Tradurre “germi, virus, batteri e altri microscopici mostri” per ragazze e ragazzi

By Annalisa Sezzi (University of Modena and Reggio Emilia, Italy)

Abstract

English:

The translation of informational texts is still an unexplored field of research, in terms of popularisation both for adults (Liao 2013) and for children (Reiss 1982; Tabbert 2002; Sezzi 2017, 2019a; Masi 2021). In particular, the latter poses many challenges to the translator in that implies a form of “edutainment”, a “hybrid genre” that merges education and entertainment in multiple ways and to different extents (Scanlon e Buckingham 2002). In the context of the recent Covid-19 pandemic and the related need to give children guidance and information on topics related to the viral disease and its variants, risks, consequences, as well as prevention, this paper concentrates on the Italian translations of three English informational books for children which were published or re-edited to provide knowledge about germs, viruses and bacteria in general before and during the Covid-19 outbreak. In particular, working along the lines of Calsamiglia and Van Dijk (2004: 370), we shall compare and contrast the discursive strategies adopted in order to recontextualise and disseminate knowledge from experts to non-experts. As will be seen, the translated texts appear to be more complex both from a content and terminological point of view, and more formal, sometimes to the detriment of the humour that characterizes both language and images in the source texts. In the Italian translations, humour is restricted to the iconic apparatus. On these grounds, it is safe to claim that the Italian translations undergo a further re-mediation based on the idea of (more formal) knowledge, while still retaining the expressive dimension and popularising goals of the source texts.

Italian:

La traduzione dei testi divulgativi è ancora un campo di ricerca per lo più inesplorato, in termini di divulgazione sia per adulti (Liao 2013) sia per bambini e bambine (Reiss 1982; Tabbert 2002; Sezzi 2017, 2019a; Masi 2021). In particolare, quest’ultima pone molte sfide al traduttore in quanto si caratterizza come una forma di “edutainment”, un “genere ibrido” che fonde educazione e intrattenimento in svariati modi e in diversa misura (Scanlon e Buckingham 2002). Nel contesto della recente pandemia di Covid-19 e della relativa necessità di offrire a bambini e bambine indicazioni e informazioni su argomenti relativi al virus e alle sue varianti, ai rischi, alle conseguenze, nonché alla prevenzione, questo articolo si concentra sulle traduzioni italiane di tre libri divulgativi per l’infanzia in inglese che sono stati pubblicati o ripubblicati per fornire conoscenze su germi, virus e batteri prima e durante l’epidemia di Covid-19. In particolare, sulla base degli studi di Calsamiglia e Van Dijk (2004: 370), vengono analizzate in chiave comparativa e contrastiva le strategie discorsive adottate per ricontestualizzare e diffondere la conoscenza dagli esperti ai non esperti. Come si vedrà, i testi tradotti appaiono più complessi, sia dal punto di vista contenutistico che terminologico, e più formali, a volte a scapito dell’umorismo che caratterizza il linguaggio e le immagini nei testi di partenza. In alcune traduzioni italiane l’umorismo è poi spesso affidato all’apparato iconico. Su queste basi, si può affermare che le traduzioni italiane subiscono un’ulteriore mediazione basata su un’idea di conoscenza (più formale), pur mantenendo la dimensione espressiva e le finalità divulgative dei testi di partenza.

Keywords: traduzione per l’infanzia, divulgazione per l'infanzia, edutainment, tipologie di spiegazione, informational books, translating for children, popularisation for children, recontextualisation, types of explanation

©inTRAlinea & Annalisa Sezzi (2023).
"Tradurre “germi, virus, batteri e altri microscopici mostri” per ragazze e ragazzi"
inTRAlinea Special Issue: Tradurre per l’infanzia e l’adolescenza
Edited by: Mirella Piacentini, Roberta Pederzoli & Raffaella Tonin
This article can be freely reproduced under Creative Commons License.
Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/2616

1. La divulgazione per l’infanzia e l’adolescenza

La disseminazione della conoscenza destinata a bambini e bambine, ragazzi e ragazze assume, al di fuori dell’ambito scolastico, una varietà di forme, che vanno dai programmi televisivi, alle riviste e ai siti web.

Al di là della sua natura proteiforme, la divulgazione per i più giovani è spesso identificata con il libro divulgativo o libro di “non-fiction”. In italiano si utilizzano queste due espressioni (Cristini 2014), mentre nel contesto anglosassone si ritrova “information/informational book”, spesso preferita a “non-fiction”. Quest’ultima designazione, infatti, fornirebbe una definizione in negativo di questo tipo di letteratura, vale a dire un genere che “non è fiction”, nonostante condivida con la fiction una cassetta degli attrezzi comune (“toolbox”) (Goga 2020: 52).

