioni sui dati di RaiPlay prima del 2018, anno in cui la piattaforma ha avuto come unica offerta accessibile al pubblico sordo “il servizio di TV rallentata per i notiziari on-demand presenti sulla piattaforma RaiPlay con l’obiettivo di migliorare la comprensibilità del parlato per anziani, stranieri e utenti con problemi uditivi” (65).
[7] Il documento “Relazione e Bilanci al 31 dicembre 2021” pubblicato su Rai.it riporta i dati effettivi sulla crescita dell’uso della piattaforma: “RaiPlay ha registrato complessivamente circa 961 milioni di legitimate streams (visualizzazioni video) facendo registrare una crescita del +4,8% vs il 2020, con una media mensile di 15,3 milioni di browser unici (+23% vs 2020), e una media mensile di 69,7 milioni di visite (+17,5% sul 2020)” (RAI 2021c: 110).
[8] Nell’articolo de La Repubblica “I non udenti e l'odissea dei sottotitoli in tv: ‘Noi tagliati fuori, ingiusto pagare il canone Rai’” le persone sorde intervistate dichiarano che “in Rai i sottotitoli funzionano per il 30% di quello che dovrebbero” (Echites 2016). È probabile che qui il concetto di funzionalità corrisponda alla disponibilità dei sottotitoli unita alla loro qualità, come si evince da questa ulteriore dichiarazione: “[la RAI] dice di offrire un servizio che in realtà non offre, o comunque a una qualità decisamente inferiore rispetto a quella vantata” (ibid.).
[9] Per un approfondimento si suggeriscono anche i lavori di Serena Corazza e Virginia Volterra (2008) sulle tante varietà di LIS dal punto di vista socioculturale e di Anna Cardinaletti, Carlo Cecchetto e Caterina Donati (2011) sulle dimensioni della variazione nella LIS.
[10] Il riconoscimento della LIS come lingua ufficiale dal governo italiano è avvenuto il 19 maggio 2021 (Daina 2021).
[11] Carmela Bertone e Francesca Volpato (2012) presentano una descrizione dettagliata dei gradi di sordità: “sordità lieve, con perdita compresa tra 21 e 40 dB; sordità moderata, con perdita compresa tra 40 e 70 dB; sordità severa, con perdita compresa tra 70 e 90 dB, e sordità profonda, con perdita superiore a 90 dB” (553).
[12] Trattasi di programma in semi-diretta, in cui la maggior parte degli enunciati viene scritta in precedenza. In questo caso “le peculiarità testuali saranno a cavallo tra il testo scritto e il testo orale, in quanto la lettura di un testo che è stato scritto comunque implica un ‘apporto di oralità’ (false partenze, pause piene, battute spontanee, tratti soprasegmentali), così come la scrittura dello stesso testo, che dovrà poi essere letto, implica un apporto di caratteristiche dello scritto” (Eugeni 2007).
[13] Questo programma contiene per la maggior parte un parlato spontaneo, poiché un reality.
[14] La scelta di accorpare più feature in un solo tag ha lo scopo di circoscrivere la ricerca entro poche etichette esemplificative dei tratti distintivi del parlato per facilitarne l’analisi.
[15] Il corsivo e il grassetto sono stati impiegati nel presente lavoro per, rispettivamente, evidenziare gli esempi rispetto al testo ed enfatizzare la parola o l’espressione chiave all’interno degli stessi.
[16] Si tratta dei sottotitoli impressi direttamente sulla pellicola.
[17] Si tratta dei sottotitoli che possono essere attivati o disattivati liberamente dallo spettatore.
[18] Sebbene si sia conservato nella fiction soprattutto perché marcato a livello intonativo e visibile dal labiale, resta il fatto che è stato trascritto nei sottotitoli, giustificandone la riconoscibilità. Sulla base di quest’ultimo punto si potrebbe contrastare la scelta di non includerlo nei sottotitoli de Il Collegio per attenuare la forma dialettale ricenn’, più complessa da leggere.
[19] Questo, nonostante sia un turpiloquio, è stato incluso nella categoria DIAL poiché localmente connotato. La stessa strategia è stata adottata per le espressioni vacca boia e maroni già incontrate in precedenza.
[20] Secondo i dati del corpus KIParla (Mauri et al. 2022), di recente analizzati per il presente lavoro.
[21] Si rimanda alle ricerche condotte dal Gruppo CNR tra gli anni Novanta e Duemila citate in Orletti (2016: 224-5) in merito alle difficoltà riscontrate dagli spettatori sordi nella lettura dei sottotitoli.
[22] “[…] films and TV series purposefully aim to provide identifiable instances of languages variation through markers in the characters’ speech. […] the function of language variation in the audiovisual production should always be evaluated first: is this linguistic variant used throughout or is it only used by some characters? What function does it fulfil? In Trainspotting, for instance, a Scottish dialect is mixed with drugs-related insider jargon. […] the language used by the protagonist friends is pitted against the very proper standard English spoken by the outsiders. From this perspective, it is important that the contrast is conveyed in translation” (Díaz Cintas e Remael 2021: 182-3).
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"L’italiano parlato nei sottotitoli per sordi e ipoudenti su RaiPlay: uno studio sociolinguistico per l’accessibilità del prodotto AV"
inTRAlinea Special Issue: Media Accessibility for Deaf and Blind Audiences
Edited by: Carlo Eugeni & María J. Valero Gisbert
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