Al di là delle diverse designazioni, i libri divulgativi, come tutti gli altri materiali preposti alla divulgazione per ragazzi e ragazze, hanno un carattere fondamentalmente facoltativo e individuale: vengono, infatti, comprati e fruiti in autonomia “for interest or pleasure” (Mallet 2004: 623). In particolare, si incentrano di solito su un tema preciso (Pappas 2006: 4) che stimola la curiosità e la voglia di conoscere qualcosa in più su un argomento specifico, sia esso di scienze o di storia. Essi danno poi avvio a un processo di “ricontestualizzazione”[1] (Calsamiglia e Van Dijk 2004: 370) o di “traduzione intralinguistica”[2] (Gotti 1996) del sapere specialistico ivi contenuto, un processo di trasmissione della conoscenza da esperti a non esperti, che si riscontra anche nella letteratura per adulti. La divulgazione nei libri per l’infanzia deve, tuttavia, fare i conti non solo con la mancanza di conoscenza specialistica, ma con le abilità linguistiche e cognitive e con l’enciclopedia limitata del pubblico a cui è destinata: se questo divario è imprescindibile (Myers 1989), è altrettanto vero che la semplificazione non deve ridursi a banalizzazione bensì deve trasformarsi in un “processo di rielaborazione e creazione” (Paladin e Pasinetti 1995: 15) in cui si deve “rendere in volgare, cioè svolgere un tema con un linguaggio chiaro e accessibile al grosso pubblico, salvaguardando al contempo la precisione concettuale dell’argomentazione” (Cuccolini 2008: 54).

L’altro aspetto distintivo dei libri informativi per l’infanzia e l’adolescenza è il suo essere parte di un fenomeno chiamato “edutainment”, una crasi tra “education” ed “entertainment” che designa il connubio tra educazione e divertimento. Quest’ultimo si configura come “a hybrid genre that relies heavily on visual material, on narrative or game-like formats, and on more informal, less didactic styles of address” (Scanlon e Buckingham 2002: 142) che si traduce in nuove forme testuali (Myers 1989: 71) e “in una contaminazione di generi e modi tipica del libro per ragazzi degli ultimi anni” (Cristini 2014). Oltre alla multimodalità che vede la distribuzione simultanea del carico informativo sul codice verbale e su quello visivo, come avviene anche nei testi scolastici (e.g. Kress e van Leeuwen 1996; Veel 1998; Unsworth 2006, 2007), si sfrutta anche un linguaggio informale e la presenza di giochi e di test che rendono il testo più coinvolgente e più accessibile.

L’accuratezza scientifica e le strategie di coinvolgimento del lettore dei testi divulgativi si uniscono per attrarre un doppio destinatario, che è quello della letteratura per l’infanzia in generale, composto dall’adulto e dal bambino (Collet 2006: 126).

Quest’ultimo diventa esso stesso protagonista: all’interno dei testi, ci si rivolge a lui direttamente (Scanlon e Buckingham 2002; Cristini 2014) costruendolo come lettore implicito (Larkin-Lieffer 2010) che viene concettualizzato in modi diversi, per esempio come osservatore curioso, come contenitore, come co-costruttore di sapere (Larkin-Lieffer 2010: 78) o come scienziato (Scanlon e Buckingham 2002; Bell 2008; Larkin-Lieffer 2010: 81).

Il rapporto con il lettore viene ulteriormente consolidato grazie alla creazione di collane su un determinato argomento o relative a una particolare disciplina che fidelizzano il lettore (Collet 2006: 28).

2. La traduzione dei testi divulgativi per ragazzi

Liao sottolinea come la traduzione dei testi divulgativi per adulti, un genere “with its own communicative purpose” (2013: 131), risulti un campo di ricerca quasi del tutto inesplorato all’interno dei Translation Studies (Liao 2013: 131), anche se sussistono delle sfide traduttive importanti legate, per esempio, all’accessibilità, spesso all’interno di contesti multimodali, e alla rimodulazione del rapporto tra esperto e non esperto nel passaggio da testo di partenza e traduzione (Liao 2013: 131).

Ciò è ancor più vero se si rivolge lo sguardo verso la traduzione dei testi divulgativi per bambini e bambine, ragazzi e ragazze, sebbene si riscontri un interesse sempre maggiore. Uno dei primi articoli ad occuparsene è Zur Übersetzung von Kinder- und Jugendbüchern. Theorie und Praxis di Reiss (1982), considerato come una “référence importante” (Di Giovanni, Elefante, Pederzoli 2010: 13) nella letteratura critica di riferimento: nella tipologia di testi indirizzati all’infanzia, Reiss include i testi informativi la cui traduzione deve aspirare principalmente a una trasposizione precisa del contenuto (1982: 8), ma anche ad adattare la lingua e lo stile ai lettori di arrivo nonché alle loro conoscenze, avvalendosi, qualora necessario, di spiegazioni aggiuntive e omissioni del contenuto. Puurtinen (1995: 58; si veda Tabbert 2002: 313), a sua volta, evidenzia che la resa accurata del messaggio e l’adattamento ai destinatari non sono gli unici elementi da valutare poiché i testi informativi, come sottolineato nel paragrafo 1 del presente contributo, sono costituiti da molteplici elementi e svolgono svariate funzioni.

Studi più recenti sui libri divulgativi in inglese di storia tradotti in italiano (Sezzi 2015, 2017, 2019a) hanno, per esempio, messo in evidenza come di fatto vengano utilizzati diversi tipi di spiegazione (Calsamiglia e van Dijk 2004) impiegati nella divulgazione per adulti al fine di rendere comprensibile il contenuto specialistico, e come lo sfruttamento dell’elemento multimodale e il coinvolgimento del lettore entrino in gioco nel processo traduttivo, portando a un’ulteriore ricontestualizzazione. Le modifiche operate riguardano gli elementi culturo-specifici e l’umorismo, spesso associato ai giochi di parole, ma anche l’adozione di un linguaggio più formale rispetto ai testi di partenza (Sezzi 2015, 2017, 2019a), spiegazioni aggiuntive nonché precisazioni a livello contenutistico e terminologico e infine riscritture. A questo proposito, si può parlare non tanto di una semplificazione, quanto di una sorta di “complessificazione” che si fa portatrice di un’idea di conoscenza, non solo di bambino (e.g. Shavit 1986; Oittinen 2000; O’Sullivan 2005), che muta dalla cultura di arrivo a quella di partenza. Queste stesse tendenze sono state evidenziate anche da Masi (2021) in relazione ai picturebook divulgativi concepiti per fasce di età diverse e sono state messe in relazione alla distinzione tra “culture ad alto contesto”, come quella italiana, e “culture a basso contesto”, come quella anglosassone (Hall 1976; Hall e Hall 1990; Katan 2004).

Appare dunque evidente che la traduzione dei testi divulgativi per l’infanzia e l’adolescenza si prospetta come un ambito di ricerca importante in cui l’analisi comparativa può fungere da cartina di tornasole per i meccanismi di mediazione e ri-mediazione del sapere: si tratta, infatti, di un ulteriore processo di traduzione, in questo caso interlinguistico, di una traduzione intralinguistica dal discorso specialistico a quello divulgativo.

3. Corpus e metodologia

L’analisi comparativa proposta si concentra su tre testi divulgativi in inglese e sulle rispettive traduzioni in italiano e, in particolare, sulle strategie di divulgazione, inquadrate nell’ottica di una “traduzione intralinguistica” (Gotti 1996) o “ricontestualizzazione” messa in atto nella trasmissione del sapere da esperto a laico (Calsamiglia e Van Dijk 2004: 370). I testi sono destinati a lettori e lettrici della stessa fascia di età (7-12 anni) e hanno come tema i virus, i germi e i batteri, le malattie che essi provocano nonché i metodi di prevenzione. I libri in analisi sono stati pubblicati e/o ripubblicati prima e durante la diffusione del Covid-19.

Nello specifico il corpus è composto da:

  1. Microscopic Monsters, pubblicato nel 2001 nella collana Horrible Science[3] della casa editrice Scholastic, spin off della serie Horrible Histories, da cui mutua la stessa formula (Bell 2008: 84). È stato poi ripubblicato nel 2014 con una nuova copertina. La collana, in stampa dal 1996, è stata tradotta in diverse lingue ed è incentrata su argomenti scientifici (dalla digestione ai microbi ai vulcani), proponendone descrizioni e spiegazioni ironiche e umoristiche ma, al contempo, terrificanti. Queste caratteristiche rappresentano la cifra stilistica della collana, da cui deriva l’aggettivo “horrible” della serie e i titoli dei vari volumi. L’autore è Nick Arnold, un divulgatore scientifico, mentre l’illustratore è Tony De Saulles, le cui vignette in bianco e nero giocano con gli stilemi e il linguaggio del fumetto, allontanandosi decisamente dalle illustrazioni scientifiche. Il libro ha il formato di un romanzo breve (208 pagine) e combina elementi intertestuali, parodici e informali con aspetti tipici della divulgazione scientifica, dei media con contenuti educativi e dei libri di testo (Bell 2008). La traduzione italiana[4] si intitola Germi, virus e batteri. E altri microscopici mostri (2001) ed è pubblicata dalla casa editrice Salani nella collana Brutte scienze.
  2. See inside Germs (2020), pubblicato nel 2020, durante i mesi della pandemia, dalla Usborne, una casa editrice specializzata nella divulgazione per bambine e bambini. Fa parte della collana See inside… (your body, castles, ecc.). L’autrice è Sarah Hull e il testo è illustrato da Peter Allen. Il libro ha la struttura e il formato di un albo illustrato cartonato composto da 16 pagine, ma non è indirizzato alla fascia prescolare, bensì a bambini e bambine, ragazzi e ragazze dai 7 anni. La doppia pagina corrisponde quasi sempre a un’unità narrativa, o meglio divulgativa, a cui è dedicato un argomento scientifico (“Fascinating Fungi” o “Spreading Germs”) ed è caratterizzata da illustrazioni colorate popolate non solo da piccoli personaggi umani, dai microbi e dai virus personificati, ma anche da elementi naturali antropomorfizzati. I concetti e le spiegazioni scientifiche possono essere consultati da lettrici e lettori sollevando le piccole alette (“Lift-the-flap book”) sparse nella pagina e numerate. La traduzione italiana[5], dal titolo I segreti di batteri, virus e funghi (2020), è pubblicata nella collana italiana I segreti di…, sempre della Usborne.
  3. The Germ Lab. The Gruesome Story of Deadly Diseases è edito da MacMillan. La prima edizione è del 2011, mentre la seconda è del 2020, proprio nei mesi della diffusione e della lotta contro il Covid-19. L’autore è Richard Platt e l’illustratore è John Kelly. Come il libro precedente, ha le caratteristiche di un albo illustrato: le diverse doppie pagine (48 pagine in totale) sono incentrate ciascuna su un argomento (per esempio, “Disease: how it spreads” o “Fungus and Fever”) e corredate da illustrazioni in stile fumettistico, o da fotografie quali immagini di virus al microscopio. Ad accompagnare i lettori, c’è un ratto vestito da scienziato di laboratorio: ha fattezze strambe che provocano un senso di repulsione. In linea con il titolo, e con Horrible Science, il libro gioca, infatti, sui dettagli grotteschi e raccapriccianti che fungono da strumento di coinvolgimento del lettore/della lettrice. La traduzione italiana si intitola Scuola di germi. Tutto su virus, batteri ed epidemie della storia[6] ed è stata pubblicata nel 2020 sulla base della seconda edizione.

L’analisi combina gli studi sulla traduzione della letteratura per l’infanzia (e.g. Oittinen 2000; O’Sullivan 2005) e gli studi sulle strategie linguistiche discorsive nella divulgazione per adulti (Calsamiglia e van Dijk 2004: 372).

In particolare, si sono presi in esame i sei “tipi di spiegazione” definiti nella tassonomia di Calsamiglia e van Dijk (2004: 372), il cui utilizzo nella divulgazione per l’infanzia è corroborato da altri studi su diversi siti web e prodotti educativi. Tali spiegazioni si combinano con forme di coinvolgimento del lettore quali l’utilizzo di domande, di espressioni colloquiali, e del pronome “you” (o di un “we” inclusivo) (cfr. Cappelli e Masi 2019, Diani 2015, Diani e Sezzi 2019, Sezzi 2017, 2019b, Bruti e Manca 2019).

I tipi di spiegazione sono categorizzati come segue:

  1. La “denominazione” o “designazione” è una strategia che permette di introdurre nuovi termini o oggetti e le loro denominazioni specialistiche (Calsamiglia e van Dijk 2004: 381) ed è associata a espressioni come “called” o “known as” (Garzone 2006: 91-92);
  2. La “definizione” è collegata alla denominazione e prevede la spiegazione di parole non familiari descrivendo le proprietà e le caratteristiche degli oggetti a cui si riferiscono (Calsamiglia e van Dijk 2004: 375; si veda anche Garzone 2006: 92);
  3. La “riformulazione” o “parafrasi” implica che un “discourse fragment”, “un frammento di discorso” è reso “easier to understand than the original discourse fragment”, quindi più facile da capire rispetto al frammento di discorso originale (Garzone 2006: p. 94). È introdotta di solito da apposizioni, parentesi, trattini, citazioni ed espressioni metalinguistiche (Calsamiglia e van Dijk 2004: 383);
  4. L’“esemplificazione” fa riferimento all’uso di esempi specifici per spiegare fenomeni generali (Calsamiglia e van Dijk 2004: 383);
  5. La “generalizzazione” si poggia su un meccanismo opposto rispetto a quella precedente, poiché le conclusioni generali sono tratte da istanze specifiche (Calsamiglia e van Dijk 2004: 383);
  6. L’“analogia” o “associazione” (Calsamiglia e van Dijk 2004: 376) si fonda sul confronto con oggetti che possono essere compresi più facilmente dai non-esperti, come le similitudini o le metafore.

Nel paragrafo successivo verranno presentati i risultati preliminari dell’analisi comparativa, mettendo in rilievo le propensioni generali in termini di scelte traduttive dei tre testi di arrivo.

4. Virus, batteri e germi in traduzione

Le traduzioni del piccolo corpus parallelo costituiscono un caso di studio rappresentativo. Data la ricchezza degli esempi, sono stati selezionati solo alcuni passaggi emblematici delle tendenze traduttive condivise, in misura variabile, dai tre testi di arrivo. 

Una prima tendenza riguarda l’utilizzo di una terminologia più precisa nelle definizioni rispetto ai testi di partenza che si accompagna a spiegazioni più accurate.

All’inizio del libro The Germ Lab, per esempio, vengono presentate le definizioni rispettivamente di germi, batteri e virus. Nella traduzione queste sono rese in modo maggiormente chiaro, utilizzando allo stesso tempo un lessico più formale e specialistico:

1. KNOW YOUR GERMS

Three kinds of germs spread illness. Protists are tiny living creatures. Even tinier, bacteria are the smallest living things. Viruses are even smaller, but they’re not alive. They trick our bodies into copying them until there is enough virus in your body. (Platt 2020a: 5)

1a. CONOSCI I TUOI GERMI

I germi che diffondono le malattie sono di tre tipi. Ci sono i protisti, piccoli organismi viventi. I batteri: tra le creature viventi, non c’è niente di più piccolo. E poi i virus, ancora più piccoli, ma non viventi. Per questo i virus sfruttano le cellule di altri organismi e le traggono in inganno spingendole a replicare le molecole virali fino a renderle pericolose. (Platt 2020b: 5)

Oltre ad aggiungere i due punti e la locuzione congiuntiva “per questo” per rendere il testo più esplicito e più coerente, termini più specialistici subentrano a termini più generici, per esempio, “organismi” per “creatures”.

Una tale tendenza è estremizzata nella traduzione di See inside Germs, dove spesso spariscono le domande rivolte al lettore, i giochi di parole, ma anche analogie a volte ambigue. Una delle alette nella prima doppia pagina è dedicata ai protozoi (“protozoa”) che vengono così definiti:

2. Protozoa are only one cell big. But they can move around and eat other living things, rather like animals do. (Hull 2020a: 2)

Nel testo di arrivo italiano non solo si usa una terminologia scientifica più precisa (“unicellulari”, “sostanza organica” e “strutture per la locomozione”), ma viene eliminata l’analogia con gli altri animali poiché la loro inclusione come un sottoregno animale è aperta a dibattito:

2a. Protozoi: sono unicellulari, si nutrono di sostanza organica e hanno strutture per la locomozione. (Hull 2020b: 2)

La traduzione italiana di Microscopic Monsters è, invece, per lo più aderente al testo di partenza sia per quanto riguarda le strategie di spiegazione sia per quanto riguarda l’umorismo, che è di fatto sotteso a tutto il testo. Quest’ultimo ruota di frequente attorno a giochi di parole che coinvolgono i titoli dei capitoli (per esempio, “Tiny Terrors”), ma soprattutto le vignette. Il libro si distingue dunque per un umorismo giocato sugli aspetti multimodali, tramite una collaborazione efficace tra testo verbale centrale e vignette. La traduzione cerca di mantenere l’umorismo, spesso “nero”, che permea l’intero volume, con soluzioni più o meno riuscite, di frequente appoggiate su “equivalenti funzionali”[7] (O’Sullivan, 1998). Un esempio si ritrova quando si spiega che esistono pareri discordanti sul fatto che nell’antichità i cristalli venissero usati come lenti. Si aggiunge, a supporto della posizione asseverativa, che il filosofo romano Seneca utilizzava una boccia di acqua per poter leggere i papiri della sua libreria (Arnold 2001a: 19). A corollario umoristico di questo dibattito, c’è una vignetta in cui si vede un personaggio con fattezze caricaturali associate solitamente a una professoressa o una studiosa (indossa dei grandi occhiali e ha denti sporgenti) che guarda attraverso una boccia piena d'acqua con un pesce all’interno, e dice: “It’s transparently obvious!”. La sua battuta risulta divertente poiché si riferisce contemporaneamente alla visione chiara che si ottiene con quello stratagemma e alla posizione che confermerebbe l’utilizzo dei cristalli nei tempi antichi. Di fronte a lei, ci sono altri due personaggi che ribattono: “Sounds fishy to us”. La loro risposta, che riassume la posizione opposta, verte sull’aggettivo “fishy” e sul suo doppio significato: si collega all’immagine del pesce nella sua accezione di “fish-like” (simile a un pesce) e, a livello figurato, alla sua accezione di “suspicious, odd”[8], collegandosi dunque alla controversia sulle lenti.

La traduzione riesce a mantenere questo gioco multimodale e i suoi diversi piani utilizzando le risorse dell’italiano (3):

3. “È ovvio e cristallino!”

“Non sa che pesci pigliare!” (Arnold 2001b: 13)

La traduzione ricorre, infatti, all’aggettivo “cristallino” che rimanda sia ai cristalli sia a una visione chiara. Per la seconda battuta, in modo efficace, impiega l’espressione idiomatica “non sapere che pesci pigliare”, che richiama l’illustrazione e, allo stesso tempo, la difficile discussione.

Umorismo e ironia sono, invece, demandate alle immagini in The Germ Lab: vi è una pagina, per esempio, in cui si racconta che spesso, in passato, venivano usati rimedi inutili contro le malattie, come fare un bagno minerale per lenire il dolore (Platt 2020a: 31). Per sottolineare in modo ironico la loro inutilità, nell’illustrazione associata al testo verbale viene raffigurato un insetto (probabilmente portatore di malattie) che tranquillamente si fa un bagno, e un altro insetto dalle fattezze non piacevoli che versa nella vasca una sostanza simile sia ai minerali sia alla schiuma. Non sussistono dunque problemi traduttivi legati a questo aspetto. Più complessa è, invece, la questione nel terzo libro, See inside Germs. Le immagini, con virus e batteri personificati, costituiscono la principale fonte di umorismo e ironia, ma anche i titoli di alcune doppie pagine si profilano come espedienti per far sorridere i lettori. Accanto a titoli come “What are germs?” o “Natural Defences”, si ritrovano titoli che ricalcano la struttura assonantica e umoristica di quelli di Horrible Science della Scholastic, come “Vicious viruses”, “Pesky protozoa” o “Fascinating Fungi”. La traduzione italiana non mantiene questa alternanza, optando per titoli neutri, chiari e in linea con gli altri (“Cosa sono i virus… e i protozoi?”, “Il regno dei funghi”). Se da una parte c’è probabilmente la volontà di creare un testo più coerente a fronte di ciò che è stato percepito come una scelta contraddittoria da parte dell’autore, dall’altra c’è forse anche l’idea che la declinazione umoristica e ironica debba essere relegata all’illustrazione, e che al contrario il testo verbale debba risultare logico, serio e, in questo modo, autorevole.

Si sono osservati inoltre alcuni passaggi in cui le traduzioni cercano di creare un testo più esplicito, eliminando le ambiguità, come si è osservato nei casi precedenti. La necessità di maggior chiarezza espositiva ed esattezza si riscontra quando, all’interno della traduzione di Microscopic Monters, viene ripetuta la definizione di DNA per spiegare i virus, mentre nel testo di partenza si rinvia semplicemente alla definizione data in precedenza nel libro:

4. Viruses are even smaller so you’ll need an electron microscope to spot one, they’re basically of DNA (and if you DNA know what I’m talking about turn back to page 62 to refresh your memory). (Arnold 2001a: 100)

4a. I virus sono persino più piccoli, perciò per vederne uno serve il microscopio elettronico. In pratica si tratta di matasse di acido nucleico (RNA o DNA; se non capite a che cosa mi riferisco andate a pagina 42 per rinfrescarvi la memoria). (Arnold 2001b: 67)

Si può osservare innanzitutto che il gioco di parole basato sull’assonanza tra DNA e “don’t” viene persa nel testo di arrivo, che comunque cerca di restituire gli aspetti ironici e grotteschi dell’originale, spesso con soluzioni efficaci. La modifica a livello di strategie di spiegazione concerne, come anticipato, una definizione più scrupolosa di virus in cui si chiarisce che non solo il DNA, ma anche l’RNA, è formato da acido nucleico.

Ciò accade anche per precisazioni relative alle denominazioni. In The Germ Lab, quando si parla del vaccino della tubercolosi, viene introdotto solo il suo acronimo:

5. Preventing TB is easier than curing it, and a vaccine called BCC does just that. (Platt 2020a: 43)

Si osserva nella traduzione come la denominazione venga ulteriormente chiarita esplicando l’acronimo, aggiungendone l’etimologia e proponendo ai lettori un testo più lungo ed esplicito.

5a. Prevenire è spesso più facile che curare: così è nel caso della TBC, per cui esiste un vaccino chiamato BCG, dal nome dei suoi scopritori (Bacillo di Calmette e Guérin). (Platt 2020b: 43)

Allo stesso modo vengono anche aggiunte le terminologie specifiche laddove il testo non le fornisce, come nell’esempio seguente tratto da See inside Germs e dalla rispettiva traduzione, in cui si puntualizza, tra virgole, che lo strato esterno della pelle si chiama “epidermide”:

6. Skin is stretchy, waterproof and thick. The outer layer is especially tough. (Hull 2020a: 11)

6a. La pelle è elastica e impermeabile. Lo strato esterno, l’epidermide, è particolarmente resistente. (Hull 2020b: 11)

A volte, inoltre, alle denominazioni seguono definizioni più specifiche a cui vengono aggiunte nel testo di partenza delle esemplificazioni, le quali rendono la spiegazione più dettagliata da un punto di vista scientifico come nell’esempio seguente, tratto da The Germ Lab, e ripreso dalla sua traduzione:

7. A frightened young woman lies twisting on the floor. She sees visions and feels prickling and bites up on her arms. Three hundred years ago, she would have been taken for a witch! Today, we would know that she had eaten bread containing a nasty fungus called ergot. (Platt 2020a: 38)

7a. Una donna si agita e si contorce terrorizzata sul pavimento. Ha le allucinazioni e sente formicolii alle braccia. Tre secoli fa, l’avrebbero presa per una strega. Oggi sappiamo invece che si tratta forse di un’intossicazione causata da un pericoloso fungo dei cereali (come segale e frumento) chiamato ergot. (Platt 2020b: 38)

Si osserva che viene mantenuta in traduzione una denominazione (“called ergot”), ma il generico “pane” viene sostituito da una precisazione a livello contenutistico, dato che non è quest’ultimo a produrre i sintomi descritti bensì un’intossicazione dovuta a un fungo dei cereali. Questa spiegazione è seguita da un’esemplificazione (“segale” e “frumento”). Si nota infine che sparisce il punto esclamativo per far sembrare il testo più scientifico.

In generale, come si è potuto osservare l’accuratezza terminologica va di pari passo con quella contenutistica, a cui si associa anche un innalzamento di registro e, a volte, casi di riscrittura completa del testo di partenza, come avviene per esempio nella descrizione dell’ultima fase di crescita dei funghi in See inside Germs, che in traduzione diventa un testo decisamente meno divulgativo e più scientifico:

8. After a while, you might see fuzzy patches of mould. (Hull 2020a: 7)

8a. Appaiono le caratteristiche chiazze del micelio, l’insieme delle ife. (Hull 2020b: 7)

Questa preferenza per testi accurati e precisi è sostenuta anche dalla correzione di imprecisioni nei tre testi di arrivo. Nell’esempio tratto da The Germ Lab, la traduzione, oltre a essere più specifica riguardo la provenienza dei guerrieri e a mettere tra virgolette la parola “trabucco” di cui viene fornita un’immagine a esemplificazione di fianco al testo, situa correttamente Caffa in Crimea e non in Ucraina:

9. In 1347, Asian warriors attacking the town of Caffa, Ukraine, used a trebuchet to hurl diseased bodies over the town walls in order to infect those inside. (Platt 2020a: 11)

9a. Nel 1347, i guerrieri mongoli che assediavano l’antica città di Caffa, in Crimea, utilizzarono un “trabucco” per catapultare i corpi infetti dei loro morti oltre le mura delle città. (Platt 2020b: 11)

Allo stesso modo, si specifica nella traduzione di Microscopic Monsters che Erasmo era un “filosofo” (Arnold 2001b: 110), e non un “writer” (Arnold 2001a: 160).

Sono, inoltre, interessanti gli interventi censori su parole probabilmente considerate inappropriate per l’età dei lettori o eliminate nell’ottica della creazione di testi più rigorosi. Così nella descrizione dell’HIV della traduzione di The Germ Lab, l’espressione “sexual contact” (Platt 2020a: 12) del testo di partenza, diventa un più allusivo e meno diretto “rapporti intimi”. Allo stesso modo, nella doppia pagina di See inside Germs sulla prevenzione della diffusione dei germi, un breve testo è dedicato all’attenzione da porre quando si frequentano luoghi pubblici (“Toilets”); un’aletta informativa è poi dedicata ai bagni pubblici. All’interno si legge che:

10. Germs love POO… and can quickly spread around the bathroom. (Hull 2020a: 9)

La traduzione italiana riscrive il testo alzando il registro informale, ricorrendo a una terminologia specifica e omettendo il riferimento alle feci:

10a. I microbi proliferano in ambienti sporchi… e si diffondono rapidamente. (Hull 2020b: 9)

L’illustrazione in questo caso viene in aiuto per quanto concerne l’elemento ironico perché i microbi, rappresentati come piccoli mostriciattoli, fuoriescono dalla tazza di un water aperto.

Questi tipi di interventi non si rilevano nella traduzione di Microscopic Monsters, dato che l’elemento disgustoso è parte integrante delle strategie di divulgazione messe in atto nel testo. Così si legge tranquillamente che:

11. One in five toilet door knobs have tiny lumps of poo on. (Arnold 2001a: 184)

11a. Secondo alcune ricerche, un pomello su cinque presenta piccole tracce di cacca. (Arnold 2001b: 127)

In riferimento alla situazione epidemiologica attuale, infine, si sono riscontrati esempi interessanti. See inside Germs e la seconda edizione di The Germ Lab sono usciti, infatti, durante la pandemia di Covid-19. Verosimilmente si tratta di una scelta dell’editore per rispondere a un bisogno sentito da bambini e bambine, ragazzi e ragazze di una maggiore conoscenza riguardo ai virus e alla loro prevenzione. Il Covid-19 viene, infatti, brevemente nominato in See inside Germs in un lembo della prima sezione (“What are Germs?”) e, di fatto, il suo riferimento viene mantenuto anche in traduzione.

Si può, invece, notare una sostituzione evidente nella traduzione della seconda edizione di The Germ Lab. The Gruesome Story of Deadly Diseases. Nel testo originale vengono presentate sette malattie infettive e ciascuna è rappresentata iconicamente tramite il disegno di una cellula antropomorfizzata dallo sguardo malvagio. Questi visi minacciosi sono inseriti all’interno di cornici di quadri. I sette ritratti sono esposti, come opere d’arte, in una “galleria di furfanti” (“The Rogues’ Gallery”) e sono affiancati da una breve spiegazione. Si descrivono la febbre gialla, il tifo, la febbre tifoide, la poliomielite, il virus Dengue, l’HIV e la malattia del sonno. Nel testo di arrivo viene resa l’ironia, strettamente legata alle illustrazioni, intitolando la doppia pagina “Brutte facce”: al posto della malattia del sonno viene trattato il Coronavirus (Covid-19), attualizzando maggiormente il testo. Si legge dunque:

12. Causa: un virus trasmesso per via aerea dalle goccioline che fuoriescono da naso e bocca di persone infette.

Scoperto nella metropoli di Wuhan nel dicembre 2019, si è diffuso in tutto il mondo: il caso più recente di pandemia. I sintomi sono febbre, spossatezza e tosse secca. Gli scienziati stanno lavorando per sviluppare un vaccino. (Platt 2020b: 13)

Viene poi ripreso l’argomento nell’ultima doppia-pagina intitolata “Il Futuro” (“The Future”) in cui si parla dei virus che sono oggigiorno sotto osservazione. Si assiste anche in questo caso a una riscrittura: non solo viene aggiunto il Covid, ma si sottolinea che non si è ancora sicuri sulla sua origine.

13. The crack team at the Germ Lab is tracking four nasty diseases: Ebola and Nipah viruses, bird flu, and swine flu. All come from animals. Ebola and Nipah have alarming symptoms […]. (Platt 2020a: 44)

13a. La squadra di specialisti della Scuola di germi sta studiando cinque brutte malattie: il virus dell’Ebola, il Nipah, l’influenza aviaria, quella suina e il Coronavirus. Vengono tutte dagli animali (ma sul Covid non si hanno ancora certezze). Ebola e Nipah hanno terribili sintomi […]. (Platt 2020b: 44)

4. Conclusioni

La traduzione di materiali divulgativi per l’infanzia e l’adolescenza resta ancora un ambito di ricerca da esplorare, nonostante porti con sé molte sfide date dal fatto che questi testi si innestano sull’“edutainment”, un “genere ibrido” che coniuga educazione e intrattenimento.

All’interno della cornice della recente pandemia di Covid-19 e della relativa necessità di offrire a bambine e bambini indicazioni e informazioni su argomenti relativi al virus e alle sue varianti, ma anche sui rischi e la prevenzione[9], sono state analizzate le traduzioni italiane di tre libri divulgativi per l’infanzia in inglese che sono stati pubblicati (o ripubblicati) per fornire conoscenze generali sui germi, i virus e i batteri sia prima sia durante l’epidemia di Covid-19, contribuendo in questo modo al contrasto e allo sviluppo di una maggiore consapevolezza.

Seguendo la classificazione di Calsamiglia e Van Dijk (2004: 370) nonché gli studi recenti sulla divulgazione per bambini e bambine (e.g Diani 2015; Cappelli e Masi 2019; Diani e Sezzi 2019: Sezzi 2017, 2019b; Bruti e Manca 2019) si è osservato che i libri in esame utilizzano le strategie discorsive di divulgazione individuate anche in altri prodotti per ricontestualizzare e diffondere la conoscenza dagli esperti ai non esperti.

Nell’analisi ci si è concentrati soprattutto sui diversi tipi di spiegazione, spesso combinati con altre strategie di divulgazione incentrate sul coinvolgimento diretto di chi legge.

Nella traduzione, si è notato l’utilizzo di una terminologia più specifica e di un registro più formale, rilevati anche in altri tipi di prodotti divulgativi sia per adulti (Fina 2018) sia per bambini e bambine (Sezzi 2015, 2017; Masi 2021), in relazione a diverse discipline come l’arte, la storia e l’educazione civica. In particolare, Masi (2021), prendendo in esame questa tendenza, sottolinea come sia collegabile alle differenze tra “Culture ad alto contesto” (“High-context cultures”, Hall 1976), come quella mediterranea e dunque, per esempio, quella italiana, e “Culture a basso contesto” (“Low-context cultures”), come quella anglosassone, e quindi ai diversi testi che vengono diffusi (cfr. Hall 1976; Hall e Hall 1990; Katan 2004; cfr. anche Manca 2012, 2017; Fina 2018; Masi 2021): le prime producono testi dallo stile più formale, con blocchi lunghi e un carico informativo maggiore e più completo (per cui la forma del messaggio ha la stessa importanza del messaggio stesso), mentre le seconde producono testi più diretti, brevi, semplici e informali (cfr. Katan 2004: 261-262).

Di fatto, i testi di arrivo sono sottoposti a una sorta di processo che li rende ben più complessi rispetto ai testi di partenza, una sorta di “complessificazione” (Sezzi 2017) che implica un’idea di sapere diversa rispetto ai testi di partenza: nonostante spesso gli elementi umoristici e grotteschi vengano mantenuti in diversa misura nelle traduzioni, si è osservato come, nel caso si percepisca un’ambiguità, in traduzione si scelga l’opzione più seria e formale. Gli esempi relativi alle modifiche traduttive apportate ai diversi tipi di spiegazione appaiono riflettere un’idea di conoscenza che necessita di una terminologia accurata e una voce divulgatrice più autorevole per essere comunicata. Queste traduzioni tendono probabilmente a trovare un equilibrio tra diversi elementi  (cfr. anche Sezzi 2017): quello che è il genere divulgativo scientifico odierno, i testi di partenza in inglese in cui sembra essere a volte prioritario l’avvicinamento alla conoscenza tramite il coinvolgimento del lettore più che la trasmissione accurata del sapere, e il retroterra pedagogico ed educativo italiano in cui le nozioni e i concetti veicolati devono essere corretti e precisi.

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Note

[1] Nell’originale: “recontextualisation”.

[2] Nell’originale: “intralingual translation”.

[4] La traduttrice è Federica Rupeno.

[5] La traduttrice è Francesca Albini.

[6] La traduttrice è Silvia Seminara.

[7] “[a] functional equivalent is usually the best that can be provided. Wordplay is not translated literally, but its function is retained with the means at the disposal of the target language” (O’Sullivan 1998: 197).

[9] Si vedano anche le numerose pubblicazioni per bambini rintracciabili online sul Coronavirus.

About the author(s)

Annalisa Sezzi is a researcher at the University of Modena and Reggio Emilia (Italy). She holds a Master’s Degree in Literary Translation (EN>IT) from the Catholic University of Milan (Italy) where she also completed her undergraduate studies in Foreign Languages and Literatures. She received her PhD in Comparative Language and Cultural Studies from the University of Modena and Reggio Emilia with a thesis on the translation of picture books. Her research interests include translation, translation of children’s literature and popularisation for adults and children.

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©inTRAlinea & Annalisa Sezzi (2023).
"Tradurre “germi, virus, batteri e altri microscopici mostri” per ragazze e ragazzi"
inTRAlinea Special Issue: Tradurre per l’infanzia e l’adolescenza
Edited by: Mirella Piacentini, Roberta Pederzoli & Raffaella Tonin
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Stable URL: https://www.intralinea.org/specials/article/2616

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